creatività

Alla ricerca della creatività

La creatività, per il pediatra e psicoanalista britannico Donald Woods Winnicott, è “energia fondamentale e di base che guida lo sviluppo di una persona”.

E’ una potenzialità di tutti e quindi una meta per tutti.

Ognuno ha un potenziale creativo che può essere risvegliato con gli stimoli adeguati e nell’ambiente giusto.

Albert Einstein affermava che per arrivare alla soluzione di un problema si deve cambiare il modo di pensarlo.

Relazione stretta tra corpo, movimento e creatività.

Chi crea, chi si muove, si mette in azione e questo lo fa stare in contatto con il suo mondo interiore procurandogli gioia e consapevolezza.

E’ molto difficile dire con precisione che cos’è la creatività  ed in quale parte del cervello risiede.

creativo
Foto di Kaboompics.com

Ogni studioso, in base all’indirizzo scientifico seguito, dà un’interpretazione diversa, per cui la ricerca è ancora aperta.

Un punto su cui i teorici sono però d’accordo è che la creatività è una delle qualità più importanti dell’essere umano.

E’ lo slancio vitale che ci permette di esprimerci in mille modi diversi, senza di essa, la persona non potrebbe esplorare il mondo nelle pienezza delle proprie possibilità, ma sarebbe dominato:

che porterebbero inevitabilmente alla morte della soggettività.

Un individuo creativo è colui il quale dà un’impronta personale alla propria vita, inserito nel mondo lo capisce, si adatta ad esso ed è in grado di modificarlo.

Ognuno può lasciare la propria traccia perché tutti siamo persone creative, ogni soggetto è portatore di novità:

basta solo avere un atteggiamento aperto e disponibile alle novità e circondarsi di oggetti gialli perché dicono che aiuta.

oggetti gialli
Foto di Will Mu
Nello specifico

La creatività è un’attività molto complessa che è determinata dall’attivazione simultanea di tante aree, può partire:

  • da un pensiero
  • da uno stimolo esterno
  • da una sensazione
  • da un’intuizione
  • da un movimento
  • da un’emozione

che non possono mai essere completamente separati.

La sua unicità sta proprio nella pluralità dei circuiti nervosi intimamente connessi.

Le aree cerebrali coinvolte sono numerose con una maggiore prevalenza di quelle dell’emisfero destro che è pieno di cellule nervose emotive, intuitive e con talento artistico che vivono per strada suonando, dipingendo, scolpendo ed inventando giorno per giorno un modo di vivere.

L’emisfero sinistro ricco di neuroni bravi in matematica, che parlano e ragionano logicamente, calcolando tutto, ha un preciso ruolo nei processi creativi.

Il corpo calloso è il ponte di collegamento tra i due emisferi che quindi, sostanzialmente, non sono separati.

cervello - aree cerebrali
Foto di meo
Conclusione

Immaginare due cervelli divisi ognuno con una sua precisa funzione è quindi sbagliato perché attraverso la tangenziale del corpo calloso a doppio senso e ad otto corsie viaggiano tutte le  informazioni possibili.

Lo scambio di notizie, i collegamenti, con i nuclei diencefalici e con il sistema limbico sono talmente continui e frequenti che alla fine non si ha più una reale separazione tra il razionale e l’artistico, tra l’emozione e il pensiero, tra i movimenti divergenti e convergenti.

I due emisferi in realtà fanno parte di un unico grande raccordo.

di Pasquale Iezza

I giovani di oggi

I giovani d’oggi

la differenza tra ciò che è bene e ciò che è male …… anche nello sport!
Come gestire il gap generazionale coi nostri giovani ed aiutarli a crescere al meglio?

Spesso i giovani d’oggi smarriscono la differenza tra ciò che è bene e ciò che è male a causa della moltitudine di stimoli esterni.

A 14-15-16 anni arrivano già i primi segnali di indifferenza emotiva, per cui sembra che un ragazzo non riesca più a provare emozioni di fronte a gesti o a fatti che avvengono.

