Esercizio di libera esplorazione

Esercizi di libera esplorazione: 50 idee

Secondo parte (esercizi di libera esplorazione del n. 26 al . n. 50)

Riprendendo e ripetendo il concetto della prima parte dell’articolo, gli esercizi di libera esplorazione motoria, di seguito elencati, non servono a dare delle risposte.

Ogni soluzione irrigidisce il movimento divergente, sono solo delle proposte che invitano a vedere il proprio corpo in movimento come il pennello di un artista.

Sono pensati per spingere i ragazzi ad ascoltare…

…l’energia dei propri impulsi spontanei profondi in modo da articolarli in movimenti espressivi, visibili e organizzati.

26. La rappresentazione

In circolo, si mette un oggetto al centro del cerchio ed ognuno,  a turno, si relaziona con esso in movimento, ci gioca come vuole:

è importante lasciare libera la fantasia per rappresentarsi l’oggetto in modi diversi.

27. Il sogno in movimento

Ognuno, a turno, racconta con i movimenti il proprio sogno nel cassetto, cosa vorrebbe fare da grande; gli altri devono cercare di indovinarlo.

E’ importante osservare tutte le fasi del movimento e le parti anatomiche che vengono utilizzate maggiormente.

28. Il blocco motorio

Ci si divide a coppie, un ragazzo fa un movimento e poi si blocca in un posizione statica; l’altro risponde a questo movimento, quando si ferma, a sua volta, può ripartire il compagno e così via.

Il mobile e l’immobile

Ogni ragazzo, su invito dell’insegnante, deve prima rappresentare

un oggetto immobile:

  • tavolino
  • sedia
  • spaventapasseri

e poi un oggetto mobile:

  • treno
  • aereo
  • carrello della spesa
  • ecc…

Ognuno deve sforzarsi di cercare soluzioni accettabili.

29. I due schieramenti

Si dividono i ragazzi in due squadre che si dispongono una di fronte all’altra.

Ogni squadra ha, di volta in volta, un capitano che esegue dei movimenti.

I componenti della sua squadra avanzano verso l’altro schieramento compiendo prima tre passi in avanti e poi eseguendo il movimento proposto dal capitano.

L’altra squadra, una volta osservato il movimento, deve rispondere con un’azione motoria eseguita dopo tre passi in avanti che abbia una qualche relazione con quella dell’altro schieramento.

Tutti devono essere capitani almeno una volta.

I due schieramenti imitano poi la danza tipica del popolo Maori, la Haka, resa celebre dalla nazionale di rugby della Nuova Zelanda: gli All Blacks.

30. Un cerchio per terra

Si dispongono a terra tanti cerchi quanti sono i ragazzi, ognuno all’interno del proprio.

Al via dell’insegnante tutti lasciano i propri cerchi e corrono esternamente ad essi, allo stop devono cercare di occupare il cerchio più vicino, nel frattempo ne è stato tolto uno.

Chi resta fuori viene eliminato e viene tolto un altro cerchio fino a quando ce ne sarà uno solo a terra.

31. Un cerchio alla testa

Ogni ragazzo ha un cerchio che fa rotolare liberamente nello spazio motorio.

Al via dell’insegnante ognuno deve lasciare il proprio cerchio e cercare di catturare quelli del compagno quando sono ancora in movimento, prima che cadano a terra, vince chi ne prende di più.

32. La sensazione in movimento

In circolo, l’insegnante dà ad ogni ragazzo un bigliettino sul quale è indicato un movimento, una sensazione da vivere, poi invita singolarmente i ragazzi a sentire quel movimento.

Le situazioni possono essere, ad esempio:

cammina come se fossi…

  • su un bel prato fiorito
  • sul ciglio di un burrone
  • su un campo minato
  • su un terreno pieno di chiodi
  • sulle uova
  • su una superficie elastica
  • sulle sabbie mobili
  • su un asse di equilibrio…

E’ importante che i ragazzi si immedesimino nella sensazione, vivano il movimento.

Ogni sensazione parte dall’interno e poi si manifesta.

E’ fondamentale imparare ad ascoltare il proprio corpo e le emozioni.

Quasi sempre siamo “sconnessi” e i pensieri ci impediscono di sentire quello che proviamo nel profondo di noi stessi.

