Fitness metabolico

Il fitness metabolico

La sedentarietà, insieme all’eccessivo apporto calorico, all’alimentazione spesso sbilanciata e all’accumulo di stress, ha portato a un aumento delle malattie definite del BENESSERE o SINDROME METABOLICA.

Per questo la sempre maggior attenzione da parte dei mass media verso i tragici eventi, che coinvolgono giovani e meno giovani, ha sensibilizzato la pubblica opinione.

Verso le patologie cardiovascolari quali cause di morte.

Il termine SINDROME METABOLICA descrive un insieme di…

…fattori di rischio metabolico che aumenta la possibilità di sviluppare malattie cardiache, ictus, diabete.

Fattori di rischio della sindrome metabolica

Un fattore molto importante per prevenire e curare la sindrome metabolica e molte patologie cardio-respiratorie è l’attività fisica.

È noto da tempo che l’esercizio fisico svolge un ruolo fondamentale nelle malattie cronico-degenerative.

La strategia fondamentale per salvaguardare lo stato di salute è basata sulla prescrizione d’attività fisica utile a migliorare l’efficienza cardio-respiratoria, la composizione corporea.

In altre parole è stato riscontrato il valore dell’attività fisica per quanto riguarda il miglioramento della forza.

E’ stato dimostrato, tramite dati sperimentali, che lo svolgimento di attività fisica regolare è associata a benefici per la salute

anche quando l’allenamento rimane invariato.

Dai dati forniti dal Dipartimento sulla Salute e i Servizi Americani, dalla Società Chirurgica di Atlanta, dai Centri di Cura e Prevenzione delle Malattie Croniche e da numerosi articoli emergono i seguenti benefici:

Regolare attività fisica
Foto di Amanjot AJS
BENEFICI PRODOTTI DA UNA REGOLARE ATTIVITÀ FISICA
  • Miglioramento della funzione cardiovascolare e respiratoria.
  • Aumento del consumo d’ossigeno a causa dell’adattamento centrale e periferico.
  • Minor periodo di ventilazione per raggiungere un’attività submassimale.
  • Ridotto consumo d’ossigeno miocardico per ottenere uno sforzo submassimale.
  • Valori di frequenza cardiaca e pressione arteriosa inferiore, in corrispondenza di sforzo submassimale.
  • Aumento della densità dei capillari nell’apparato muscolo scheletrico.
  • Aumentata soglia d’esercizio per la presenza del lattato in circolo.
  • Aumentata soglia d’esercizio per la comparsa di segni o sintomi patologici (angina, depressione tratto ST, claudicazione).
  • Riduzione dei fattori di rischio coronarici.
  • Ridotti valori di pressione sistolica/diastolica a riposo.
  • Aumentati livelli nel siero della lipoproteina HDL e ridotti livelli di trigliceridi.
  • Ridotta presenza di grassi nell’organismo, particolarmente intra-addominale.
  • Diminuita richiesta d’insulina, migliore tolleranza al glucosio.
  • Diminuita mortalità e morbilità.
  • Attività di Prevenzione primaria (interventi richiesti per prevenire disfunzioni cardiache).
  • Attività di Prevenzione secondaria (interventi da predisporre dopo una disfunzione cardiovascolare per prevenirne un’altra).

Un’intensa attività fisica è associata a diminuita incidenza di mortalità per cause coronariche e di comparsa di malattie cardiovascolari e coronariche, tumori del colon e diabete di tipo 2.

La morte per ragioni cardiovascolari, o per altre cause sopra elencate, è ridotta nei pazienti con infarto del miocardio che si sottopongono ad un programma di riabilitazione cardiaco mediante esercizi fisici.

In modo particolare se concomitante ad una riduzione dei fattori di rischio.

Gli stessi pazienti non mostrano, tuttavia, una riduzione del numero di reinfarti non mortali.

L’attività motoria produce anche altri benefici:
  • diminuita ansietà e depressione;
  • maggiore capacità di svolgere il lavoro e le attività ricreative;
  • aumentato senso del benessere.
benessere fisico
Foto di Marta Wave

A questi possiamo aggiungere:

  • diminuzione del grasso corporeo ;
  • ipertrofia muscolo scheletrico;
  • aumento del carico di rottura delle ossa, legamenti, tendini.

In assenza di patologie cardiovascolari significative, i rischi prodotti dall’esercizio fisico sono estremamente bassi.

Un ampio studio retrospettivo eseguito nei centri YMCA ha rivelato un caso di arresto cardiaco e un caso di morte rispettivamente ogni 2.253.267 e 2.897.057 ore di attività svolta.

Una recente pubblicazione conclude che approssimativamente 0,75 maschi e 0,13 femmine ogni 100.000 muoiono in un anno durante un’attività fisica.

Pertanto, l’incidenza delle complicazioni cardiovascolari durante l’attività fisica, è maggiore nelle persone con disturbi cardiovascolari rispetto a quelle sane.

Quindi, oggi, l’introduzione delle moderne procedure (rivascolarizzazioni, terapie farmacologiche) ha notevolmente ridotto la frequenza di eventi cardio-circolatori.

In Pazienti sottoposti a riabilitazione cardiaca una complicazione cardiovascolare importante si presenta ogni 60.000 ore.

E’ inoltre interessante notare come il rischio di complicazione non cambi nelle sessioni svolte nella mattinata, rispetto a quelle svolte nel pomeriggio.

Di seguito riporto una tabella del rischio di comparsa di complicazioni cardiovascolari.

CONDIZIONI ASSOCIATE ALLA COMPARSA DI COMPLICAZIONI CARDIOVASCOLARI

(Adattato da Haskell W.L. cardiovascular complications during exercise training of cardiac patients)

STATO CLINICO

  • Infarti molteplici di miocardio.
  • Ridotta frazione di eiezione ventricolo sinistro (< 30%).
  • Angina pectoris instabile o a riposo.
  • Importanti aritmie a riposo.
  • Lesione della coronarica discendente anteriore sinistra con una significativa occlusione (≥ 70%).
  • Aterosclerosi in molteplici vasi, evidenziata con angiografia.

PARTECIPAZIONE ALL’ATTIVITÀ FISICA

  • Mancata esecuzione di appropriate attività di riscaldamento e raffreddamento.
  • Superamento dei valori di frequenza cardiaca prescritta dai programmi.

Molte sono le ricerche di laboratorio, studi epidemiologici, che hanno dimostrato l’importanza dell’attività fisica associata ad uno stile di vita che miri alla salute, al benessere e alla riduzione dei fattori di rischio.

Oggi si sente parlare molto di Fitness Metabolico.

Gli esercizi di Fitness Metabolico sono esercizi tradizionali di facile esecuzione e monitoraggio, con la differenza che la tipologia, l’intensità, sono determinati da un’attenta analisi medica e bio-funzionale-articolare dell’istruttore per proporre programmi di allenamento altamente personalizzati con fasi cardiovascolari, di forza e endurance, di flessibilità e ludiche.

Il Fitness metabolico è prevenzione e benessere attraverso la pratica di una adeguata attività motoria e si occupa di creare una vera e propria cultura motoria e un corretto stile di vita.

È importante l’assoluto rispetto dei ruoli.

I medici fanno la diagnosi e dettano le indicazioni per applicare protocolli motori corretti.

La prescrizione ottimale è determinata da una valutazione oggettiva della risposta all’esercizio del soggetto comprese le misurazioni della:

Però i protocolli non devono essere messi in pratica in modo rigido.

Bisogna evitare di applicare semplicemente calcoli matematici alle misure dei test e alle analisi.

