Attività giovanile

L’Italia e l’attività sportiva giovanile

IN ITALIA A LIVELLO GIOVANILE SI PRATICA POCA ATTIVITA’ SPORTIVA E L’ABBANDONO AUMENTA

In Italia, a 18 anni, meno di 1 adolescente su 3 pratica qualche attività sportiva o fisica e i tassi di sedentarietà sono da record.

Il problema è…

…il cosiddetto “drop out” (abbandono precoce) che inizia già a 11 anni:

  • a 15 anni meno di un ragazzo su 2 pratica attività sportiva continuativa,
  • a 18 la pratica poco più di uno su 3 e i tassi di sedentarietà nel nostro Paese sono tripli rispetto a quelli delle altre nazioni europee.

Per non parlare della Scuola Primaria dove il movimento

è un passatempo, un hobby ……. non un’esigenza!

Dopo la Scuola Primaria

Dopo la Scuola Primaria i ragazzi italiani cominciano ad allontanarsi dalla pratica sportiva continuativa e ingrossano le fila dei sedentari.

A maggior ragione da marzo 2020 con la pandemia, che ha fatto crollare il gioco, il movimento, l’E.F. e ha aumentato di fatto la sedentarietà con conseguente aumento di peso, noia e ……. è meglio rimanere nella “bolla” di casa” e giocare con:

bimbi scuola primaria
Foto di Lukas
  • lo smartphone
  • il telefonino
  • la TV
Lo spartiacque

E se finora l’età spartiacque era quella tra i 14 e i 15 anni, negli ultimi anni si è osservato che il trend negativo comincia già a 10- 11 anni.

Infatti tra il 2018 e il 2019 la quota di ragazzi/e praticanti un’attività sportiva in modo continuativo è diminuita nella fascia d’età 11-14 anni, passando dal 53% al 60,4%, percentuale che tra i 15 e i 17 anni diventa del 52,5% e si assesta  al 40,7%, tra i 18 e i 19 anni:

una parabola discendente preoccupante con il crescere dell’età!

Non abbiamo i dati dal 2020, ma sicuramente la percentuale è aumentata di sicuro!

L’abbandono e la sedentarietà

Preoccupante non è solo l’abbandono della pratica sportiva in età preadolescenziale e adolescenziale, ma quello che è pericoloso è l’elevato numero di sedentari assoluti, di coloro che non praticano nessuno sport, né alcuna attività fisica e questo fenomeno riguarda soprattutto le ragazze, in una percentuale che va dal 28% (tra i 15 e 17 anni) al 36% (tra i 18 e i 19 anni).

Per non parlare dei bambini!

Le nuove tecnologie

I sociologi, gli psicologi, i pediatri non hanno dubbi sui colpevoli del divorzio tra adolescenti e sport: le nuove tecnologie!

Infatti i giovani d’oggi trascorrono dalle 3 alle 4 ore al giorno davanti a uno schermo TV, computer o smartphone che sia.

Ma questo non basta a spiegare perché il tasso di sedentarietà degli adolescenti italiani sia più che triplo rispetto a quello dei loro coetanei europei (24,6% contro 7% nella fascia di età 15-24 anni), che non sono da meno dei ragazzi italiani nell’uso di tecnologie digitali, né per abilità né per tempo trascorso.

giovani e smartphone
Foto di Kindel Media

Alcune indagini svolte a “random” tra i giovani adolescenti in alcune città italiane, hanno evidenziato due principali motivi di abbandono sportivo:

  • uno legato all’eccessivo impegno richiesto dallo studio (56,5%);
  • l’altro riconducibile alle modalità di svolgimento dell’attività fisica.
Perché?

Queste le risposte relative all’indagine svolta: perchè

  • “fare sport è venuto a noia” (65,4%);
  • “costa troppa fatica” (24,4%);
  • costa troppo in termini economici (32%);
  • “gli Istruttori e gli Allenatori sono troppo esigenti” 
    • e non sanno insegnare (19,4%).
Cosa bisogna fare?

Per riavvicinare gli adolescenti all’attività fisica e sportiva, bisogna offrire loro nuovi stimoli.

L’agonismo esasperato dei giorni nostri, le aspettative e le pressioni eccessive dei genitori e degli Allenatori, rischiano di allontanare i giovani dallo sport.

Occorre valorizzare di più l’attività fisica anche non strutturata e la pratica sportiva non agonistica e questa è una sfida che deve coinvolgere anche le Società Sportive.

E partire anche dai bambini?

E riscoprire la Multilateralità e il “giocare a tutto” e poi scegliere?

La Scuola

Ma il ruolo centrale di questa valorizzazione spetta alla SCUOLA, soprattutto in quella secondaria inferiore e superiore.

sport e scuola
Foto di Yan Krukov

Lo sport a scuola dovrebbe essere favorito ed incentivato, mentre oggi è considerato una perdita di tempo che toglie spazio ad altre attività più importanti.

L’Educazione Fisica è parte integrante dello sviluppo psicofisico degli adolescenti:

lo sanno bene Paesi come la Francia che dedicano a questa attività il 15% dell’orario complessivo scolastico, percentuale che scende al 7% per gli studenti italiani.

Circa un terzo dei Paesi europei sta lavorando oggi a riforme che riguardano l’Educazione Fisica con interventi di vario tipo volti ad aumentare l’orario minimo, diversificare l’offerta, promuovere la formazione di coloro che la insegnano.

Per non parlare della Scuola Primaria e della “non importanza” dell’E.F. nel contesto delle altre Educazioni!

E in Italia?

Due ore di E.F. (scusate Scienze Motorie!) nella Scuola Secondaria di 1° e di 2° grado, poco o niente di Educazione Fisica (così giustamente si chiama) nella Scuola Primaria, niente nella Scuola d’Infanzia.

Ma dove vogliamo andare Sottosegretario Vezzali? Cosa facciamo prof. Bianchi?

Promesse:

  • “faremo”,
  • “ci incontreremo,
  • “definiremo”,
  • ci consulteremo
  • e tra breve ……….. decideremo, fisseremo, ……

è un problema che dovremo risolvere al più presto.

maglia nera
da picclick.it

E’ una storia che si ripete da anni e l’Italia è la maglia nera in Europa.

di Maurizio Mondoni

Cooperative learning

APPRENDIMENTO COOPERATIVO (COOPERATIVE LEARNING)

L’apprendimento è la nostra capacità di adattarci a situazioni diverse cercando sempre la soluzione adeguata.

