Parlare in pubblico

LE “MIE” REGOLE FONDAMENTALI PER PARLARE IN PUBBLICO

Parlare in pubblico è un’arte piuttosto difficile da apprendere, perché rappresenta un vero e proprio “blocco emotivo” per molte persone.

La paura di parlare in pubblico durante una lezione in Università, a una…

…conferenza, a un convegno, colpisce indistintamente insegnanti, professori universitari e manager.

Dopo:

  • 35 anni di insegnamento in Università;
  • al C.O.N.I. provinciale, regionale e nazionale;
  • al Panathlon in qualità di Presidente e di Governatore dell’Area 2 Lombardia;
  • presso la Federazione Italiana Pallacanestro, in qualità di Tecnico Federale per 25 anni;
  • in F.I.B.A. in qualità di Formatore degli Istruttori Minibasket;
  • migliaia di Corsi di Formazione, Clinic, Convegni, Forum in Italia e nel mondo;

vi presento alcune Regole fondamentali da seguire maturate in questi anni di esperienza diretta.

Cercare di superare la paura di parlare in pubblico
paura di parlare in pubblico
Foto di Ketut Subiyanto

Per superare questo ostacolo ci si deve allenare costantemente e grazie all’esercizio continuo, “il parlare in pubblico” diventerà un piacere e non un’angoscia.
Nella maggior parte dei casi il timore di affrontare la platea è legato all’inesperienza.

Lo stress colpisce soprattutto i neofiti che si sentono inadeguati in quella determinata circostanza.

Sicuramente si migliora con l’esperienza, abbassando l’ansia e il timore di sbagliare!

Occorre prepararsi in modo adeguato
studiare in modo adeguato

E’ sbagliato imparare a memoria il discorso, ai fini di evitare improvvisi vuoti mentali e se si memorizza il discorso parola per parola, si rischia di dimenticare tutto non appena si inizia a parlare.

L’importante è avere in testa i “concetti chiave” da cui partire per elaborare un’esposizione efficace:

le parole devono venire dal cuore, non dal cervello!

Organizzare il discorso in sequenza

Ogni discorso (che deve essere preparato precedentemente), per essere più chiaro ed efficace, deve essere “strutturato” secondo una sequenza basata sullo spazio, sul tempo o su specifiche tematiche:

sequenza discorso
Foto di Polina Zimmerman

così facendo l’oratore segue un filo logico e non si perde in mille rivoli.

Parlare con entusiasmo alla platea

Ogni volta che si parla di fronte a una platea:

l’atteggiamento mentale dell’oratore influenza anche quello degli ascoltatori.

Se l’oratore è indifferente, anche gli ascoltatori saranno indifferenti, quindi per suscitare sensazioni positive bisogna credere profondamente in ciò che si dice, mostrando spontaneità e sincerità.

Durante il discorso è importante raccontare le esperienze “vissute” e utilizzare supporti visivi.

Un segreto per “essere vincenti” e catturare l’attenzione del pubblico in sala, è quello di parlare del proprio “background”, raccontando alcuni episodi della propria esperienza personale.

Se si vuole “catturare” l’attenzione della platea, è importante puntare non solo sul valore delle parole, ma anche sulle emozioni che le immagini e i video trasmettono

(poche parole scritte sulle “slides”, fotografie nitide e sfondi colorati).

Conclusioni

Queste sono le “mie” regole per parlare in pubblico, spero di avervi trasmesso un po’ più di sicurezza e determinazione!

di Maurizio Mondoni

Minibasket

OGGI I BAMBINI SANNO GIOCARE A MINIBASKET?

“Ogni bambino possiede delle capacità (DNA, esperienze,…..) e in base alle sue capacità è in grado di sviluppare delle competenze e se tu, Istruttore, vuoi migliorare le sue competenze, devi metterlo in condizione di aumentare le sue conoscenze”.