33. La scelta

L’animatore dà ad ogni ragazzo un foglietto sul quale c’è scritta una cosa da fare e tutti eseguono i movimenti suggeriti.

In una seconda fase ognuno, osservando gli altri, deve scegliere qualcuno che può avere una qualche relazione con il suo movimento.

Ad esempio, se su un foglietto c’è scritto “rospo” e su un altro “rana” si dovrebbe formare la coppia.

E’ interessante notare i rapporti che si vengono a creare dove non c’è una precisa e scontata relazione.

34. L’interessamento

Ci si divide a coppie.

Uno dei due partner delle coppie, con cinque movimenti, deve cercare di interessare l’altro che l’osserva.

Si possono utilizzare attrezzi codificati e non.

Se scatta l’interessamento i due ragazzi si relazionano con quei movimenti.

Si scambiano poi i ruoli.

Se una coppia non trova stimolante nessun movimento costruito nel suo interno può inserirsi nei movimenti di un’altra coppia e relazionarsi con essa.

In questo modo si crea una relazione ed interazione espressiva con l’altro ed il gruppo.

35. Il marchingegno

In circolo, un ragazzo va al centro ed esegue un movimento automatico che ripete in continuazione.

Uno alla volta gli altri ragazzi possono inserirsi in questo movimento cercando di essere funzionali al marchingegno e ai suoi specifici ingranaggi.

Si può accompagnare ogni movimento con un suono o una parola.

Ognuno trova un’armonia tra il proprio sentire, pensare ed agire con quello dell’altro per costruire insieme la fantastica macchina.

36. L’intruso

In circolo, con gli occhi chiusi, ognuno si muove liberamente nello spazio.

L’animatore tocca sulla spalla un ragazzo che da quel momento deve compiere l’azione indicata su di un foglio.

A questo punto tutti possono aprire gli occhi e sempre muovendosi devono, cercare di capire chi sta eseguendo l’azione diversa e cosa sta rappresentando.

37. Il suono del silenzio

A coppie, uno con gli occhi chiusi, l’altro che lo guida parlandogli.

Appena finisce di parlare, il compagno deve fermarsi e, per ripartire, deve sentire solo la voce della sua guida.

E’ importante la modulazione dell’uso della voce.

38. La guida

Ci si divide in coppie.

Un ragazzo ha gli occhi bendati e l’altro lo guida nello spazio scegliendo:

  • un suono identificativo
  • una parola
  • un verso di animale
  • il nome del compagno
  • ecc…

Successivamente il ragazzo bendato rimane fermo e il compagno che lo guida si allontana da lui, poi, ad una certa distanza, ripete il suono identificativo in modo che possa essere raggiunto.

39. I diversi materiali

I ragazzi con gli occhi bendati devono immaginare di entrare in particolari spazi contenenti materiali diversi, ad esempio:

  • miele
  • piume
  • mattoni
  • fiori
  • ecc…

Poi, sempre con gli occhi bendati, si entra nella stanza dei segreti, dove si riconoscono gli oggetti smarriti esclusivamente attraverso il tatto.

40. La strada da percorrere

I ragazzi bendati vengono invitati a camminare lentamente nello spazio, a trovare un punto preciso dove rivivere una loro sensazione.

Essi devono cercare di ricordarsi:

  • il posto
  • lo spazio significativo
  • le persone con cui stavano
  • il vestito che indossavano
  • i colori
  • i suoni
  • il profumo dell’aria
  • le parole dette e quelle pensate.

La creatività può percorrere anche la strada del passato.

In questo caso esso viene arricchito con il nostro nuovo essere e viene modificato e reso attuale aprendo le ragnatele del nostalgico ricordo.

41. Il racconto

L’animatore legge un racconto di situazioni particolari:

è una bella giornata.

C’è il sole, inizia a piovere, piove a catinelle, fa freddo.

Si forma una grande pozzanghera di acqua che si trasforma in una lastra di ghiaccio.

Scivoli su un sentiero pieno di fango, sassoso, cosparso di carboni ardenti, di lame taglienti.

Il passo diventa incerto, ecc…

Ogni ragazzo deve mimare un modo di andare avanti nel percorso immaginando di vivere le diverse sensazioni.