Ogni risposta è la base di un nuovo apprendimento.

Apprendere è il verbo all’infinito più usato nella scuola perché è la finalità di ogni insegnamento, è il fratello gemello dell’altro verbo all’infinito imparare.

Apprendere, da ad-prehendere, significa acquisire, afferrare, catturare, se un ragazzo impara qualcosa quella diventa sua, gli appartiene, se ne impossessa, farà parte del suo…

…bagaglio culturale e non lo lascerà più, quella cosa insieme alle altre porterà alla costruzione di una nuova conoscenza che costruirà la sua persona definendola.

L’esempio

Infinite sono le possibilità di apprendere e l’apprendimento cooperativo è la modalità di insegnamento più adatta perché si basa sull’interazione all’interno di un gruppo di allievi che collaborano, cooperano, al fine di raggiungere un obiettivo comune.

Io ho imparato a portare la bicicletta senza rotelle e senza rompermi i denti a 4 anni, osservando e giocando con un mio amico della mia stessa età che la guidava con sicurezza, dopo che qualche giorno prima avevo frantumato i vetri del corridoio a casa.

Esempio cooperative learning
foto di Yan Krukov
Attività cooperativa non lavoro di gruppo

Con l’apprendimento cooperativo si insegna e si apprende insieme a, si fa squadra, svolgendo attività in coppie o terzetti, con un numero maggiore ci sarà sempre chi cerca di imboscarsi.

Nelle coppie e nei terzetti cooperativi la comunicazione è facilitata:

  • si sottolinea un testo ma anche si discute
  • si fanno insieme mappe o riassunti cooperativi
  • ci si esercita insieme
  • si ragiona o si scrive insieme

ognuno deve offrire il suo contributo altrimenti l’attività cooperativa non si potrebbe portare a termine.

L’attività cooperativa si differenzia dal lavoro di gruppo, dove a cooperare sono dai 4 studenti in su, perché in questo caso c’è un maggiore rischio di dispersione, sovrapposizione, con qualcuno che cerca di imboscarsi lasciando fare il lavoro agli altri.

Gli studenti si aiutano reciprocamente, sentendosi corresponsabili del reciproco percorso.

Il lavoro congiunto e il confronto con coetanei che vivono la stessa esperienza sono risorse preziose per la costruzione di una identità personale e sociale integrale.

Confrontandosi con il pensiero degli altri sulla base delle proprie idee e del proprio bagaglio esperienziale, anche gli studenti più impegnativi possono essere valorizzati come autori legittimi di conoscenza e acquisire la consapevolezza di essere considerati persone portatori di storie, interessi e finalità soggettive.

Tali risultati positivi sono più facilmente conseguibili quanto più l’insegnante prepara accuratamente le coppie e i terzetti.

cooperative
Foto di Yan Krukov

Quando l’incoraggia ad impegnarsi in controversie e confronti di punti di vista piuttosto che a perseguire l’unanimità e il conformismo.

Percorrere una strada in un solo senso di marcia non permette il confronto e non ti fa apprezzare il paesaggio ma soprattutto impoverisce la costruzione di relazioni sociali.

John Dewey e Lev Vygotsky

Si potrebbe sinteticamente richiamare il pensiero di John Dewey e di  Lev Vygotsky fortemente convinti che

la scuola deve diventare un vero e proprio laboratorio per imparare ed imparare ad imparare in un clima collaborativo, cooperativo, perché nel gruppo si può fare quello che non è possibile fare da soli.

Fondamentali sono le attività in coppia o terzetti possibilmente eterogenei, almeno per mezz’ora al giorno, dove non verranno stabiliti ruoli permanenti per consentire a tutti di scambiarseli in base alle diverse esigenze, tutti saranno leader e gregari.

Nel ciclismo ho sempre apprezzato il ruolo dei gregari quelli che stanno a fianco del loro compagno leader a cui tirano la volata, lui taglia il traguardo ma a vincere sono tutti insieme.

L’apprendimento cooperativo permette più facilmente di dimostrare le competenze acquisite in base alle proprie potenzialità.

Lo studente impara insieme al compagno ad utilizzare le sue conoscenze ed abilità in situazioni diverse perché nel confronto ha imparato a distinguerle.

Le occasioni

Studiare regolarmente in coppia o terzetti insegna a ragionare sui:

  • problemi da prospettive diverse
  • a riorganizzare il proprio modo di pensare
  • ad attribuire un nuovo significato alle proprie esperienze
  • a modificare i comportamenti

e questo implica una capacità di cambiamento e di adattamento che facilita una didattica veramente inclusiva.

Una scuola esclusivamente competitiva ed individualistica spinge gli studenti all’abbandono scolastico perché crea un ambiente ostile che non ispira fiducia.

abbandono scuola
Foto di cottonbro

Una scuola cooperativa ed altruistica spinge, invece, al confronto, alla relazione, alla comunicazione, al ragionamento, alla soluzione dei problemi, alla creatività, allo sviluppo delle idee.

L’insegnante avrà il compito di osservare, stimolare, orientare, facilitare la partecipazione di ognuno, senza mai offrire soluzioni preconfezionate, in modo che tutti possano apprendere.

In questo modo si sviluppa la competenza di convivenza civile strettamente legata all’intelligenza legata alla capacità di mettersi in relazione con il mondo e con gli altri.

La forma di intelligenza più importante quella che sviluppa l’abilità sociale, la caratteristica maggiormente richiesta in ogni curriculum.

La competenza non può compiersi fuori da un contesto relazionale. 

L’intoppo

La difficoltà spesso è degli insegnanti che sono abituati, per tradizione ed esperienza personale, alla lezione di tipo frontale.

lezione frontale
Foto di Max Fischer

Nella maggior parte delle volte utilizzano un’unica modalità espressiva per trasmettere agli studenti informazioni e contenuti.