L’istruttore eroga i protocolli, li spiega con linguaggio accessibile, misura i cambiamenti e li comunica al medico, stabilisce (su indicazioni mediche) gli obiettivi, gestisce l’attività di Counseling nei confronti del soggetto.

Allo stesso modo le proposte devono avere l’obiettivo di salvaguardare la salute, riducendo i rischi di malattie e garantendo la sicurezza durante lo svolgimento dell’esercizio.

Personalizzare il protocollo significa considerare: modalità, intensità, durata, frequenza e progressione dell’attività.

L’istruttore dovrà osservare:

  • Risposte fisiologiche e percettive all’esercizio.
  • Adattamenti all’allenamento fisico a seconda dell’intensità e della frequenza di svolgimento.
  • Controlli dei progressi valutando le risposte HR e RPE.
  • Il livello di gradimento affinchè le proposte soddisfino gli interessi, le capacità e i limiti individuali per non demotivare il soggetto.

I protocolli sono ispirati a gradualità e progressività secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità con impegni minimi ma costanti e intensità commisurate alla fisiologia del soggetto.

Il Fitness Metabolico deve essere informazione, cultura, rapporti istituzionali.

L’obiettivo è:

  • Migliorare il livello di salute e benessere per milioni di persone.
  • Ridurre la spesa sanitaria nazionale attraverso un cambiamento di stile di vita.
  • Sviluppare il settore Fitness Metabolico formando operatori specializzati.

Le componenti da considerare nel Fitness Metabolico devono includere:

  • Composizione corporea
  • Efficienza cardio-respiratoria
  • Forza muscolare
  • Resistenza
  • Flessibilità
Il miglioramento di queste ultime tre componenti sono il risultato dell’applicazione di 2 principi fondamentali: sovraccarico e specificità’.

In particolare il sovraccarico stabilisce che affinchè un tessuto o un organo migliorino la loro funzione devono sopportare un carico di lavoro al quale normalmente non sono abituati.

Una prescrizione d’esercizio definisce l’intensità, la durata, e la frequenza d’allenamento ed è l’interazione di queste tre che determina il sovraccarico.

Il principio della specificità stabilisce che gli effetti dell’allenamento sono specifici dell’esercizio proposto e dei muscoli coinvolti.

Quindi un programma di fitness basato su una varietà e semplicità degli esercizi coinvolgerà un maggior numero di gruppi muscolari e porterà l’effetto su obiettivi adatti allo scopo del fitness metabolico.

In breve una volta formulata la prescrizione degli esercizi il programma si sviluppa nelle seguenti fasi:

  • Riscaldamento;
  • Attività cardiorespiratoria e forza;
  • Attività ricreativa (opzionale);
  • Defaticamento (raffreddamento-recupero).
RISCALDAMENTO

Riduce l’incidenza dei danni muscolo-scheletrici aumentando l’estensibilità del tessuto connettivo, migliorando l’efficienza delle articolazioni al movimento e alla funzione e aumentando la performance muscolare.

Diminuisce l’incidenza della depressione ischemica del segmento ST che può rappresentare una minaccia di aritmia ventricolare e di disfunzioni transienti globali del ventricolo sx conseguenti ad un esercizio intenso e improvviso.

ATTIVITA’ CARDIORESPIRATORIA E FORZA

Sviluppa l’efficienza cardio respiratoria e prevede dai 20’ ai 60’ di attività aerobica continua o intermittente.

Coinvolge grandi gruppi muscolari ed è ritmica e dinamica.

Questa fase è combinata salvo precise controindicazioni ad allenamento della forza per avere maggior effetti.

Per questi esercizi sono necessari test sub massimali.

Le indicazioni orientano ad utilizzare carichi non superiori al 35% del max per arti inferiori e del 50% per arti superiori.

Gli esercizi devono essere di facile esecuzione e di tipo monopodalico per evitare grossi carichi e sovraccaricare l’apparato cardio-circolatorio.

L’allenamento deve essere ritmico, svolto ad una velocità da moderata a bassa, coinvolgere una serie completa di movimenti e non modificare il ritmo della normale respirazione.

Esercizi condotti con espirazioni forzate, apnee, (manovra di VALSALVA) possono causare un aumento violento della pressione sanguigna sistolica e diastolica.

Occorre attenzione nell’allenamento dei movimenti eccentrici e isometrici rispetto ai concentrici.

FASE LUDICA

Deve essere piacevole, modificando regole dei giochi per diminuire la richiesta di abilità, di competizione, di costi energetici e di risposta della frequenza cardiaca.

DEFATICAMENTO

Prevede esercizi di bassa intensità (camminare, stretching o esercizi alternativi tipo yoga).

Deve facilitare gli adattamenti circolatori e riportare i valori vicino ai livelli di riposo

Aumenta il ritorno venoso, riducendo la possibilità di ipotensione post-esercizio e di capogiri, facilita la dissipazione del calore corporeo, promuove una più rapida eliminazione dell’acido lattico rispetto al recupero stazionario, combatte gli effetti potenziali e negativi dovuti all’aumento delle catecolamine nel plasma nel periodo che segue l’esercizio.

In particolare l’ultimo aspetto può ridurre l’incidenza, soprattutto nei pazienti con patologie cardiache, delle pericolose aritmie ventricolari.

Causa potenziale di morte cardiaca improvvisa.

Non defaticare significa aumentare le cause di complicazioni cardiovascolari causate da una diminuzione transitoria del ritorno venoso che potrebbe ridurre il flusso sanguigno coronarico.

In altre parole per i pazienti cardiopatici in riabilitazione è anche consigliato una fase di RECUPERO per normalizzare tutti i parametri (esercizi respiratori e rilassamento).

CONCLUSIONE

È importante considerare che la maggior parte degli effetti benefici ottenuti con l’allenamento recedono al livello a questo precedenti qualora intervenga un periodo di inattività che duri da 4 a 8 settimane con incidenze diverse sui vari miglioramenti ottenuti.

Sono fattori indispensabili per un corretto approccio funzionale:

l’individualizzazione del programma

la profonda conoscenza anatomo-fisiologica-biomeccanica delle metodiche di allenamento

laz collaborazione specialista motorio-medico

di Davide Antoniella

Il pensiero sistemico

IL PENSIERO SISTEMICO

System Thinking – by Russel Ackoff

Russell Ackoff, massimo studioso e pioniere nel campo delle scienze della complessità e del pensiero sistemico, esprime in questo video (estrapolato da un discorso molto più ampio) alcuni dei concetti fondamentali del pensiero sistemico. Pensiero che si oppone all’approccio riduzionista, al processo di semplificazione dei fenomeni, attraverso il quale spesso ci illudiamo di comprendere la realtà che ci circonda ma in realtà non facciamo altro che crearne un surrogato adatto alle nostre esigenze, al nostro modo di intendere le cose, che spesso, o quasi mai, corrisponde a quanto realmente avviene intorno a noi.  

da tss.academy (teaching sport skills)

Ritengo che il pensiero sistemico debba essere il presupposto da cui partire, le fondamenta sulle quali costruire il proprio percorso da allenatore. Un percorso tortuoso, tutt’altro che lineare, pieno di imprevisti che vanno accettati perché parte integrante della realtà in cui viviamo.

Allenare significa accettare la complessità dei fenomeni e conviverci, tracciando un percorso a matita, pronti al continuo ri-modellamento sulla base di quella che sarà la nostra continua crescita nella comprensione di ciò che avviene intorno a noi.

Nella parte finale del suo discorso, il professor R. Ackoff dal concetto di complessità si sposta a quello di qualità. Un concetto spesso bistrattato e poco compreso.

La qualità, ci dice Ackoff non può prescindere dal valore. E questo a mio avviso, da allenatori che hanno a che fare spesso con ragazzi giovani e anche molto giovani, dobbiamo sempre tenerlo a mente.

