Questo sconosciuto!

Il canottaggio è uno sport semplice: sei barche allineate, partenza al Via! e vince chi arriva prima.

A cosa servono, allora, i giudici arbitro? Dove sono durante la gara?

Può sembrare strano ma sparsi sul campo ci sono non meno di nove umpire e un canottiere li incontra (e li maledice) quasi tutti.

Il problema, nel canottaggio,…

Corso giudice arbitro
Corso per giudice arbitro di Canottaggio

è che ancora oggi l’arbitro è visto come una figura seccante e pignola che è lì per il solo gusto di tormentare gli atleti.

In realtà, gli allenatori in primis dovrebbero capire che il solo scopo di un giudice è quello di assicurare che la manifestazione si svolga nel miglior modo possibile, garantendo a tutti pari opportunità e massima sicurezza.

Immaginiamo di seguire un canottiere attraverso il campo di gara e scopriamo insieme i compiti degli arbitri.

Il primo incontro con l’autorità lo hanno i timonieri e gli atleti PL (pesi leggeri) quando si recano alla registrazione del peso.

PL
Foto di Patrick Case

Questo è un momento, allo stesso tempo, atteso e temuto dai ragazzi:

  • da un lato, ci sono la speranza di non superare il peso minimo (o massimo) e la prospettiva di una bella mangiata;
  • dall’altro il timore di non rientrare nei limiti e dovere ricorrere a metodi dell’ultimo minuto per dimagrire i grammi necessari.

Nonostante le ansie che questo momento comporta, è il secondo step quello ritenuto più irritante: il controllo imbarcazione.

Atleti e tecnici ancora non capiscono la pignoleria riguardante accessori come palline e laccetti, si arrabbiano se vengono mandati indietro e talvolta si rifiutano di apportare le modifiche richieste dal giudice.

Desidero lanciare qui un appello accorato:

Allenatori, atleti, quale piacere pensate possa provare un arbitro nell’impedire a un ragazzino di gareggiare?


Nessuno.


Eppure talvolta è costretto a rifiutare le barche.

La motivazione?

La sicurezza del canottiere.

Sicurezza


Dal momento in cui gli sfidanti si preparano a fare il loro ingresso in acqua, gli
umpire si trasformano nei loro angeli custodi, e cosa fanno questi se non vegliare sulle persone loro affidate proteggendole?

La pallina e i laccetti, che vi seccano tanto, sono dispositivi introdotti appositamente per la sicurezza dei vostri pupilli nel caso di scontro con altre barche e capovolgimento.

Capite adesso che nulla muove il giudice se non la preoccupazione per i ragazzi?

Torniamo ora alla nostra esplorazione del campo di gara.

Dopo aver superato il controllo identità e imbarcazione, l’atleta è libero di iniziare il riscaldamento sull’acqua.

Qui ci sarà un altro angelo custode pronto a vegliare sui canottieri e a intervenire in caso di incidenti o malori improvvisi.

All’avvicinarsi dell’ora prevista per la gara, i ragazzi si accostano al Marshall, il quale procede con l’appello, in modo tale da assicurarsi che tutti i partecipanti siano presenti.

Il Marshall è un giudice arbitro situato in acqua, al limitare dell’area di riscaldamento, nei pressi della zona di partenza. Ha il compito di fare l’appello degli iscritti e indirizzarli allo starter all’appropinquarsi dell’orario stabilito per la gara.

Dopodiché, lo Starter permette loro di occupare le rispettive corsie.

L’Allineatore, con l’ausilio di attrezzi specifici, fa in modo che la prua di tutte le barche sia perfettamente allineata, poi lo Starter, fatti gli ultimi controlli, dà inizio alla gara con uno sventolio di bandiera.

Il percorso può estendersi da un minimo di 500 metri a un massimo di 2000 ma, per quanto possa sembrare infinito ai concorrenti, questi non verranno lasciati soli neanche un istante perché sempre sarà con loro il giudice pronto a guidarli e soccorrerli in caso di pericolo.

Mai solo

E infine, una volta che la gara si sarà conclusa regolarmente, ecco che gli arbitri all’arrivo (ben tre, per assicurare la massima certezza) potranno comunicare le posizioni finali.

Morale

Adesso, dopo questo immaginario giro su un tipico campo di canottaggio, siete ancora sicuri che i giudici arbitro siano figure messe lì per fare le belle statuine e tormentare gli atleti?

di Virginia Abbagnale