Si aggiunge, poi, a questa la loro inesperienza a lavorare in gruppo perché non sono stati formati all’insegnamento di squadra (team teaching).

Il modello è stato ed è spesso ancora questo:

l’insegnante ha un carico di sue conoscenze, lo scarica in classe, assegna agli studenti il compito di trasportare per un po’ il peso a casa per poi farselo riconsegnare senza nessuno sconto alla prossima fermata, la prova di verifica.

Conclusioni

La valutazione delle conoscenze acquisite si basa sulla restituzione fedele dello stesso carico.

Seppure la soluzione è intuitiva, basterebbe suddividere il carico in modo da renderlo più leggero tra gli studenti, quelli con le spalle più larghe potrebbero aiutare i più gracili chiedendogli solo di aiutarli con le forze che possono impegnare.

cooperative learning 2
Foto di Yan Krukov

Il segreto è che tutti devono metterci almeno una mano.

Ognuno è responsabile del carico, del suo studio.

In questo modo vengono rispettate le difficoltà e i tempi di apprendimento dei singoli studenti.

di Pasquale Iezza

La ricerca azione motoria

La ricerca – azione motoria

Non la verità di cui ci si crede in possesso, ma il sincero sforzo per giungervi determina il valore dell’individuo…L’illusione del possesso rende pigri e presuntuosi; solo la ricerca tiene desti e insonni”.

Gotthold Ephraim Lessing

La ricerca scientifica attribuisce una stretta relazione tra il corpo e la psiche, l’uno non esiste senza l’altra.

E’ una crudeltà separare ciò che è unito per natura ma, nonostante questo, i bambini, i ragazzi, gli adolescenti nella scuola italiana si muovono pochissimo. Ed è così che…

…si creano dei corti circuiti nell’apprendimento, a volte irreparabili.

L’animazione alla divergenza restituisce il corpo al movimento e il movimento alla psiche.

Il sistema scolastico, se vuole veramente formare la persona nella sua interezza, non può più rinunciare all’educazione motoria delegandola alle società sportive.

La socializzazione dei bambini nella scuola dell’infanzia si facilita con la corretta comunicazione non verbale dell’insegnante fatta di sorrisi e gesti accoglienti e si misura dall’ampiezza dell’apertura delle braccia che vogliono dire con chiarezza:

sei il benvenuto in questa scuola!

socializzazione
da informa giovani Ancona
Tutto parte da un dialogo centrato sul movimento.

L’insegnante è il digitus pueri, indica ai bambini la strada giusta da seguire cercando di fargli evitare buche, scivoloni e sbandamenti.

Nella scuola primaria, allo stesso modo, l’educazione motoria deve essere promossa per insegnare comportamenti organizzati, finalizzati e regolati, capaci di indirizzare l’istintiva esuberanza dei bambini.

Gli studenti imparano a stare meglio insieme vivendo negli spazi laboratoriali, allontanandosi ogni tanto dalla staticità dei banchi.

Le stesse attività considerate “di testa” come la lettura e la scrittura sono apprendimenti complessi che necessitano “del corpo”, dell’integrità delle aree motorie.

Per saper leggere è necessaria una buona organizzazione spazio-temporale e per saper scrivere una corretta postura e una coordinazione oculo-manuale, sono poi indispensabili una equilibrata lateralizzazione, un controllo neuromuscolare, un senso del ritmo, in sintesi:

una completa consapevolezza dei propri movimenti.

Il giusto incontro

Quando il laboratorio linguistico si incontra con quello motorio i risultati sono straordinari:

  • una corretta educazione motoria di base,
  • una buona percezione del proprio corpo
    • permettono al bambino di controllare, coordinare ed equilibrare i gesti motori per avviarsi ad un sereno apprendimento della lettura e della scrittura.

Legge e poi scrive, prima e meglio, il bambino che pratica un’attività motoria.

Le fasi del progetto di ricerca-azione prevedono:
  1. un’analisi dei bisogni e delle esigenze di formazione in relazione al contesto scolastico;
  2. l’individuazione dei traguardi, degli obiettivi e dei risultati di apprendimento;
  3. la pianificazione delle attività, dell’ambiente di apprendimento, della gestione del gruppo, delle scelte didattiche;
  4. la realizzazione dell’attività progettata e suddivisa in fasi di sviluppo;
  5. il monitoraggio e la verifica del processo di apprendimento;
  6. la documentazione e la valutazione dei risultati.

Il processo di insegnamento-apprendimento sarà basato su un approccio ludico che dia voce all’energia vitale positiva degli allievi capace di attivare e sostenere la loro maturazione e la loro socializzazione.

I docenti devono costantemente vivificare questa energia con la proposta di attività piacevoli, divertenti e, nello stesso tempo, formative.

Imparare giocando

Diventa sempre più necessario realizzare una “scuola ludica” nella quale il tradizionale schema di “imparare con fatica” si trasformi in “fare con piacere” e “apprendere con gioia”.

In tal modo la scuola può porre davvero l’alunno al centro del suo processo di formazione perché crea le condizioni ideali affinché ciascuno diventi attore della propria crescita, evidenziando le sue caratteristiche, le sue preferenze o, per dirla con Gardner, le sue intelligenze dominanti.

Una scuola così intesa apre percorsi educativi di grande interesse perché gli strumenti:

  • della conoscenza,
  • le abilità tecniche,
  • le competenze

vengono conquistate attraverso azioni di ricerca, di libera espressione creativa, di personale valutazione critica e non mediante l’azione ripetitiva e l’atteggiamento passivo di chi deve solo ascoltare per ripetere ciò che ha appreso.

La stessa dinamica educativa che, da sempre, ha caratterizzato un particolare modello di scuola caratterizzato da:

  • spiegazione,
  • approfondimento,
  • interrogazione,
  • valutazione

trova, così, le sue spinte di azione in:

  • identificazione di un problema,
  • ricerca degli elementi necessari per risolverlo,
  • valutazione dei risultati raggiunti
    • per l’assunzione concorde di un nuovo problema da affrontare.
Conclusioni

La società a tecnologia avanzata e a rapido sviluppo delle conoscenze nella quale viviamo pone alla scuola sfide continue che non possono essere ignorate trincerandosi nel valore della tradizione e nella visione quasi mistica dell’educazione.