La qualità del nostro percorso da allenatori non può e non deve essere misurata solo sulla base dell’efficienza (risultati) ma anche e soprattutto dai valori che promuove, nell’ottica del raggiungimento di obiettivi molto più grandi e importanti di quelli della semplice vittoria di un campionato.

Ho diviso in alcune parti il discorso di R.Ackoff e di seguito riporterò quanto espresso dal professore durante il suo convegno.

Quella che segue sarà dunque la traduzione letterale del video pubblicato in alto nell’articolo

COS’È UN SISTEMA?

“La ragione del fallimento (il professore si riferisce ai processi di miglioramento della qualità dei servizi all’interno delle organizzazioni) è principalmente il fatto che non sono stati inglobati nel pensiero sistemico. Sono stati un’applicazione anti-sistemica. Ora lasciatemi spiegare cosa questo significhi.

Prima di tutto: che cos’è un sistema?

Il sistema è un “tutto” che consiste in diverse parti ognuna delle quali può influenzare il suo comportamento o le sue proprietà. Voi per esempio siete un sistema biologico chiamato “organismo”, e voi siete costituti da parti, il cuore, i polmoni, lo stomaco, il pancreas, ecc e ognuna di queste può influenzare il vostro comportamento o le vostre proprietà.”

PARTI INTERDIPENDENTI

“Il secondo requisito è che ogni parte quando influenza il sistema dipende, per il suo effetto, da alcune altre parti del sistema, in altre parole, le parti sono inter-dipendenti. Nessuna parte del sistema, o nessun insieme di parti, hanno un effetto indipendente su di esso. Quindi il modo in cui il cuore ti influenza dipende da cosa stanno facendo i polmoni, da cosa sta facendo il cervello. Le parti sono tutte interconnesse; quindi un sistema è un “tutto” che non può essere diviso in parti indipendenti.”

LA PROPRIETÀ DEL “TUTTO”

“Le proprietà essenziali di tutti i sistemi sono proprietà che ha il “tutto” ma che nessuna della singole parti che lo compongono ha. Per esempio, un classico esempio di sistema elementare con il quale siete abituati ad avere a che fare è l’automobile: la proprietà principale di un’automobile è quella di saperti trasportare da un posto all’altro.

Nessuna parte dell’automobile può fare questo.

Le ruote non possono, l’asse non può, i sedili non possono, il motore non può! Il motore non può trasportarsi da solo da un posto all’altro! Ma l’automobile può.

Voi avete alcune caratteristiche tra le quali la più importante è la vita. Nessuna delle vostre parti vive, voi possedete la vita.  Voi potete scrivere, la vostra mano non può scrivere; è facile da dimostrare, tagliatevi la mano, mettetela sul tavolo e guardate cosa riesce a fare! Niente! Voi potete vedere, i vostri occhi no, voi potete pensare, il vostro cervello no.”

IL TUTTO È MAGGIORE DELLA SOMMA DELLE SINGOLE PARTI

E quindi, quando un sistema viene diviso in parti perde le sue proprietà essenziali”

Se dovessi portare un’automobile in questa stanza e smontarla, anche se avessi tutte le singole parti non avrei comunque un’automobile!

Perché il sistema non è la somma dei comportamenti delle sue singole parti, ma il prodotto delle sue interazioni.

MIGLIORARE LE PRESTAZIONI DEL SISTEMA

Se avete un sistema di miglioramento che è diretto a migliorare le singole parti separatamente, potete essere assolutamente certi che la performance del “tutto” NON migliorerà.

La performance del sistema dipende da come le sue parti interagiscono, e non da come agiscono separatamente.

CREATIVITÀ È DISCONTINUITÀ

La creatività è discontinuità! Un atto creativo rompe con la catena che l’ha preceduto. Non è continuo.”

Su questo concetto vorrei esprimere una mia personale considerazione sperando di stimolare qualche riflessione in merito.

Creativo è il giocatore che “rompe gli schemi”.

La creatività non è solo fantasia, non è una dote esclusivamente innata, ma è anche e sopratutto efficacia.

Risolvere problemi attraverso diverse strategie, anche le più stravaganti, questa è la creatività. E va allenata. E il modo migliore per farlo è consentire agli atleti d’interpretare le situazioni, di scegliere, di assumersi responsabilità, di sbagliare.

Creare è rompere con la routine, è “fare diversamente”. Da allenatori riserviamo degli spazi di allenamento per allenare questa caratteristica? 

Se creare è rompere con la continuità, credo che una volte per tutte dovremmo smettere di pronunciare la frase “si è sempre fatto così”.

La frase peggiore, la più stupida, l’espressione più riduttiva e limitata di chi non vuole progredire. Creativo è colui che rompe con la continuità ci dice Ackoff, altro che continuare a fare quello che è sempre stato fatto. 

FARE LE COSE BENE NON EQUIVALE A FARE LA COSA GIUSTA

“Quando noi guardiamo ai modelli di qualità e frequentemente lo facciamo guardando i Giapponesi e cosa hanno fatto con le automobili, non ci sono dubbi che loro abbiano migliorato la qualità dell’automobile. Ma è una tipologia sbagliata di qualità.

Peter Drucker ha fatto una distinzione fondamentale tra “fare le cose bene” e “fare la cosa giusta”. I giapponesi stanno facendo le cose bene, ma stanno facendo la cosa sbagliata. Fare bene la cosa sbagliata non è altrettanto positivo come fare male la cosa giusta.

Voi vedete come le automobili stanno distruggendo la vita urbana intorno a noi. Visitate solo Mexico City o qualsiasi altra delle più grandi città dove trovate grande traffico e il livello di inquinamento è cosi alto che i ragazzi devono essere tenuti a casa da scuola poiché non gli è consentito di uscire fuori di casa a causa dell’intensità dell’inquinamento. E poi noi parliamo della qualità delle automobili che guidiamo.

È un concetto errato di qualità.

La qualità deve contenere la nozione di valore non solo di efficienza.”

di Alberto Pasini

didattica enattiva

Interventi educativi

la didattica enattiva

L’educazione dei bambini è un compito che spetta a tutti, alle famiglie, alla comunità, alla scuola, allo Stato, è un’educazione quindi integrata dove ognuno è responsabile allo stesso modo.

L’educazione dei bambini è il compito più nobile che ogni persona ha se vuole sentirsi uomo.  

Non esiste un metodo perfetto, IL METODO, quel metodo da applicare ad ogni situazione e in ogni classe, capace di…

…risolvere ogni problema, altrimenti basterebbe un libretto delle istruzioni tradotto nelle varie lingue del mondo.

Avere un metodo serve però per facilitare il lavoro degli insegnanti, degli educaotori sportivi e per indicargli delle strategie in grado di motivare i bambini e i ragazzi allo studio e alla ricerca. 

Didattica enattiva

Negli interventi educativi spesso manca la lucidità del metodo d’insegnamento.

Si riporta tutto a schemi predefiniti e a regole precostituite, mentre invece alla base ci deve essere la disponibilità dell’insegnante a sperimentare, a scegliere non una nuova metodologia ma un nuovo modo di verificare, di fare vera, la sua pratica didattica.  

La didattica enattiva dall’inglese to enact significa “mettere in atto”.

metodo insegnamento
Foto di RODNAE Productions

Si fonda sull’ “imparare facendo” (learning by doing) e sull’adozione della corporeità saldamente connessa alla mente.

Una sorta di “mente incorporata”, una mente assorbente in continuo collegamento con le sensazioni che provengono dal mondo esterno e che la rendono attiva ed interattiva.