Si stimola l’attenzione alla storia e la coordinazione tra le varie sequenze narrate.

42. Il mestiere

I ragazzi devono far indovinare attraverso gesti mimici un tipo di lavoro ai compagni.

I vari mestieri individuati poi si mettono insieme se tra di loro si riesce a trovare un legame professionale.

Alcuni lavori potranno essere anche caricaturizzati accentuando il loro lato ripetitivo.

43. La drammatizzazione

In circolo, un ragazzo va al centro e improvvisa una drammatizzazione.

I compagni cercano di capirne il significato, poi, nella fase di verbalizzazione fanno domande come:

  • Chi eri ?
  • Cosa stavi facendo ?
  • Dove ti trovavi ?

In questo modo, il ragazzo che ha eseguito l’improvvisazione prende maggiore consapevolezza di quello che ha fatto.

Quando gli viene chiesto di ripetere la drammatizzazione è in grado di stare più attento alla successione dei movimenti.

Si promuove l’apprendimento cooperativo.

44. Il minollo

Sperimentare diversi modi di muoversi.

Ad esempio, quando si cammina provare a farlo:

  • sulle punte
  • sui talloni
  • sulle parti esterne dei piedi
  • con le anche alzate, lateralmente
  • all’indietro, rimbalzando
  • come un uomo primitivo
  • come un animale inventato da ciascun partecipante

tipo:

  • il minollo
  • il coccobrillo
  • il coccodrillo ubriaco
  • il canguro saltapasti
  • l’ornitorinco laringoiatra.

Si stimola, in questo modo, la fantasia dei ragazzi.

45. Il senso dell’umorismo

Osservare alcuni filmati dei grandi comici come Charlot e Totò e cercare di imitare i loro buffi movimenti.

Per esercitarsi all’umorismo basta entrare in una classe di bambini e fare tutto quello che ti dicono di fare.

Si entra così nel loro gioco, nel loro racconto per poi farlo evolvere inserendo le proprie conoscenze.

Il racconto può diventare anche molto comico.

46. Cambiare gioco

Sentire come si trasforma un movimento passando da uno stato all’altro.

Ad esempio immaginare di giocare a pallavolo con un compagno e poi, improvvisamente, con lo stesso pallone, cambiare disciplina sportiva.

47. Abbattere i muri

I ragazzi formano un muro con i loro corpi all’impiedi tenendosi uniti molto stretti, senza lasciare spazi.

Da una parte e dall’altra del muro ci sono due ragazzi che devono tentare di comunicare tra loro.

Il muro cerca di ostacolare in tutti i modi questa comunicazione.

Questo esercizio facilita lo sfogo delle emozioni represse, trasformandole con l’aiuto del compagno.

48. La meta

I ragazzi partono da un punto dello spazio e devono arrivare ad un altro stabilito in precedenza dall’insegnante.

Ogni ragazzo deve cercare di farlo camminando su due piedi avendo la possibilità di guardare in avanti in modo da fissare la meta.

Si invita a riflettere che la nostra attività più spontanea, il camminare guardando in avanti, in realtà, è una grande conquista evolutiva dell’umanità.

Gli animali stanno curvi e guardano il suolo, l’uomo ha un viso “volto” verso l’alto.

49. Collegare i movimenti

In circolo, due ragazzi vanno al centro ed eseguono due movimenti liberi.

Gli altri ragazzi, dal posto, devono cercare di legare i due movimenti.

Se qualcuno trova una valida soluzione va la centro e cerca di collegarli.

Si stimola l’improvvisazione.

50. Il gioco di movimento

Dare ad ogni ragazzo due attrezzi diversi ed invitarli a creare con questi attrezzi un gioco di movimento.

Il gioco è utile per dare forma, corpo, suono al proprio immaginario.

Ed infine l’ultimo esercizio.

Il più semplice ma probabilmente anche il più efficace:

trovare durante la giornata mezz’ora per camminare all’aria aperta possibilmente in compagnia.

Ascoltare la natura e parlare con un amico guardandolo negli occhi oltre a stimolare il pensiero e la memoria permettono l’unione del movimento e della creatività.