La scuola dove configurarsi sempre più come un laboratorio ludico, dove ogni alunno possa fare le proprie esperienze nel confronto e, perché no, anche nello scontro con i compagni, ma sempre

in un clima di rispetto reciproco e di collaborazione.

di Pasquale Iezza

motionstorming

Il motionstorming

…riprendiamo da qui… (dal precedente articolo “interventi educativi”)

…la lingua inglese offre grandi possibilità di usare poche parole che rimandano a vasti significati e allora anche io utilizzo la versatilità di questa lingua cambiando “brain” con “motion”.

E’ un cambio-scambio visto che la mente e il movimento interagiscono in continuazione, produco il mio:…

motionstorming”, una tempesta, questa volta, di movimenti.

Il motionstorming è una tecnica che facilita la creazione di movimenti divergenti e quindi deve essere inserita in un programma di creatività motoria.

Il procedimento

Si forma un gruppo di 10-12 ragazzi, disposti in cerchio, coordinati da un insegnante.

Si parte da un movimento libero di un ragazzo, sul quale si innestano i movimenti degli altri.

La durata di ogni seduta sarà di circa un’ora.

Il ragazzo da cui si parte va al centro del cerchio ed esegue su un materassino un movimento libero, gli altri ragazzi, dopo un’attenta osservazione ed una ripetizione del movimento, producono azioni collegate a quello che hanno visto e vissuto.

I ragazzi si alzano a turno ed eseguono un movimento richiamato da quello del compagno.

L’insegnante deve stabilire un clima in cui ognuno possa esprimersi liberamente.

Nel gruppo ognuno dà il suo contributo creativo e trae spunti che possono arricchirlo individualmente.

Una volta completato il giro del gruppo l’insegnante, che ha annotato tutti i movimenti, cerca di vedere insieme ai ragazzi i punti di unione che si possono trovare tra di essi, in modo tale che si riesca a lavorare nella seconda fase su un campo più determinato.

Alla fine uscirà il movimento del gruppo, un’azione che tutti condivideranno, da eseguire coralmente.

ragazzi in circolo
Foto di Aissa Bouabellou
La variante

Dall’esecuzione collettiva, poi, si può pensare di creare un gioco, un’attività che coinvolga tutti.

In questa fase non c’è la regola di alzarsi uno alla volta, ma più persone possono sperimentare e condividere i propri movimenti, si creeranno così dei piccoli gruppi spontanei.

I movimenti prodotti da ognuno non vanno mai giudicati ed inibiti ma utilizzati, ripetuti, per crearne altri.

Per ogni movimento ci sarà un tempo determinato in modo che tutti possano esprimersi.

I gesti spezzati nella loro semplicità, vengono di nuovo uniti per comporre un originale mosaico di movimenti, più complessi e articolati, il movimento di ognuno si dilata e aiuta a strutturare il movimento del gruppo.

E’ un cammino progressivo verso se stessi e gli altri.

Conclusione

Questa fondamentale svolta ha portato a cercare nel movimento divergente l’equilibrio tra i due inquilini:

  • il pensiero e l’emozione.

La divergenza fa confluire nella creatività il pensiero e l’emozione ed alla fine si determina nell’unione il giusto equilibrio dell’apparato fisico con quello psichico ed emotivo, del corpo con la mente.

di Pasquale Iezza

Il movimento divergente a scuola

Il movimento divergente a scuola

Il movimento divergente deve essere materia di studio e di ricerca a scuola.

I vari insegnamenti devono comunicare maggiormente tra di loro e non restare chiuse nel loro compartimento stagno.

Il tecnicismo, la specializzazione, il pensiero convergente, il ripetere meccanicamente cose già apprese, non ci permette di seguire un percorso diverso.

Lo sviluppo del pensiero divergente arricchisce le nostre competenze comunicative e la nostra efficacia espressiva

Spesso il pensiero divergente è usato come sinonimo di creatività ma la capacità di creare è qualcosa di più complesso in quanto in essa intervengono fattori socio-culturali ed altri aspetti della personalità non solo cognitivi ma anche affettivi ed emotivi.

E’ certo però che il pensiero divergente indica la giusta direzione da seguire per arrivare al nucleo centrale della creatività in quanto i suoi tratti caratteristici sono:

  • la fluidità
    • facilita lo spostamento di un’idea da un luogo all’altro e da una produzione all’altra;
  • la flessibilità
    • un pensiero elastico, capace di piegarsi, di adattarsi alle differenti situazioni;
  • l’originalità
    • che non dipende e non ha somiglianza con esempi, modelli ed idee precostituiti, convenzionali, ed ha quindi una sua novità, un suo carattere proprio;
  • l’elaborazione
    • l’insieme delle operazioni (l’associazione delle idee, l’astrazione, l’immaginazione costruttiva e riproduttiva, il giudizio, il ragionamento, ecc…), con le quali organizziamo e trasformiamo il materiale fornito dall’esperienza.
Il percorso specifico

I tratti tipici del pensiero divergente sono gli stessi della dimensione della creatività ecco perché per diversi autori il pensiero divergente indica il pensiero creativo.

Le nuove strade non escludono le vecchie, ma si possono unire con esse illuminando alcuni tratti del circuito cerebrale, rendendo così, il traffico più vario e veloce.

Percorrere una strada in un solo senso di marcia non permette il confronto e la scelta e questo ostacola la possibilità di essere divergenti.

La creatività non è una capacità di pochi artisti, pittori, musicisti, inventori, scienziati, ma è una possibilità per tutti, ognuno è in grado di trovare nuove e diverse associazioni tra le cose ogni giorno.

La creatività è una dote innata che tutti posseggono ma che non in tutti si manifesta immediatamente ed istintivamente. 

Aiuta molto educare i bambini fin da piccolissimi alla ricerca personale, alla flessibilità, alla liberazione della creatività, perché loro, in particolare dagli zero ai tre anni, hanno una mente assorbente, “superassorbente”.