Il processo enattivo è quel profondo gioco di scambio tra interno ed esterno attraverso il quale l’atto cognitivo non è scindibile dall’atto esperienziale e dalla risonanza emotiva.

Il sentimento è conoscenza, l’educazione emotivo-sentimentale serve ad incanalare le nostre pulsioni naturali, istintuali, nel comportamento consapevole che ci permetterà di scegliere tra il bene e il male, tra ciò che è grave e ciò che non lo è.

Di conseguenza nell’azione educativa:

si contestualizzano e accentuano la motivazione ad un apprendere pragmatico, per cui il “sapere” e il “saper fare” confluiscono positivamente nel “saper essere”, e le “conoscenze” e le “abilità” si realizzano nelle “competenze”.

Oltre l’acquisizione

La costruzione delle competenze è proprio la possibilità di utilizzare le conoscenze e le abilità per poterle trasferire da un dominio all’altro in modo da impostare e risolvere un problema.

Pensiero, emozione e movimento pagano in parti uguali l’affitto al nostro corpo, la coabitazione non è forzata ma necessaria e piacevole.

Le emozioni e il movimento fanno maggiore confusione ma è proprio questa vivacità che alimenta il pensiero e facilita l’apprendimento.

Nella didattica enattiva l’essenziale di ogni apprendimento non è l’acquisizione:

  • di conoscenze
  • l’accumulo di abilità
  • lo sviluppo di capacità

ma è la possibilità di usare quello che è stato appreso per  risolvere situazioni nuove e concrete.

La didattica privilegiata, in tal senso, è di tipo laboratoriale “per problemi”, “per situazioni autentiche”, improntata all’operatività che porterà ad essere curiosi di ogni novità.

Facendo si impara prima e meglio:

se poi il fare diventa un co-fare, un collaborare allora l’apprendimento sarà più piacevole e più simile  ad un’esperienza di sport di squadra.

Il gruppo è chiamato a “risolvere un problema” impegnandosi in un  progetto nel quale ognuno coopera secondo le proprie potenzialità e attitudini.

In questo contesto lo studente non solo diventa l’attore del processo conoscitivo, ma si abitua anche a comunicare, a confrontarsi e ad organizzare con gli altri.

Le sorelle Agazzi

La didattica enattiva saldando la corporeità con i processi mentali avvia una didattica per competenze che vede gli insegnamenti scolastici finalmente interconnesse in modo da attivare un insegnamento trasversale e in rete e non più lineare e sequenziale. 

Mente e corpo formano un tutt’uno che consente un “insegnamento in situazione” in cui le funzioni manipolative, rappresentative e simboliche vengono apprese attraverso una sperimentazione continua che ogni alunno fa nella sua vita di relazione con i compagni e con l’insegnante e nel contatto attivo con le cose.

Ogni cosa ha la sua importanza, questa è stata l’intuizione delle sorelle Agazzi che con le loro cianfrusaglie, costituite da tutto il materiale occasionale che i bambini raccoglievano per strada e tenevano in tasca perché suscitava il loro interesse, organizzavano le attività didattiche.

I bambini scelgono a volte gli oggetti più impensati che stimolano la loro inventiva.

E’ inutile dar loro degli attrezzi già precostituiti.

Ricordo di un bambino che con i tappi di sughero, solo perché il sughero gli ricordava il sugo buonissimo della mamma, aveva inventato una bellissima storia alla corte del re Ragù dove il ballo preferito era la salsa.

La didattica enattiva trova la sua migliore realizzazione nella metodologia della ricerca-azione, intesa come una ricerca per l’azione, per cui il tema viene avvertito come problema in modo che crei una tensione ad apprendere.

Un’altra metodologia efficace legata ai principi della didattica enattiva è il coaching.

Un metodo finalizzato al miglioramento delle prestazioni e al raggiungimento di obiettivi di maggior valore tramite la scoperta e lo sviluppo delle potenzialità personali.

Affidandosi al “coach” lo studente che ha delle potenzialità latenti impara a scoprirle e ad utilizzarle.

Coaching
Foto di cottonbro

Il coach, quindi, è un facilitatore del cambiamento, una persona che stimola e indirizza le energie dello studente e lo aiuta a prendere consapevolezza delle sue intelligenze.

La tenerezza

La didattica enattiva per potersi realizzare fa leva sull’unica qualità indispensabile per un educatore, una dote naturale che non si può acquistare né acquisire in nessun corso di formazione: la tenerezza.

In una delle ultime lettere che Vincent van Gogh scrisse al fratello Theo si legge: 

«Voglio che la gente dica delle mie opere: “sente profondamente, sente con tenerezza.».

Sentire con tenerezza è probabilmente il testamento spirituale ed artistico del grande pittore olandese.

Non è un sentire con l’orecchio, Vincent se ne taglierà uno in una sua crisi depressiva per poi donarlo ad una cameriera di una casa di prostitute, ma è un sentire con un orecchio interno, incorporato, un terzo orecchio, capace di percepire le nostre sensazioni profonde per poi arrivare a sentire quelle degli altri.

Un’interazione funzionale con l’ambiente e con lo stato d’animo di chi ci sta vicino e chiede disperatamente senza parole il nostro aiuto.

E’ necessario imparare ad esercitare la tenerezza soprattutto quando si lavora con i bambini, con i ragazzi, con gli adolescenti in via di formazione per sentire quello che loro sentono.

Questa empatia permette di essere antenne di ciò che stanno vivendo, di essere collegati con le loro emozioni per cercare di camminargli a fianco senza essere visti come importuni invasori.

La testimonianza

Platone nel Simposio tesse un bellissimo elogio alla tenerezza dicendo che Eros stabilisce la sua dimora nell’anima degli uomini, ma non in tutte indiscriminatamente: se ne incontra una caratterizzata dalla durezza, si allontana, mentre se si imbatte in un’anima caratterizzata dalla tenerezza vi si trattiene.

Siccome dunque è sempre a contatto, con i piedi e con tutto il resto, con quello che vi è di più tenero tra le cose tenere, Eros è il più tenero degli esseri. Simile tende al simile.

Gli studenti vivono nel periodo della pubertà una fase erotica per cui vanno appassionati, ogni insegnante può imparare a camminare e a fermarsi su questo terreno tenero, e non c’è niente di più tenero, di più delicato, di più fragile e di più bello dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti in formazione.

Educare ci porterà a:
  • cambiare i nostri castelli mentali pieni di idee negative
    • di forze distruttive, di tensioni accumulate, di passati troppo presenti,
  • costruire una vita serena ed equilibrata valutando le cose con ottimismo e col giusto umorismo
  • avere relazioni fiduciose con gli altri compensando i piaceri con i doveri
  • svolgere attività stimolanti e fantasiose
  • ritrovare la semplicità nelle cose per una sana gioia di vivere.

Con i bambini bisogna scegliere la dimensione organizzativa che dia spazio alle situazioni di libera esplorazione inserendo il lavoro percettivo nei tempi giusti e con modalità ludiche.

Dopo ogni movimento il cervello non è più lo stesso, nel suo interno alcuni neuroni si svegliano e questo lo arricchisce di nuova vita.

Esplorare

L’esplorazione di nuove azioni motorie ci darà altre possibilità di esistenza, allargherà le nostre conoscenze sul mondo, ci aprirà ad una maggiore scelta tra i comportamenti ed alla fine tutto questo ci porterà alla nostra coscienza autentica, ci farà toccare la libertà.

Non c’è nessun movimento che si può comprendere fino in fondo se non lo si vive completamente.

Una persona che non esplora il suo corpo in tutti i suoi movimenti non si conoscerà mai a fondo.

Se all’improvviso si svegliano un certo numero di cellule nervose del cervello esse potranno finalmente vivere, destandosi dallo stato di letargo nel quale le abbiamo confinate.