A quest’età, a molti interessa solo ciò che procura: …

  • …una gioia istantanea
  • l’adesso e non il futuro
  • l’essere bugiardi per ottenere qualcosa

i sentimenti positivi sembrano essere scomparsi e commettere azioni sbagliate appare per loro come una cosa normale e giusta.

Nell’adolescenza, età molto difficile, avviene un’importante crescita emotiva e gli “input” esterni sono più affascinanti dei moniti e degli insegnamenti degli adulti.

I giovani d’oggi si sentono i padroni del mondo e cominciano a chiudersi in sé stessi.

  • A scuola spesso si comportano male con gl’insegnanti;
  • a casa rispondono ai genitori
    • “non ubbidiscono”
  • in palestra fanno gli strafottenti
    • “non accettano le correzioni dell’allenatore
  • non si impegnano
    • “o meglio fanno finta di impegnarsi”.
adolescenti
Foto di Jonathan Portillo

Il loro mondo è troppo spesso occupato da “cose materiali”:

  • il telefonino
  • gli amici
  • il fare il contrario del normale
    • perché è giusto così, il loro “mondo virtuale”

che di certo non sono dimostrazione dell’amore genitoriale, dell’affetto e della stima degl’insegnanti e degli allenatori, che dovrebbe essere la base di ogni processo educativo e che possono sembrare la soluzione al problema.

Come dimenticare il cambiamento nel modo di vestire!

Si dà sempre più importanza all’aspetto esteriore e alle marche all’ultimo grido, mentre prima si badava soprattutto alla personalità dell’individuo.

Agli allenamenti spesso ci si presenta con:

  • le scarpe slacciate la bandana
  • la fascetta
  • i “fantasmini”

una volta si arrivava sempre in orario, ben vestiti e con i calzettoni lunghi fino quasi al ginocchio.

vestire
Foto di cottonbro

Oltre alle relazioni profondamente rivisitate, anche i luoghi hanno avuto un cambiamento radicale:

  • ad esempio prima i parchi e gli oratori erano i luoghi di ritrovo per i giovani
L’apparente libertà

Un altro fattore fondamentale, non concesso ai giovani nel passato, è l’eccessiva libertà offerta da quei genitori, che non curanti dei rischi a cui i propri figli vanno incontro, rischiano di finire in vere e proprie tragedie.

Infine, negli ultimi anni si è diffusa a dismisura la moda dei “selfie”.

selfie
due ragazze sorridenti Foto di Emre Kuzu

Bisogna,tuttavia, sottolineare che questo fenomeno non riguarda tutto il mondo adolescenziale:

troviamo infatti molti ragazzi ben educati che non sono interessati, e preferiscono seguire le orme dei propri genitori.

Il loro mondo virtuale

Il “loro mondo virtuale” si trasforma in reale ……… e gli scherzi, le scampagnate con gli amici, le “suonate di campanelli e poi via di corsa, i “cori” e gli sfottò, che hanno reso le adolescenze passate indimenticabili, sembrano ormai aver perso il confronto!

I giovani d’oggi (non tutti, meno male!) si chiudono in un mondo tutto loro, governando il loro stato mentale e cancellando le relazioni con il mondo esterno.

In passato le amicizie venivano instaurate e consolidate con il puro contatto e dialogo, ora il contatto avviene attraverso uno schermo e influenza notevolmente i rapporti tra coetanei, provocando spesso amicizie virtuali, che si rivelano rischiose.

Pur non dimenticando che il “gap generazionale” è sempre esistito, che l’adolescenza di tutti noi è sempre stato un problema per gli adulti di ogni tempo, pare che oggi si sia dilatato a dismisura.

Con il passare del tempo è diminuita la corretta comunicazione che i giovani dovrebbe avere con i genitori, con gl’insegnanti e con gli allenatori, molti giovani non si prendono più le loro responsabilità e non sanno valutare la differenza tra il dare e l’avere,

per loro conta solo l’avere!