Maria Montessori

Si è dovuto aspettare l’arrivo di Maria Montessori che ha creato una “casa dei bambini”, un luogo di rivelazione e di espressione del bambino mediante:

  • la creazione di un ambiente a lui proporzionato;
  • una disciplina attiva che lo abitui ad essere padrone di sé, a sapersi imporre il limite dell’interesse collettivo e la forma delle buone maniere materiali;
  • la consapevolezza che il bambino ha un’intensa vita psichica, inconscia e subconscia e che è tanto grande nella sua piccolezza, è capace di intenzione e di pensiero, di azioni pratiche e creative;

la sua mente è assorbente, ma non come la spugna che lascia passare l’acqua e non la trattiene.

La mente del bambino, invece, arriva ad assorbire ed a conservare molte e difficili cose:

  • il linguaggio
  • le abitudini
  • i sentimenti

per cui occorre saper utilizzare questa forza creativa e inconscia.

Nell’ambito del movimento, Maria Montessori scrive:

Il movimento è essenziale alla vita; e l’educazione non può concepirsi come moderatrice o, peggio, inibitrice del movimento, ma solo come un aiuto a bene spendere le energie, e a lasciarle sviluppare normalmente”. “L’attività motrice, perciò, deve avere uno scopo ed essere connessa con l’attività psichica.  Esiste una stretta relazione tra il movimento e l’intelligenza avida di imparare. I bambini disordinati nei loro movimenti non sono soltanto bambini che non hanno imparato a muoversi: sono soprattutto bambini dalla mente denutrita, che soffrono di fame mentale.

Maria Montessori

La curiosità del bambino è il vero motore dell’apprendimento e questa curiosità nasce dalla stimolazione, dalla motivazione e non dall’ esigenza di riempire la sua mente con informazioni che spesso non capisce e che fa fatica a ricordare.

Conclusione

La scuola è impegnata in una costante, continua, inarrestabile, ricerca per individuare le formule organizzative e gli interventi educativi più efficaci affinché i bambini possano svincolarsi dalla dipendenza delle cose già fatte, già pronte, ed aprirsi a nuove possibilità  capaci di evolvere in un percorso che è sempre dinamico.

bambini a scuola
Foto di Max Fischer

Conoscere significa stabilire nessi, collegamenti, connessioni, essere capaci di fare sintesi in un mare di informazioni e questa capacità può essere insegnata solo a scuola e bisogna farlo il prima possibile.

I bambini devono essere educati fin dal momento della nascita, nei primi anni di vita, per alcuni neuro scienziati entro i tre anni si formano le sue modalità cognitive ed emotive che gli permetteranno di conoscere il mondo e di relazionarsi agli altri.

Ora finalmente con il decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 65 si è istituito il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni.

di Pasaquale Iezza

dual-career

Dual Career

Cos’è la dual career?

Chi bazzica nel mondo sportivo forse si sarà imbattuto nell’espressione dual career, ma al grande pubblico (e perfino ai diretti interessati) è perlopiù sconosciuta.

Letteralmente si traduce con “doppia carriera” e si riferisce a tutti coloro che percorrono contemporaneamente due strade.

Ad esempio…

…chi:

  • si occupa di tenere in ordine la casa ma ha anche un lavoro;
  • ha un impiego principale ma anche un hobby;
  • ha due attività e così via.

Nell’ambiente sportivo la definizione ha preso particolarmente piede poiché molto spesso gli atleti sono costretti a condurre, insieme alla carriera agonistica, quella scolastica prima e lavorativa poi.

Destreggiarsi tra due vite, quella sportiva e quella scolastica/lavorativa, non è assolutamente facile, richiede dedizione completa, impegno e molti sacrifici.

La routine di un atleta con dual career è estenuante:
  • la sveglia al mattino suona alle 5:00
    • quando il sole non è ancora sorto, per recarsi in società per il primo allenamento della giornata.
  • Tra le 8:00 e le 9:00 il ragazzo si farà una doccia rapidissima
    • e poi di corsa a scuola o al lavoro dove, anziché riposarsi e ricaricare le energie, dovrà mantenere alto il livello di attenzione e continuare ad impegnarsi mentalmente e/o fisicamente.
  • Dopo un pranzo veloce (al quale invece si dovrebbe prestare molta attenzione per fornire al corpo il giusto apporto di nutrienti) correrà verso un nuovo allenamento pomeridiano, spesso più intenso del precedente.
  • A sera il nostro atleta sarà esausto, eppure dovrà trovare il tempo e le energie per svolgere i compiti scolastici e frequentare famigliari e amici. Può accadere che sia troppo stanco e decidere di sacrificare il tempo con i compagni in favore di una bella dormita ma, se da un lato questo giova al suo corpo, dall’altro porta ad un impoverimento della sfera sociale e un accumulo di stress.
Condurre una simile vita è molto faticoso.

Perché, allora, la maggior parte degli sportivi preferisce la dual career?


Su questo argomento sono stati svolti vari studi che hanno portato alla luce numerose motivazioni.

La prima risulta essere il lavoro, visto come la necessità di avere una fonte di sostentamento alta rispetto allo sport.

Questa esigenza è così sentita per due ragioni:

  • da un lato, soprattutto per le discipline dilettantistiche, le vittorie da sole non bastano al sostentamento di una famiglia,
  • dall’altro c’è l’incertezza legata al raggiungimento o meno dello status di atleta d’elite
    • (al quale è legata un’entrata economica di peso molto variabile in base alla disciplina praticata).
L’atleta è anche costretto a tener conto della durata della sua carriera sportiva.

Quando questa sarà finita, termineranno pure i premi economici e dovrà trovarsi un impiego che difficilmente gli verrà concesso se non avrà portato a termine gli studi.

Assicurarsi un futuro al di fuori dello sport non è l’unica motivazione emersa dalle ricerche:

queste hanno evidenziato che molti atleti preferiscono essere coinvolti in entrambe le carriere perché ciò fornisce loro un maggiore livello di stimolazione cognitiva, soddisfazione personale e fiducia in se stessi.

Cosa dicono le ricerche

Gli studiosi hanno evidenziato che gli sportivi impegnati in dual career presentano un maggiore senso di unità di identità, un più alto livello di benessere psico-fisico e, quando la loro carriera giunge al termine, una migliore transizione dal mondo sportivo a quello lavorativo.