Per la prima parte dell’articolo (esercizi dal n. 1 al n. 25): cliccare qui

LA REDAZIONE

di Pasquale Iezza

Libera esplorazione

Esercizi di libera esplorazione: 50 idee

Prima parte (esercizi di libera esplorazione del n. 1 al . n. 25)

Gli esercizi di libera esplorazione motoria, di seguito elencati, non servono a dare delle risposte, perché ogni soluzione irrigidisce il movimento divergente.

Sono solo delle proposte che…

…invitano a vedere il proprio corpo in movimento come il pennello di un artista.

Sono pensati per spingere i ragazzi ad ascoltare l’energia dei propri impulsi spontanei profondi in modo da articolarli in movimenti espressivi, visibili e organizzati.

1. L’accoglienza

In circolo, ognuno si predispone ad accogliere i compagni, per recuperare l’ascolto profondo del proprio corpo e dei propri movimenti.

Divaricare le gambe in modo da sostenere in modo equilibrato il corpo, con le mani lungo i fianchi e le palme rivolte all’interno, verso le gambe.

Al via tutti sollevano le braccia staccandole lentamente dal corpo, mani aperte, con le palme girate in su, il movimento si può concludere portando le braccia al petto incrociate nella posizione di abbraccio.

Questo gesto dell’accoglienza inizia il nostro lavoro di ricerca sostenendo una relazione serena e positiva. Ognuno è come se dicesse:

“io ci sono”, “io ho qualcosa da esprimere, da comunicare”.

2. Un saluto in movimento

In circolo, ognuno si presenta dicendo il suo nome e poi eseguendo un movimento libero.

I compagni ripetono il suo nome ed il suo movimento.

Dire il proprio nome è la prima cosa che ci mette in relazione con gli altri, dopo possiamo essere identificati e chiamati.

Inoltre ripetere in gruppo un qualsiasi movimento eseguito da un compagno implica accettazione e condivisione della libertà di espressione.

Fondamentale è l’osservazione del movimento dell’altro e quindi il suo ascolto.

3. La presentazione

In circolo, sulla musica, un ragazzo alla volta va al centro, ed esegue dei movimenti che gli altri ripetono dal loro posto.

L’animatore deve favorire lo spostamento al centro di tutti i ragazzi.

Le musiche possono cambiare perché ritmi diversi determinano differenti movimenti.

La gestualità libera favorirà l’improvvisazione.

4. L’incontro

Muoversi liberamente nello spazio ed incontrando un compagno salutarlo come si vuole:

  • con un gesto,
  • uno sguardo,
  • un saluto formale,
  • un contatto fisico.

Il movimento facilita la relazione, la coordinazione e l’interazione espressiva con l’altro ed il gruppo.

5.Lo spazio

Conoscere attentamente l’area motoria, camminare liberamente nello spazio osservando tutto e poi scegliersi il proprio posto.

Camminare ascoltando il ritmo della propria camminata e il respiro ad essa abbinato senza avere fretta.

E’ importante imparare ad occupare lo spazio rispettando quello dell’altro (se allargando le braccia si urta un compagno bisogna trovare un altro spazio).

Nello spazio si potrà riconoscere:

la forza e la leggerezza, la velocità e la lentezza, la respirazione e la propria musica interiore.

6. Il monologo motorio

Ogni ragazzo deve raccontarsi per due minuti attraverso il movimento.

Questa è una fantastica esperienza di corpo sentito per l’espressione di sensazioni, stati d’animo, azioni e situazioni.

7. Il volto dei colori.

I ragazzi devono associare i movimenti ai colori che, a mano a mano, vengono mostrati.

Alcuni tipi di luce possono:

irritarci, altri calmarci, il mondo esterno condiziona il nostro sentire, le nostre emozioni, le nostre azioni motorie.

gioco libera esplorazione 2
foto da: greenme.it
8. L’imitazione

Ciascuno cammina liberamente nello spazio ed imita prima immagini proposte dall’animatore (ad esempio il volo di un aquilone) e poi oggetti reali o fantastici creati liberamente.

La gestualità espressiva stimola l’ uso creativo del corpo proprio.

9. I due mondi

Si divide lo spazio motorio in due metà, in una si cammina come se si fosse nel mondo reale, nell’altra nel mondo fantastico.

Fra i due mondi c’è una linea di confine in cui ogni ragazzo può fermarsi a pensare prima di passare da un mondo all’altro.