La mattina, appena ci alziamo dal letto, possiamo partire dal semplice spazzolarci i denti con la mano che di solito non si usa.

Ricordiamoci che non ci sono gesti sbagliati, goffi, e neanche giusti e perfetti, perché tutti i movimenti hanno significati e sviluppi imprevedibili.

Circle-time, brainstorming, team-teaching. mastery-learning, problem-solving, cooperative-learning, role-play, know-how con questi termini i pedagogisti di tutto il mondo hanno cercato di sintetizzare un preciso programma educativo ed organizzativo.

Conclusione

La lingua inglese offre grandi possibilità di usare poche parole che rimandano a vasti significati e allora anche io utilizzo la versatilità di questa lingua cambiando “brain” con “motion”, (è un cambio-scambio visto che la mente e il movimento interagiscono in continuazione), produco il mio

motionstorming”, una tempesta, questa volta, di movimenti.

di Pasquale Iezza

I giovani di oggi

I giovani d’oggi

la differenza tra ciò che è bene e ciò che è male …… anche nello sport!
Come gestire il gap generazionale coi nostri giovani ed aiutarli a crescere al meglio?

Spesso i giovani d’oggi smarriscono la differenza tra ciò che è bene e ciò che è male a causa della moltitudine di stimoli esterni.

A 14-15-16 anni arrivano già i primi segnali di indifferenza emotiva, per cui sembra che un ragazzo non riesca più a provare emozioni di fronte a gesti o a fatti che avvengono.

A quest’età, a molti interessa solo ciò che procura: …

  • …una gioia istantanea
  • l’adesso e non il futuro
  • l’essere bugiardi per ottenere qualcosa

i sentimenti positivi sembrano essere scomparsi e commettere azioni sbagliate appare per loro come una cosa normale e giusta.

Nell’adolescenza, età molto difficile, avviene un’importante crescita emotiva e gli “input” esterni sono più affascinanti dei moniti e degli insegnamenti degli adulti.

I giovani d’oggi si sentono i padroni del mondo e cominciano a chiudersi in sé stessi.

  • A scuola spesso si comportano male con gl’insegnanti;
  • a casa rispondono ai genitori
    • “non ubbidiscono”
  • in palestra fanno gli strafottenti
    • “non accettano le correzioni dell’allenatore
  • non si impegnano
    • “o meglio fanno finta di impegnarsi”.
adolescenti
Foto di Jonathan Portillo

Il loro mondo è troppo spesso occupato da “cose materiali”:

  • il telefonino
  • gli amici
  • il fare il contrario del normale
    • perché è giusto così, il loro “mondo virtuale”

che di certo non sono dimostrazione dell’amore genitoriale, dell’affetto e della stima degl’insegnanti e degli allenatori, che dovrebbe essere la base di ogni processo educativo e che possono sembrare la soluzione al problema.

Come dimenticare il cambiamento nel modo di vestire!

Si dà sempre più importanza all’aspetto esteriore e alle marche all’ultimo grido, mentre prima si badava soprattutto alla personalità dell’individuo.

Agli allenamenti spesso ci si presenta con:

  • le scarpe slacciate la bandana
  • la fascetta
  • i “fantasmini”

una volta si arrivava sempre in orario, ben vestiti e con i calzettoni lunghi fino quasi al ginocchio.

vestire
Foto di cottonbro

Oltre alle relazioni profondamente rivisitate, anche i luoghi hanno avuto un cambiamento radicale:

  • ad esempio prima i parchi e gli oratori erano i luoghi di ritrovo per i giovani
L’apparente libertà

Un altro fattore fondamentale, non concesso ai giovani nel passato, è l’eccessiva libertà offerta da quei genitori, che non curanti dei rischi a cui i propri figli vanno incontro, rischiano di finire in vere e proprie tragedie.

Infine, negli ultimi anni si è diffusa a dismisura la moda dei “selfie”.

selfie
due ragazze sorridenti Foto di Emre Kuzu

Bisogna,tuttavia, sottolineare che questo fenomeno non riguarda tutto il mondo adolescenziale:

troviamo infatti molti ragazzi ben educati che non sono interessati, e preferiscono seguire le orme dei propri genitori.

Il loro mondo virtuale

Il “loro mondo virtuale” si trasforma in reale ……… e gli scherzi, le scampagnate con gli amici, le “suonate di campanelli e poi via di corsa, i “cori” e gli sfottò, che hanno reso le adolescenze passate indimenticabili, sembrano ormai aver perso il confronto!

I giovani d’oggi (non tutti, meno male!) si chiudono in un mondo tutto loro, governando il loro stato mentale e cancellando le relazioni con il mondo esterno.

In passato le amicizie venivano instaurate e consolidate con il puro contatto e dialogo, ora il contatto avviene attraverso uno schermo e influenza notevolmente i rapporti tra coetanei, provocando spesso amicizie virtuali, che si rivelano rischiose.

Pur non dimenticando che il “gap generazionale” è sempre esistito, che l’adolescenza di tutti noi è sempre stato un problema per gli adulti di ogni tempo, pare che oggi si sia dilatato a dismisura.

Con il passare del tempo è diminuita la corretta comunicazione che i giovani dovrebbe avere con i genitori, con gl’insegnanti e con gli allenatori, molti giovani non si prendono più le loro responsabilità e non sanno valutare la differenza tra il dare e l’avere,

per loro conta solo l’avere!

Conclusioni

Penso che un buon contributo al miglioramento della situazione potrebbe fornirlo la Scuola e……..tra tutte le materie che si studiano a scuola non ci sono quelle che dovrebbe essere ritenute importanti e fondamentali:

uniti
Uniti per la crescita dei nostri ragazzi
Foto di fauxels

Sono convinto che in un futuro non lontano, si possa riuscire a capire l’importanza di ciò, perché i giovani d’oggi non sono e non possono essere delle “macchine”, ma hanno forti stimoli che bisogna imparare ad alimentare in modo positivo.

Datevi da fare genitori, insegnanti, istruttori ed allenatori: è un compito vostro aiutarli nella crescita!

di Maurizio Mondoni

Il gradino

Il gradino vuoto: 9^ ed ultima puntata

La fine di un viaggio è un regalo che in questo caso porta il nome e il cognome di un anonimo velocista australiano.

La fine di un viaggio rappresenta solo l’inizio di una nuova consapevolezza.

Quella di sapere che ci sono nel mondo persone che si sono battuti e si batteranno ancora per una coesistenza più giusta tra gli uomini.

DINO DE ANGELIS

di Dino De Angelis

Novità

Novità!

Siamo davvero onorati di annunciare,  ai tanti visitatori del nostro blog, che uno dei più stimati professori del mondo sportivo ci ha regalato la possibilità di pubblicare i suoi pensieri, riflessioni o osservazioni.

E’ una grande gioia  confermare che la nostra biblioteca virtuale si arricchirà di articoli firmati dal prof. Maurizio Mondoni.

Maurizio Mondoni. nato a Cremona, è:

Oltre ad essere professore universitario nei corsi di laurea in Scienze motorie e scienze della formazione è collaboratore di diverse testate giornalistiche sportive e riviste specializzate di:

  • Minibasket e di Pallacanestro
  • riviste di didattica
  • Metodologia dell’insegnamento
  • allenamento, di Gioco e Animazione Motoria
  • biomeccanica.

Relatore di numerosi:

Allenatore di squadre di basket maschili e femminili e:

autore di moltissimi libri

Mondoni - io sto con i bambini

Un ringraziamento da tutti noi

copertina fisiologia movimento

Introduzione alla fisiologia…

del movimento convergente del movimento divergente

Immaginiamo di salire su un meraviglioso veicolo, l’ “ottomobile”, che ci conduce all’interno del nostro corpo.