Conclusioni

Penso che un buon contributo al miglioramento della situazione potrebbe fornirlo la Scuola e……..tra tutte le materie che si studiano a scuola non ci sono quelle che dovrebbe essere ritenute importanti e fondamentali:

uniti
Uniti per la crescita dei nostri ragazzi
Foto di fauxels

Sono convinto che in un futuro non lontano, si possa riuscire a capire l’importanza di ciò, perché i giovani d’oggi non sono e non possono essere delle “macchine”, ma hanno forti stimoli che bisogna imparare ad alimentare in modo positivo.

Datevi da fare genitori, insegnanti, istruttori ed allenatori: è un compito vostro aiutarli nella crescita!

di Maurizio Mondoni

Caratterisctiche individuali giocatori

Le caratteristiche individuali

…dei giocatori avversari

Nell’articolo precedente ho trattato quella parte del lavoro di noi allenatori che riguarda la diffusione e la condivisione dei giochi avversari, le varie modalità in cui avvengono, gli obiettivi che ci prefiggiamo di ottenere e la collocazione temporale all’interno di una settimana lavorativa.

Come detto più volte, proposte molto soggettive.

In questo nuovo contributo vorrei porre l’attenzione, invece, sull’importanza che assumono le caratteristiche individuali dei giocatori avversari.

Individual skills / Stats

Buona parte, infatti, delle informazioni degli avversari che lo staff tecnico trasmette alla propria squadra, riguardano le cosiddette individual skills accompagnate dalle “stats”.

caratteristiche individuali

Le prime rappresentano non solo ciò che il giocatore “sa fare”:

  • quindi i suoi pregi e i suoi difetti dal punto di vista tecnico;
  • il suo ruolo tattico

“ma anche”:

  • ciò che egli rappresenta per la propria squadra;
    • se è un punto di riferimento in attacco o in difesa;
    • se è un leader o un gregario;
    • se è un “go to guy” o un “teamworker”.
teamwork
foto di Andrea Piacquadio

Ovviamente la visione delle partite è altrettanto importante come quando bisogna redigere il playbook della squadra avversaria ed è facilmente intuibile che, in questo caso, il numero delle partite visionate è di fondamentale importanza.

Poche potrebbero dare false indicazioni (fake news), mentre un numero adeguato ci permette di avere maggiore certezza nello scegliere cosa condividere con i propri atleti dei futuri avversari.

Spesso gioca un aspetto fondamentale la conoscenza diretta del giocatore e, se non è possibile riscontrarla all’interno dello staff, ecco che ritornano d’aiuto le telefonate fatte, magari, in passato con altri colleghi che ci permettono di aggiungere anche delle note caratteriali al profilo dell’avversario.

Le seconde, ovvero le statistiche, nel basket moderno acquistano anno dopo
anno, stagione dopo stagione, sempre più rilevanza.

Esse sono, non solo di supporto al giudizio circa l’efficacia, ma, grazie ai dati numerosi ed approfonditi che siamo mi grado di ricavare dai vari siti specializzati, anche indicative circa le abitudini dei singoli giocatori.

Esempio

oggi di un avversario possiamo sapere, con un’elevata accuratezza:

  • quante volte attacca il ferro con la mano destra;
    • quante con la sinistra;
  • in che percentuale utilizza quel tipo di conclusione
  • se è in uscita dal lato destro piuttosto che sinistro
  • cosa fa dopo un blocco
  • cosa preferisce fare negli ultimi secondi dell’azione e così via!

Tutto merito della famosa arte di scoutizzare una partita.

scouting

Vi sono colleghi all’interno degli staff tecnici che si sono specializzati in questo compito.

Il report

Ritorniamo ora al materiale che si sceglie di condividere con la propria squadra.