Da quanto detto appare evidente come sia importante favorire la doppia carriera, eppure nella maggior parte dei casi, soprattutto in Italia, questa viene scoraggiata.

Le barriere maggiori sono tre:


Per i giovani, queste sono le figure principali di riferimento e pertanto si lasciano influenzare dalle loro opinioni.

In particolare, tra gli allenatori è frequente l’idea che la scuola non sia importante, ma anzi una perdita di tempo che sottrae ore agli allenamenti.

Benessere
Foto di Andrea Piacquadio

Più o meno lo stesso è il pensiero dei docenti tra i quali è ancora molto vivo lo stereotipo dell’ “atleta stupido”, visto cioè come alunno meno cognitivamente dotato semplicemente perché si dedica con fervore all’attività fisica.

Conseguenze psicologiche

Queste idee sono quanto mai dannose per l’autostima e il senso di autoefficacia dei ragazzi e possono favorire sentimenti di inadeguatezza verso la scuola o lo sport, disistima di sé e depressione al punto tale da abbandonare uno dei due percorsi.

L’allontanamento da una carriera non rappresenta semplicemente la morte di un sogno e la perdita di una possibilità, ma ha conseguenze anche sulla psiche dei ragazzi.

La rinuncia a un percorso, infatti, fa nascere insicurezze che portano a una diminuzione dell’autostima e a un maggiore senso di incapacità.

Naturalmente questa situazione genera malessere che porta a un vero e proprio abbassamento della qualità della vita del ragazzo.

Nel caso della rinuncia allo studio, a carriera sportiva terminata, senza una laurea ed esperienze lavorative, lo sportivo avrà serie difficoltà a trovare un lavoro stabile.

Questo aumenterà le incertezze, lo stress e le ansie relative al futuro, fino ad arrivare a un’auto-svalutazione di sé che porterà a una diminuzione dell’autostima che potrà arrivare a veri e propri sintomi psicopatologici.

Nel caso dell’abbandono dell’attività sportiva,

il ragazzo vedrà distruggersi il sogno di vestire la maglia nazionale, si chiederà per sempre se:

  • avrebbe potuto farcela
  • si sentirà monco di un’esperienza di vita che aveva desiderato con fervore e per la quale stava lottando
  • si vedrà come un buono a nulla per non essere riuscito a portare avanti la dual career.
  • proverà un senso d’ inferiorità verso chi ce l’ha fatta

Dare agli atleti la possibilità di portare avanti la carriera sportiva, unita all’istruzione e/o al lavoro, significa dar loro la possibilità di sviluppare una personalità sana affinché possano svolgere il proprio ruolo nella società, garantirsi un reddito soddisfacente, arrivare alla gratificazione affettiva e sociale.

Conclusioni

Per raggiungere questo obiettivo bisogna puntare su ciò che nelle ricerche gli studiosi chiamano “facilitatori

Facilitatori

Quegli attori che, gravitando intorno allo sportivo, lo spronano a portare avanti entrambe le carriere.

Paradossalmente è emerso che si tratta degli stessi personaggi che costituivano le barriere: famiglia, insegnanti e allenatori.

Quando questi individui hanno pareri discordanti tra loro e sono contrari ad una delle due carriere, l’atleta ne è influenzato negativamente e può demoralizzarsi fino al ritiro da una delle due;

al contrario, quando gli adulti di riferimento lavorano in armonia, senza pregiudizi gli uni verso gli altri, allora il giovane trae beneficio dal clima sereno e aperto.

Per fare in modo che le principali barriere alla dual career si trasformino in facilitatori è necessaria

una rivoluzione culturale, non solo nel mondo scolastico, lavorativo e sportivo, ma nell’intera società italiana.

di Virginia Abbagnale

Sport e scuola

Sport e scuola

Come lo sport, a livello agonistico, può convivere con la scuola. 

L’attività motoria rappresenta un elemento fondamentale della crescita psico-fisica dei più piccoli, nonché uno strumento primario per la tutela della salute dei giovani e meno giovani.

Tra i suo tanti benefici, aiuta a dosare l’energia e liberare la fantasia, maturando l’importanza dell’osservare gli altri e ad interagire con le differenze.

Le attività motorie e sportive,…

…in tal senso, possono contribuire allo sviluppo dell’autonomia personale e, parallelamente, alla formazione di una coscienza civica, in grado di influire sugli stili di vita con interventi educativi.

Equilibrio

Durante la mia carriera sportiva ho conosciuto molti ragazzi e ragazze che spesso non riescono a calibrare la propria vita tra la sfera sportiva e quella scolastica.

Sviluppano emozioni contrastanti:

  • gioia
  • soddisfazione
  • entusiasmo

ma anche:

  • sensi di colpa
  • di inadeguatezza
  • autosvalutazione di sé.

Purtroppo, ancora oggi, l’annosa rivalità tra i risultati sportivi e quelli scolastici è all’ordine del giorno.

Non è certo un limite il conseguire risultati in campo sportivo, semmai una risorsa.

Quest’ultima incide molto negli adolescenti che con fatica riescono ad avere fiducia delle proprie potenzialità e credere in se stessi.

Fiducia

Lo sport e la scuola sono le due colonne portanti per la costruzione di un individuo.

Gli ottimi risultati ottenuti da entrambi non possono far altro che accrescere la sua autostima giorno per giorno ma, in egual modo, qualora dovessero presentarsi delle difficoltà, questo potrebbe scaturire una condizione di malessere e di disagio psicologico

Un esempio

avere molti compiti spesso comporta a rinunciare ad una competizione importante oppure è la partecipazione ad un evento sportivo che può far tralasciare lo studio.

Il successo e il fallimento sono i principali elementi che alimentano lo sviluppo del Sé, la formazione dell’ identità personale.

Le ricerche

Numerose ricerche evidenziano che tanti bambini/e e ragazzi/e, che a scuola riportano delle difficoltà più o meno riconosciute, come un disturbo dell’apprendimento oppure la difficoltà di concentrazione, spesso trovano nello sport un aiuto e una sana alternativa che possa agevolarli nel campo scolastico.