L’ “ottofisso” ci farebbe percorrere sempre la stessa strada, sicura ma noiosa, l’ “ottomobile”, di cui ci parla Gianni  Rodari nella sua “Grammatica della fantasia”, (Grammatica della fantasia, Gianni Rodari, Giulio Einaudi Editore, 1973), è un otto volante capace di viaggiare su strade principali e viottoli secondari, allargando, così, la viabilità cerebrale…

Iniziamo il nostro viaggio delle emozioni in movimento

Abbiamo due possibili itinerari da seguire, quello sensitivo e quello motorio, entrambi ci dovrebbero condurre al nucleo centrale della creatività.

La superstrada è il midollo spinale che ha due corsie molto ampie attraversate da fibre sensitive e motrici.

Itinerario sensitivo

L’itinerario sensitivo tocca un insieme di località situate più o meno al centro del cervello che prendono il nome di diencefalo.

Questa tappa è consigliata ai tipi sensibili che:

  • ascoltano
  • vedono
  • gustano
  • odorano
  • sentono tutto a pelle.
Ipotalamo

Il percorso è molto emozionante, soprattutto quando si arriva ai gemelli ipotalamo dove si rivivono come in un caleidoscopio, tutte le azioni legate ad un sospiro.

ipotalamo
l’ipotalamo

In questa zona è consigliato procedere lentamente soprattutto per chi ha problemi cardiaci.

I sistemi sensoriali trasformano l’energia fisica in informazione nervosa.

Talamo

Percorrendo la via sensitiva arriveremo in un’area centrale di intenso traffico, il talamo, dove dobbiamo necessariamente rallentare, ci saranno grossi ingorghi, bisogna avere pazienza!

Al talamo arrivano tutte le informazioni provenienti dai nervi sensoriali per essere filtrate, lasciando passare, dopo un attento controllo dei documenti, solo quelle ritenute più importanti da inviare alla corteccia cerebrale.

Il talamo è un guardiano selettivo, non permette inutili intasamenti.

Le sensazioni non in regola, che non interessano, vengono bloccate.

In una notte d’estate in campagna, dopo i primi minuti, non passerà più il ripetuto concerto delle cicale a meno che non si trasformino in coleotteri (beatles) per intonare un pezzo rock.

Questa attenzione selettiva è importante perché il cervello non può seguire contemporaneamente più cose, per cui è necessario un controllo a monte.

cervello

Il passaggio in ogni istante di tutte le sensazioni non ci permetterebbe mai di riposare, gli stimoli sensoriali sarebbero troppi e incontrollabili.

Una volta che le sensazioni  giungono alla corteccia cerebrale, vengono catalogate dopo vari confronti e associazioni.

I sensi

Il talamo è collegato con cinque grosse finestre sempre aperte all’esterno, i sensi:

Queste finestre hanno il potere di far entrare più aria se le lasciamo aperte sul mondo.

Ogni finestra è collegata all’altra mediante sinapsi neuronali.

Se per un motivo o per un altro si chiude una finestra, le altre diventano progressivamente più ampie, l’aumento di dimensione fa arrivare maggiori informazioni alla stazione terminale della corteccia cerebrale che è in grado, così, di organizzare risposte adeguate.

tatto
I bambini ed il tatto

I bambini ciechi sviluppano un raffinato adattamento allargando il senso del tatto, l’aptica è la loro straordinaria capacità di sentire le cose toccandole.

Con questa forma di adattamento i  nostri sensi operano una sorta di sostituzione che determina un nuovo equilibrio. Non è la stessa cosa di quando tutte e cinque le finestre sono aperte, ma l’adeguamento permette comunque di leggere la realtà esterna e di rapportarsi adeguatamente ad essa.

I cinque sensi ogni anno si riuniscono per decidere a chi affidare il governo dello stato sensoriale; fino ad oggi il talamo è  stato sempre eletto a pieni voti, svolge talmente bene il suo lavoro, con ordine e precisione, che non ha avuto  antagonisti.

Secondo alcune fonti spionistiche, ancora poco attendibili, ci sono altri sensi, il sesto e il settimo, di cui non è stata accertata la localizzazione precisa, che vorrebbero ordire un colpo di stato, ma per ora regna la pace dei sensi.

Itinerario motorio

Questo itinerario è adatto ai tipi dinamici, che non stanno mai fermi.

E’ consigliato procedere in fretta per ogni sua tappa, in quanto non ci sono limiti di velocità. 

I sistemi motori trasformano l’informazione nervosa in energia fisica.

Il motoneurone

Per attraversare la fibra nervosa che ti porta all’area cerebrale motoria si deve pagare il pedaggio ad un casellante molto nervoso: il motoneurone, il più irascibile, è quello di tipo alfa, se non hai già pronti gli spiccioli ti trasmette un impulso talmente forte che ti può far sbandare.

L’azione del grande e nevrotico alfa è bilanciata dai motoneuroni gamma che danno informazioni sulla lunghezza delle fibre muscolari.

Un impeto forte che porterebbe ad uno stiramento del muscolo fino alla rottura, viene così ridimensionato.

Il motoneurone che regola l’equilibrio della contrazione e della decontrazione è quello di tipo beta, di grandezza intermedia: bilancia l’impulso degli alfa ed il controllo dei gamma.

motoneurone
Il motoneurone e la contrazione muscolare

L’itinerario motorio è misterioso e vario, adatto ai tipi avventurosi, dalla sua esplorazione possono avviarsi nuovi e imprevedibili movimenti per cui è bene allacciarsi la cintura di sicurezza.

I motoneuroni innervano i singoli muscoli e sono disposti in pool, i pool motoneuronali, veri e propri nuclei motori.

Ogni movimento si realizza sempre in squadra.

Nei circuiti motori più semplici, come nei riflessi spinali, c’è un neurone sensoriale connesso con un motoneurone, la liberazione di un neurotrasmettitore, l’acetilcolina, genera l’energia grazie alla quale il muscolo si contrae.

di Pasquale Iezza

Tiziano Megaro

Mi presento

Ciao! Sono Tiziano

Il (solo) responsabile di questo blog . TrainingConcept.it

Ho scritto questa presentazione nel 2014, riproposta a tutti con la presentazione di questo spazio dopo 6 anni e ancora piuttosto attuale:..

  • scrivo un po’ per scherzo, un po’ per passione, un po’ per divertimento ma molto per dare e farmi dare una mano a chi lavora nel mondo dello sport o della scuola e ha a che fare con il fisico e con la salute di tante persone;
  • non sopporto quelli che “intorbidiscono l’acqua per farla sembrare profonda”;
  • ho una laurea in Scienze motorie, ma ciò che mi ha formato veramente, è stato lavorare sui campi con i tanti atleti in 30 anni di attività (atletica leggera, pallavolo, calcio, tennis e tanto nella pallacanestro);
  • abuso di internet dal 1995 (grazie a mio fratello), ma ammiro quelli che lo odiano per farli ricredere e capire che usato bene è una ricchezza da tenersi stretto;
  • sono stato proprietario di palestra, direttore di centri sportivi, proprietario di società di servizi per lo sport ed il turismo, animatore Valtur, allenatore/istruttore (atletica, pallavolo, pallacanestro) oltre che educatore;
  • sono insegnante di scienze motorie e attività per il sostegno e preparatore fisico;
  • odio dover leggere “le condizioni e la privacy” quando si sottoscrive un contratto perché è sempre scritto con un carattere piccolo e spesso illeggibile;
  • amo tutto ciò che ha a che fare con il mare;
  • ho pensato di far partire questo blog per svariati motivi più o meno seri.