Come per i giochi avversari, non c’è una regola valida per tutti e per tutte le
situazioni.

Ogni staff ha le sue regole e abitudini, riporto le mie.

Nell’organizzare le informazioni da trasmettere alla squadra parto da una quasi certezza:

la prima voce del report che i giocatori vanno a guardare sono le stats degli avversari, in particolare dei giocatori che immaginano di dover marcare!

Ed è questo il motivo per cui è fondamentale la scelta e la modalità dei “numeri” che si propongono.

Essi devono essere di supporto e non dare cattive indicazioni, meglio
non fornirli se non siamo sicuri di ciò che evidenziamo!

Dobbiamo avere chiaro in mente il messaggio che vogliamo condividere e l’obiettivo che vogliamo raggiungere.

Report
  • Inutile sottolineare le buone percentuali di un giocatore da tre punti
    • se i suoi tentativi non sono significativi
  • Al contrario, è un errore non mettere in guardia sulla pericolosità di un tiratore che in carriera ha avuto sempre alte percentuali
    • magari meno fino a quel punto della stagione e quindi riportare anche i dati delle altre annate oltre a quella attuale.

Il sapere quali sono le soluzioni più efficaci a seguito di un preciso movimento o di uno schema, hanno più valenza di una “fredda” media aritmetica.

Il tutto deve essere coerente con le indicazioni che diamo per presentare le caratteristiche di un giocatore avversario e con le immagini che nelle varie riunioni presentiamo alla squadra.

non credo sia un messaggio chiaro riportare clip in cui un giocatore mostra una skill che statisticamente non è un dato significativo.

Organizzazione del report

Le indicazioni scritte preferisco siano dei flash, molto sintetiche, in stile linguaggio sms, devono catturare l’attenzione di una generazione abituata a vedere video più che leggere.

Le clips devono essere mirate, di ogni singolo giocatore.

Devono:

  • mostrare le caratteristiche principali, legate alle statistiche;
  • più brevi possibile
    • giusto il tempo d’ individuare il giocatore e di capire in che contesto tecnico e tattico si sviluppano;
  • mostrare anche i punti deboli
    • che messaggio diamo alla squadra se mostriamo solo canestri di un avversario?!.
Influenza della categoria del campionato

In un campionato di medio livello troveremo giocatori con qualità e difetti ben riconoscibili su cui speculare e dove la conoscenza specifica di ogni avversario può veramente fare la differenza e indirizzare il risultato di una partita.

Diverso il discorso quando il livello sale.

In questo caso dovremo confrontarci con giocatori dal talento elevato con un bagaglio tecnico importante e completo, magari roster molto lunghi e con infinite possibilità.

Nel primo caso credo che il tempo da dedicare al trasferimento delle informazioni individuali debba coprire una fetta importante del lavoro di uno staff.

Credo sia importante coinvolgere i singoli giocatori informandoli il prima possibile dei propri diretti avversari, farlo nei primissimi giorni della settimana dedicati alla squadra avversaria, anche prima dei riferimenti agli schemi.

Nel secondo caso, invece, si parla di limitare la pericolosità di un avversario, magari necessita di un lavoro di squadra piuttosto che singolo, non si parlerà più di speculare sui difetti, ma bensì di accorgimenti tattici, di una difesa di squadra e quindi di collaborazioni.

giocatore
Foto di Wallace Chuck

É opportuno, quindi, informare e coinvolgere tutta la squadra, operare delle scelte di cui siano consapevoli tutti i giocatori dedicandovi del tempo sul campo importante.

Conclusione

In ogni caso, alla base di qualsiasi ragionamento e programmazione, non bisogna mai dimenticare che la pallacanestro è un Gioco di squadra, per il sottoscritto la più alta espressione.

Non si vincerà o perderà mai per un solo giocatore, ma ricordare, invece, che il valore di un gruppo coeso è sempre superiore alla somma dei valori dei singoli giocatori.

di Sergio Luise