Spesso, durante i miei Clinic e…

…allenamenti, mi sono accorto che molti bambini non sanno:

  • correre
  • saltare
  • ricevere

molti sembrano dei “soldatini”, non inventano, non creano, molti non sono reattivi, si stancano subito, hanno una capacità di attenzione limitata:

non pensano.

Pensare

“Dobbiamo creare dei bambini pensanti”:

questo è lo slogan attuale.

Se non sbaglio è un concetto che ho sempre proposto da Istruttore Federale Minibasket, dal lontano 1981. 

Un bambino pensa e esegue in base alle proprie conoscenze e alle proprie capacità, altrimenti non diventerà mai compente e abile nell’eseguire un gesto o un movimento.

Ora si parla di apprendimento cognitivo, ma prima che apprendimento era?

Il cognitivismo esisteva già dal 1981 e ancora prima!
Mi ricordo che dal 1981 parlavo di tassonomia, di conoscenze, di capacità e di competenze. 

Insegno in Università Cattolica (Scienze della Formazione) da oltre 35 anni e ricordo agli addetti ai lavori che i progetti devono essere scientificamente codificati (con un gruppo di controllo) e non astratti!

Oggi si parla di neuroscienze, ma prima non si lavorava sulla lateralità, sulle funzioni dei due emisferi, sullo spazio, sul tempo?

Mi sembra il gioco delle “tre carte”!

Molti bambini non:

  • conoscono che cosa possono fare con il proprio corpo
    • quindi è importante aumentare la conoscenza degli schemi motori di base e posturali;
  • conoscono lo spazio
    • quindi è importante educare lo “spazio topologico”, migliorando le conoscenze spaziali;
  • prendono delle decisioni
    • quindi è importante fornire loro delle conoscenze relative al “making”;
  • sono in grado di modificare una iniziativa presa inizialmente
    • quindi dobbiamo migliorare le conoscenze alternative;
  • padroneggiano determinati movimenti con la palla
    • quindi “manualità” e aumento dei gesti di manipolazione
      • più conoscenze un bambino possiede più è in grado di “gestire” il movimento;
  • conoscono “i fondamentali individuali”
    • quindi sarebbe opportuno aumentare le conoscenze sui fondamentali.

E mi fermo qui! Potrei continuare…

IL MIO PENSIERO

Lavorare SOLO per competenze?

No.

Aumentare le conoscenze per diventare più competenti?

Sì.

di Maurizio Mondoni

Davide Antoniella a lavoro

Davide Antoniella

Laureato in scienze motorie, di Orvieto, Davide è un insegnante ma svolge anche attività come formatore, Osteopata, Preparatore Atletico professionista, Allenatore di Terzo Grado Volleyball serie A, Istruttore FIN, Personal Trainer e Istruttore Di Fitness Metabolico.

Nel suo percorso formativo, Davide frequenta l’Open Academy of Medicine- School of Medical Specialisation and Continuing Medical education – formandosi in:

Training Neuroimmunomodulation Metabolism, Clinic Nutrition and Physical Rehabilitation”. Presso l’International Society of Health Prevention, negli Stati Uniti, si è specializzato in Valutazione fisica, funzionale e prescrizione dell’esercizio per la performance e il recupero.

E’ il responsabile del centro di valutazione motorio “ACCADEMIA DEL FITNESS” sita a Parma del Dr. Massimo Spattini e del prof. Davide Antoniella.

Conosciuto nel lontano 1999, siamo sempre rimasti in contatto in ambito sportivo ma con ruoli diversi. Lui beacher, io speaker ufficiale, insieme abbiamo girato l’Italia nelle varie tappe che il circuito ci proponeva per un po’ di anni.

Il suo percorso e la sua formazione è di oggettivo rilievo e ancora oggi mi rifaccio alle sue pubblicazioni perché credo siano altamente formative e di aiuto per il mio lavoro sia scolastico che sportivo.

Altra figura che può servire a darci spunti importanti oltre ad arricchire ed impreziosire sempre di più questo blog per tutta la comunità sportiva.

Grazie Davide per il contributo che ci darai!