Ecco una mia “bio” più istituzionale per i più curiosi.

Mi trovi su linkeldin, su facebook, su twitter e su Instagram ma è qui che scrivo in maniera più professionale e seria.

Se sei alla ricerca di qualcuno con cui scambiare punti di vista, con cui riflettere su argomenti in tema con il blog, in maniera totalmente gratuita, scrivici pure.

Gli esperti dicono

Gli esperti dicono…

Questa “sezione” vuole essere un contributo sempre più solido per tutti quelli che decideranno di frequentare il blog ed interagire in maniera costante.

L’idea nasce dalla consapevolezza che ognuno di noi, acquisendo esperienza, diventa competente nel proprio campo e con generosità potrà metteresi a disposizione della comunità sportiva.

Per iniziare ho chiesto di “aiutarmi” e di “aiutarci” principalmente ad amici incontrati nel percorso di vita professionale, i quali hanno…

suscitato in me una grande stima da “esperti professionisti” in grado di arricchire il mio bagaglio sportivo e di vita.

Ognuno di loro, in un proprio spazio, tenterà di darci spunti, input e feedback sui vari argomenti che di volta in volta andremo a trattare e che ci ricondurranno al settore sportivo.

Oltre che un onore, è un prezioso contributo che concorre a migliorare questa mia idea, nata (come anticipato nella presentazione del blog) senza alcuno scopo di lucro ma solo per migliorare la qualità del mondo sportivo attraverso il confronto “rigorosamente gratuito” avanzando dallo stesso punto di partenza, migliorandoci e formandoci insieme.

Tanti, troppi, molti sono i blog o siti che ci invadono con grossi titoloni per poi scoprire che l’approfondimento, un webinar, un corso on line, una semlplice lettura ha un costo alto e chi lavora in palestra anche solo per passione,sperimenta sulla pelle degli altri a volte facendo bene ma altre volte no.  

Si dice che” niente si fa per niente”. Beh in questo caso no.

E’ TUTTO GRATIS!!!

Agostino Abbagnale

Agostino Abbagnale

Agostino è di Pompei ma da un bel po’ di anni umbro di adozione.

Titolare di un invidiabile curriculum agonistico nel mondo del canottaggio: 3 ori olimpici e 2 ori mondiali oltre ai vari campionati italiani. E’ stato giudicato dagli esperti un:

vogatore di eccezionale tempra atletica e tecnicamente completo

Nel 2006 è stato insignito dalla FISA (Federazione internazionale di Canottaggio) della Medaglia Thomas Keller, la più alta onorificenza nel mondo del canottaggio (mettere link wikipedia)

Attualmente è allenatore della Federazione italiana di canottaggio. Sempre  pronto a qualsiasi tipo di confronto, ha accettato senza nessun dubbio di dare il suo contributo.

Ho avuto sempre la sensazione, durante gli scambi che abbiamo avuto, della sua convinzione che tutti noi abbiamo un gran desiderio di dare alla collettività, nel senso più ampio della parola. 

Grazie, sinceramente, Agostino!

Renato Acanfora

Per me il DOC.

È un ex calciatore italiano cresciuto nelle giovanili dell’Inter dove ha disputato varie partite in Serie A. Oltre a giocare per anni tra la serie B e C (Monza, Lecco, Taranto, Prato, Rende)

Ha occupato il duplice ruolo di allenatore e giocatore con la squadra abruzzese del Roccaravindola per poi dedicarsi a tutto tondo alla sua professione di dottore specialista in medicina dello sport.

Formatore per molteplici convegni e clinic in giro per l’Italia, nonché docente dell’Università Pegaso per alcuni Master sull’alimentazione e la valutazione impedenzometrica dell’atleta.

È stato responsabile sanitario di diversi club sia di calcio che di pallacanestro e punto di riferimento per un congruo numero di atleti di varie discipline sportive.

All’oggettiva preparazione nel suo campo si abbina la capacità di far interagire i vari componenti di uno staff medico sanitario e quello tecnico, garantendo professionalità.

Cultore e studioso della preparazione fisica, buona parte del mio lavoro si basa sul confronto con lui seppure in società diverse.

Vista la sua ulteriore passione: la scrittura, gli ho chiesto di far parte di questo progetto.

Avere all’interno un professionista di questo calibro non fa altro che arricchire l’offerta iniziale che questo blog vuole dare, in attesa che divenga un punto di riferimento per avere scambi di opinioni, magari in futuro, anche dal vivo.

Grazie DOC!

Davide Antoniella a lavoro

Davide Antoniella

Laureato in scienze motorie, di Orvieto, Davide è un insegnante ma svolge anche attività come formatore, Osteopata, Preparatore Atletico professionista, Allenatore di Terzo Grado Volleyball serie A, Istruttore FIN, Personal Trainer e Istruttore Di Fitness Metabolico.

Nel suo percorso formativo, Davide frequenta l’Open Academy of Medicine- School of Medical Specialisation and Continuing Medical education – formandosi in:

Training Neuroimmunomodulation Metabolism, Clinic Nutrition and Physical Rehabilitation”. Presso l’International Society of Health Prevention, negli Stati Uniti, si è specializzato in Valutazione fisica, funzionale e prescrizione dell’esercizio per la performance e il recupero.

E’ il responsabile del centro di valutazione motorio “ACCADEMIA DEL FITNESS” sita a Parma del Dr. Massimo Spattini e del prof. Davide Antoniella.

Conosciuto nel lontano 1999, siamo sempre rimasti in contatto in ambito sportivo ma con ruoli diversi. Lui beacher, io speaker ufficiale, insieme abbiamo girato l’Italia nelle varie tappe che il circuito ci proponeva per un po’ di anni.

Il suo percorso e la sua formazione è di oggettivo rilievo e ancora oggi mi rifaccio alle sue pubblicazioni perché credo siano altamente formative e di aiuto per il mio lavoro sia scolastico che sportivo.

Altra figura che può servire a darci spunti importanti oltre ad arricchire ed impreziosire sempre di più questo blog per tutta la comunità sportiva.

Grazie Davide per il contributo che ci darai!

Dino De Angelis

Dino De Angelis

Dino, “potentino doc”!

È riuscito e riesce a farmi riflettere su tutto ciò che scorre intorno a noi. Il suo modo di parlare, la sua padronanza di linguaggio, la chiarezza, il contenuto dei suoi pensieri sono un toccasana.

Estrapolo, dal suo blog, un piccolo stralcio della sua descrizione:

“Un curioso prima di tutto. Ma anche uno un po’ pigro. Uno, cioè, che non fa nulla senza qualcosa in cambio. E quel che voglio in cambio di quel che faccio è: divertimento. Che sembra infantile, e infatti lo è. Ma non mi muovo dalla sedia se non mi diverto, qualunque cosa faccia. Poi viene tutto il resto. Ed è un limite, spesso.

Anni e anni fa, dopo aver fatto il liceo classico, mi sono laureato in scienze politiche (dovessi riscrivermi oggi, la risceglierei, non perché serva a qualcosa ma perché resta ancora una delle facoltà che mi piace di più), e poi da lì ho iniziato a girovagare nel mondo del lavoro, in un tour che spero non finisca mai. Ci sono così tante cose belle da fare e da scoprire che spero di scoprirne ancora altre.

Infatti ho fatto di tutto, dall’imprenditore all’allenatore, dallo scrittore al divulgatore, e di alcune di queste cose ancora me ne sto occupando……”

La collaborazione è iniziata più di dieci anni fa, lui come capo allenatore ed io preparatore fisico vincendo, alla fine, il campionato. Le nostre strade, da allora, non si sono più separate. Ho sempre cercato di coinvolgerlo sia in scelte lavorative sia in progetti scolastici dove ero sicuro potesse contribuire positivamente al binomio docenti – alunni e ho voluto fortemente il suo supporto in questo progetto che sto tentando di mettere in atto. Di seguito un video, inserito nel suo blog, tanto significativo e profondo da volerlo riproporre qui.