Una ricerca del 2014 presso l’Harvard Medical School di Boston, in collaborazione con il Dana-Farber Cancer Institute, ha rilevato che appena il 54% delle scuole prevede lo svolgimento di attività motoria extracurricolare e solo 1 scuola su 3 ha coinvolto i genitori in iniziative favorenti una corretta alimentazione e l’attività motoria.

È molto importante offrire proposte operative finalizzate a sensibilizzare, sia gli alunni, sia le famiglie all’importanza del movimento e delle attività motorie per la crescita e la salute.

In termini scientifici, è importante stimolare attraverso la pratica sportiva la sintesi di una molecola neuroprotettiva (irisina) che potenzia le funzioni cognitive.

È una molecola scoperta recentemente prodotta dal muscolo scheletrico durante l’esercizio fisico, spiegando gli effetti positivi dell’esercizio sul metabolismo dell’organismo in toto, che riduce la probabilità dell’insorgenza di malattie metaboliche, quali il diabete mellito, l’obesità e la sindrome metabolica.

Bisogna imparare a non mettere sempre a confronto scuola e sport, ma farle sussistere in un reciproco rapporto di compresenza.

Conclusione

I genitori, attraverso la loro educazione, devono trasmettere questo valore ai loro figli e aiutarli nell’organizzazione della loro giornata, sia scolastica che sportiva, dando un valore equiparato ad entrambe le discipline, senza mai influenzarlo o condizionarlo, bensì guidarlo nelle scelte.

scuola
sport bimbi

In conclusione, credo che sia necessario stimolare nel ragazzo/a un’idea di “auto-esigenza”, cioè cercare di dare sempre il meglio di sé stessi, sapersi organizzare e, se necessario,  fare piccoli sacrifici per raggiungere i propri obiettivi.

In questo modo accresce nel ragazzo la responsabilità delle proprie scelte e avere la maturità necessaria per affrontare le difficoltà, nel caso in cui dovessero presentarsi, senza ricorrere ad alibi morale o l’intervento di un adulto. 

di Francesco Callipo

Il gradino

Un piccolo contributo

Il Gradino Vuoto

Con Tiziano abbiamo lavorato a diversi progetti che vanno dallo sport alla scuola, dalla cultura alla formazione. Per questa ragione abbiamo pensato di far transitare questo mio piccolo progetto di narrazione sulle pagine del suo nuovo blog.

Perché alla fine è sempre di sport che si tratta.

Ho cercato di spiegare le ragioni del gesto di due sportivi che è una delle cose più forti di questo secolo.

Soltanto che quel gesto che si consuma dentro una pista di atletica leggera durante la finale di un’olimpiade ma non è un’impresa sportiva.

È qualcosa che va molto oltre….

…Ci sono molte cose che sono veicolate attraverso il mondo dello sport, che spesso è stata vetrina di fenomeni sociali che hanno riguardato delle cose essenziali delle nostre vite, come la libertà, l’eguaglianza, i diritti umani.

È di queste cose che parleremo in questi video a puntate, una volta alla settimana.

E come sempre grazie a Tiziano per ospitare una cosa piccola, fatta artigianalmente, ma con il cuore, come si fanno le cose semplici e vere.

E grazie ad un cantautore trevigiano, Alberto Cantone, che con una sua canzone (meravigliosa) ha messo in moto tutto quello che vedrete.

Copertina dell’album di Alberto Cantone: Breve Danzò il Novecento

Ci vediamo il giovedì su www.trainingconcept.it

E fateci sapere cosa ne pensate.

“Le cose condivise hanno più sapore”.

Domani seguirà un promo – video. A presto.

Dino De Angelis

Tiziano Megaro

Mi presento

Ciao! Sono Tiziano

Il (solo) responsabile di questo blog . TrainingConcept.it

Ho scritto questa presentazione nel 2014, riproposta a tutti con la presentazione di questo spazio dopo 6 anni e ancora piuttosto attuale:..

  • scrivo un po’ per scherzo, un po’ per passione, un po’ per divertimento ma molto per dare e farmi dare una mano a chi lavora nel mondo dello sport o della scuola e ha a che fare con il fisico e con la salute di tante persone;
  • non sopporto quelli che “intorbidiscono l’acqua per farla sembrare profonda”;
  • ho una laurea in Scienze motorie, ma ciò che mi ha formato veramente, è stato lavorare sui campi con i tanti atleti in 30 anni di attività (atletica leggera, pallavolo, calcio, tennis e tanto nella pallacanestro);
  • abuso di internet dal 1995 (grazie a mio fratello), ma ammiro quelli che lo odiano per farli ricredere e capire che usato bene è una ricchezza da tenersi stretto;
  • sono stato proprietario di palestra, direttore di centri sportivi, proprietario di società di servizi per lo sport ed il turismo, animatore Valtur, allenatore/istruttore (atletica, pallavolo, pallacanestro) oltre che educatore;
  • sono insegnante di scienze motorie e attività per il sostegno e preparatore fisico;
  • odio dover leggere “le condizioni e la privacy” quando si sottoscrive un contratto perché è sempre scritto con un carattere piccolo e spesso illeggibile;
  • amo tutto ciò che ha a che fare con il mare;
  • ho pensato di far partire questo blog per svariati motivi più o meno seri.

Ecco una mia “bio” più istituzionale per i più curiosi.

Mi trovi su linkeldin, su facebook, su twitter e su Instagram ma è qui che scrivo in maniera più professionale e seria.

Se sei alla ricerca di qualcuno con cui scambiare punti di vista, con cui riflettere su argomenti in tema con il blog, in maniera totalmente gratuita, scrivici pure.

Preside Pasquale Iezza

Pasquale Iezza

Pasquale Iezza è: un organizzatore, ideatore, inventore, tutto ciò che si propone di fare diventa una possibilità.

È un dirigente scolastico per professione ma formatore nell’anima, la sua migliore abilità è riuscire ad instaurare intese molto positive con chi incrocia il suo percorso.

Si diverte a sperimentare nuovi giochisport le cui particolarità vengono esplicate in alcuni testi come ”Il Movimento divergente” edito dalla Aranblu editore.

Diplomato ISEF, laureato in Filosofia e formatore IRSSAE per insegnanti di educazione fisica, ha scritto:

  • “Salviamo la scuola” con Giuseppe Palumbo e Anna di Capua, Edizione Nuova Atlantis, Vibo Valentia;
  • Passa” Edizione Scienze e Lettere, Roma;
  • Trenobiografia“, cortoromanzo di intrattenimento, Robin editore.

Appassionato di sport, sarà un onore avere il suo contributo e approfittare della sua abilità nella scrittura per farci guidare nella realizzazione di giochi, movimenti, esercizi da proporre in palestra a tutti i livelli, in tutte le discipline e per tutte le età.

Queste le sue parole in una sua presentazione del libro “il movimento divergente”:

Nel mondo della scuola, scherzando ma non troppo, tra insegnanti, ricorre una battuta intorno agli allievi: noi li prendiamo vivaci, attivi, liberi, curiosi e creativi e man mano che vanno avanti, classe dopo classe, ce li ritroviamo smorti, passivi, condizionati, disinteressati e annoiati. Al di là della battuta, il pensiero ‘convergente’ finisce sempre per prendere il sopravvento con il risultato di mortificare l’entusiasmo dei giovani verso la scoperta, l’intuizione e l’elaborazione. Nel migliore dei casi si hanno allievi buoni e ottimi ripetitori di schemi e di modelli precostituiti. Lo stesso accade anche nelle attività ludiche e sportive che diventano così un eccellente campo di sperimentazione

Grazie preside per essere con noi!

Nuovi giochisport

Sono Pasquale Iezza, cerco di svolgere al meglio il mio compito di Dirigente scolastico in una città collinare con un’aria purissima come i suoi bambini, Lettere, in provincia di Napoli.

Lavoro nella scuola da 35 anni e sono arrivato alla conclusione che è possibile creare nuovi giochisport.

Ho avuto questa intuizione sulla spiaggia di Vico Equense.

La mia schiena scottata dal sole era ormai diventata una perfetta piastra per la cucina cinese, potevo con semplicità trasformare un ghiacciolo…

in un gelato fritto. Sdraiato in quella posizione stavo osservando i nuovi esercizi di Acquagym che un bravo istruttore di educazione motoria faceva svolgere ad un gruppo di bagnanti. Ebbene sono rimasto quasi ipnotizzato dai movimenti, che avevano una cadenza fissa, divisa in otto tempi.

Alla quinta serie di esercizi stavo quasi per assopirmi e, per restare sveglio, e non farmi rosolare completamente dai raggi solari, attivai un residuo circuito cerebrale scuotendo repentinamente a destra e a sinistra la testa, come quando si oscilla velocemente il polso in modo da far ripartire gli orologi automatici.

Rimasi in uno stato di dormiveglia e fu proprio in quel momento, in uno stato di illuminazione, che pensai: “l’avventura delle idee deve partire dal movimento”.

Questo è stato il primo passo verso la creazione del nuovo giocosport: la Pallarmonica.

foto pallarmonica

Il movimento è quasi sempre spezzettato in esercizi meccanici cadenzati in due, quattro, dodici e più spesso otto tempi, una successione precisa di azioni divise da seguire a ritmi regolari con un esperto di fitness da imitare a specchio.

Il frazionamento del movimento, il suo spezzettamento, e l’imitazione di un preciso modello da seguire, imbriglia l’ascolto del movimento libero, naturale, spontaneo, proprio di ogni persona.

La motricità così è paralizzata e perde la sua originalità, il suo pensiero, la sua emozione. Pensiero, emozione e movimento pagano, in parti uguali, i costi del condominio al nostro corpo, la coabitazione non è forzata, non si vive da separati in casa, ma loro stanno insieme in modo piacevole e produttivo.

Le emozioni e il movimento fanno maggiore confusione ma è proprio questa vivacità che alimenta il pensiero e facilita l’apprendimento.

Attraverso l’attività motoria una persona impara a percepirsi integralmente, ascolta le sensazioni, i pensieri, le emozioni, esplora il proprio corpo e le sue possibilità di relazionarsi al ritmo e all’armonia dell’ambiente esterno.

Il movimento permette l’unione del mondo interiore, affettivo ed emotivo, con quello esteriore, razionale e socio-ambientale. La mia visione scolastica innovativa è partita da questa giornata al mare.

La mattina dopo ho ideato un nuovo gioco sportivo, la PALLARMONICA, che facilita il superamento della divisione, tra ragazzi e ragazze, nella pratica delle attività motorie. La pallarmonica unisce creando armonia (da cui il nome del gioco).

L’armonia si realizza tra i giocatori della stessa squadra, obbligatoriamente un maschio ed una femmina (nel doppio due maschi e due femmine), che entrano in contatto, mano – mano oppure con una presa mano – avambraccio, per ricacciare la palla nel campo avversario e conquistare il punto.

Il gioco è semplice da imparare, è alla portata di tutti e favorisce l’inclusione, fondamentale è imparare a collaborare alla pari. Ho presentato la pallarmonica nelle classi quarte e quinte della scuola primaria e nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado.

Il gioco ha suscitato da subito curiosità e tutti hanno voluto provare, attualmente è una delle pratiche sportive dell’Istituto e rientra nella programmazione degli insegnanti di educazione fisica.

L’intera comunità educante ha partecipato, nei vari anni scolastici, grazie a progetti promossi dal professore Tiziano Megaro, al primo torneo di pallarmonica cittadino.

Allenamento pallarmonica

Il nuovo giocosport è stato presentato, all’interno di una conferenza, alla tre giorni per la scuola a Città della Scienza a Napoli, per diffonderlo tra tutti i docenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado della Campania che avessero la voglia di esplorare e sperimentare nuove pratiche motorie.

La diffusione nelle scuole della pallarmonica, attraverso il supporto del portale “Movimento Divergente” (da configurare), sarà uno stimolo per motivare gli studenti a proporre altre idee relative a pratiche sportive originali e rispondenti ai loro bisogni motori.

Le nuove tecnologie permetteranno agli studenti, da subito curiosi, indagatori, costruttori, inventori, di avviare una ricerca sul movimento liberando la creatività e le loro intelligenze multiple.

Le proposte più votate sulla piattaforma verranno regolamentate e implementate nelle scuole del territorio nazionale.

È possibile creare nuovi giochisport.