Grazie caro Dino per aver accettato di collaborare!

Antonio Di Stasio

Antonio Di Stasio

Sono di parte ma Antonio per me è più che un amico e un collega e posso affermare che la dinamicità, l’intelligenza e la creatività nell’approcciare il mondo lavorativo sono stati sempre la sua marcia in più.

L’atletica leggera ha fatto parte, fin dall’adolescenza, della sua vita raggiungendo…

risultati brillanti come atleta anche a livello nazionale. Dunque è stata logica conseguenza intraprendere l’attività di istruttore sia di atletica leggera che di nuoto nel settore agonistico.

Diplomato Isef, docente presso una scuola secondaria di primo grado come insegnante di sostegno, personal trainer, esperto di cinesiologia e posturologia è anche docente dell’Accademia italiana di Posturologia e Ortopedia Funzionale.

Gestisce ormai da tempo la “Balance posture strength” specializzata in ginnastica posturale e non solo.

Essere affiancato in quest’ avventura da chi a lungo lo ha fatto nei tanti percorsi condivisi, suscita in me una grande contentezza.

Grazie Antonio

Preside Pasquale Iezza

Pasquale Iezza

Pasquale Iezza è: un organizzatore, ideatore, inventore, tutto ciò che si propone di fare diventa una possibilità.

È un dirigente scolastico per professione ma formatore nell’anima, la sua migliore abilità è riuscire ad instaurare intese molto positive con chi incrocia il suo percorso.

Si diverte a sperimentare nuovi giochisport le cui particolarità vengono esplicate in alcuni testi come ”Il Movimento divergente” edito dalla Aranblu editore.

Diplomato ISEF, laureato in Filosofia e formatore IRSSAE per insegnanti di educazione fisica, ha scritto:

  • “Salviamo la scuola” con Giuseppe Palumbo e Anna di Capua, Edizione Nuova Atlantis, Vibo Valentia;
  • Passa” Edizione Scienze e Lettere, Roma;
  • Trenobiografia“, cortoromanzo di intrattenimento, Robin editore.

Appassionato di sport, sarà un onore avere il suo contributo e approfittare della sua abilità nella scrittura per farci guidare nella realizzazione di giochi, movimenti, esercizi da proporre in palestra a tutti i livelli, in tutte le discipline e per tutte le età.

Queste le sue parole in una sua presentazione del libro “il movimento divergente”:

Nel mondo della scuola, scherzando ma non troppo, tra insegnanti, ricorre una battuta intorno agli allievi: noi li prendiamo vivaci, attivi, liberi, curiosi e creativi e man mano che vanno avanti, classe dopo classe, ce li ritroviamo smorti, passivi, condizionati, disinteressati e annoiati. Al di là della battuta, il pensiero ‘convergente’ finisce sempre per prendere il sopravvento con il risultato di mortificare l’entusiasmo dei giovani verso la scoperta, l’intuizione e l’elaborazione. Nel migliore dei casi si hanno allievi buoni e ottimi ripetitori di schemi e di modelli precostituiti. Lo stesso accade anche nelle attività ludiche e sportive che diventano così un eccellente campo di sperimentazione

Grazie preside per essere con noi!

Sergio Luise 3

Sergio Luise

È facile instaurare un rapporto di complicità professionale quando ci si rende conto che le cose che accomunano le persone sono tante. Con Sergio credo sia accaduto proprio questo.

Di origini campane, allenatore di pallacanestro, formatosi…

tecnicamente alla JuveCaserta, prima nel settore giovanile e poi come assistente in prima squadra di coach Lele Molin e Pino Sacripanti, Sergio Luise annovera nel suo curriculum anche un’ottima esperienza da capo allenatore in serie B a Vasto. Nelle ultime due stagioni agonistiche è stato assistente di coach Marco Calvani a Recanati, poi alla Viola Reggio Calabria e successivamente  per due anni al Basket Scafati.

Ciò che mi ha colpito di più di lui è la disponibilità verso nuove idee, opportunità e alternative e la cura nel selezionarle.

Il suo spiccato self-control e la sua elevata empatia ne fanno una persona capace, perspicace, brillante ed avveduta.

Aver accettato di dare una mano per far si che questo progetto abbia successo è per me motivo di orgoglio.

Grazie Sergio!

Dario Mirra 3

Dario Mirra

Sin da giovanissimo rimane affascinato da quello che sarebbe stato il suo lavoro e si laurea in Scienze motorie.

In seguito diventa dottore in osteopatia, esperto in cinesiologia e posturologia, lavora nel mondo del tennis agonistico, nella pallavolo e nel calcio come preparatore.

Dario…

l’ho conosciuto ad un convegno dove coprivo il ruolo di relatore. Sono bastati pochi scambi per capire la preparazione, la dedizione e la propensione verso il suo lavoro.

È co-fondatore del metodo “Balance Posture –strength” che, sicuramente, in uno dei suoi articoli, ci illustrerà.

Esperto in recupero funzionale e Riatletizzazione post – traumatica, sarà una figura importante per rendere il nostro spazio quanto più qualificato e permettere a ognuno di migliorare nel proprio ruolo lavorativo.

Grazie Dario

Massimiliano Palmisani

Massimiliano Palmisani

È innanzitutto un AMICO. Se si facesse una ricerca dei sinonimi di “leale “avreste come risultato: sincero, giusto, schietto, onesto, fidato e cavalleresco.

Ecco lui è tutto questo, senza esagerazione.

È nato a Caserta, lavora nel mondo dell’economia ma è in quello sportivo dove le nostre strade si sono incrociate, lavorando insieme in un bel po’ di club.

Massimiliano non è solo colui che insegna tecniche e strategie cestistiche, ma persona pronta ad imparare sempre in ogni situazione.

Con I suoi modi e metodi riesce a facilitare l’auto consapevolezza dell’atleta e crea continue occasioni di apprendimento che gli permettono di trasmettere competenze e conoscenze con l’obiettivo di perseguire e raggiungere il risultato.

La stima è talmente tanta che gli scambi, i pareri, le critiche come anche gli elogi su ciò che ci accomuna: lo sport, sono giornalieri.

Spesso approntiamo protocolli di lavoro, lui come allenatore ed io preparatore fisico nonostante i nostri impegni siano in squadre diverse.

Il prezioso contributo che ci darà sarà di rilievo perché fatto con la massima purezza e professionalità.

Grazie Massimiliano per essere qui!

Domenico Sorgentone

Domenico  è uno che lo sport, in particolare la pallacanestro, l’ha vissuta davvero.

Di Roseto degli Abruzzi, nel corso della sua carriera, ha allenato un bel po’ di squadre, tra le tante : Vasto, Roseto, Chieti, Porto Sant’Elpidio, Scafati, Palermo, Bisceglie, Ribeira, Foligno, Atri, vincendo ben 11 campionati.

Una visione dell’allenamento a 360° con l’oggettiva bravura di far funzionare in maniera efficace ogni staff che lo coadiuva.

In uno degli 11 campionati vinti ci sono stato anche io, condividendo un anno sportivo con un allenatore del suo calibro.

E’ garantito che i suoi articoli saranno di notevole contenuto perché dettati dall’esperienza, dal buon senso, dalla generosità e dalla profonda cultura di cui Domenico è ricco.

Onorato per aver accettato di dare il tuo apporto, grazie Domenico.