Dopo aver sperimentato il proprio corpo nei due mondi i ragazzi, al via dell’animatore, decidono in quale mondo vivere.

Dopo questo esercizio si passa alla fase di verbalizzazione in cui si chiede ai ragazzi:

come ci si sentiva nei due spazi.

10. Il confine

Ci si dispone di fronte ad un filo teso (se non c’è la rete di pallavolo).

Ogni ragazzo, oltrepassando il filo, approda nel mondo della fantasia motoria e lì può muoversi come vuole.

Ritornato al suo posto deve cercare di convincere i suoi amici a passare dall’altra parte.

11. Lo spazio dell’inventore.

Si divide lo spazio in due metà, in una si posizionano gli inventori dei movimenti, nell’altra gli osservatori.

Al via dell’animatore gli inventori creeranno nuove azioni libere e gli osservatori sceglieranno  quelle più coinvolgenti.

Si chiede, nella fase di verbalizzazione, la motivazione della scelta.

Nella seconda fase si invertiranno le posizioni degli inventori e degli osservatori.

Si darà forma, corpo, suono, al proprio immaginario.

12. Il dialogo con il corpo

Ci si divide a coppie e ci si tiene per mano.

Un ragazzo compie un movimento e poi lo passa all’altro che lo ripete facendone a sua volta un altro che poi ripassa al compagno:

la comunicazione passa attraverso il contatto corporeo.

Quando due persone si incontrano e dialogano con il proprio corpo imparano ad ascoltare i reciproci movimenti.

Singoli movimenti messi in comune tra due persone diventano un’azione.

13. Lo specchio creativo

Ci si divide a coppie.

Un ragazzo esegue dei movimenti spontanei e l’altro li imita a specchio.

E’ importante, attraverso l’osservazione, impadronirsi dei movimenti dell’altro per imparare ad ascoltarlo.

In una fase successiva si osserverà prima il movimento del compago e poi lo si ripeterà, però trasformandosi in uno specchio deformato:

lo specchio che imbruttisce, che abbellisce, che caricaturizza, ecc…

Nella fase di verbalizzazione è importante verificare:

in quanti modi diversi può essere visto un movimento, come è possibile trasformarlo e a quante cose ci rimanda.

14. I condizionamenti

Giocare ad eseguire i movimenti normalmente assegnati dalla cultura e dai condizionamenti sociali, ai maschi ed alle femmine:

è bene far riflettere i ragazzi che i movimenti non hanno sesso, non ci sono movimenti maschili e movimenti femminili.

15. La sfida della tartaruga

Sentire le sensazioni dei movimenti eseguiti molto velocemente e molto lentamente.

Disporre i ragazzi sulla linea di partenza e farli sfidare in gare di corsa.

Nella prima vince chi corre più veloce e arriva primo.

Nella seconda chi corre più lento e arriva ultimo (bisogna comunque andare sempre avanti senza mai tornare indietro, chi si ferma è squalificato).

Col tempo si acquisisce naturalezza e spontaneità nel proprio movimento.

16. Entrare nella storia

Un ragazzo appena entra in un cerchio disposto a terra fa dei movimenti liberi immaginando di voler comunicare una storia.

Gli altri si avvicinano a lui e cercano di entrare nella sua storia continuandola.

Dopo questa esperienza si passa alla fase di verbalizzazione chiedendo al ragazzo che ha iniziato il movimento se il gruppo ha assecondato la sua storia o ne ha creato un’altra completamente diversa.

Entrando nella storia si ritrova la giocosità e la spensieratezza.

17. L’artista e il suo modello

I ragazzi si dispongono in coppie, uno è l’artista, l’altro il manichino.

L’artista fa compiere i più svariati movimenti al manichino muovendolo con le mani, poi si cambiano i ruoli.

Si prova gioia nel creare, nel modellare le parti del corpo, nel comporre.

Il gioco si allarga, poi, dividendo la classe in gruppi di quattro e organizzando una concorso per la definizione del miglior modello.

Nella fase di verbalizzazione il manichino comunicherà i movimenti che lo hanno fatto sentire meglio.

18. Il pezzo di argilla

Ci si divide a coppie disposte in due file parallele.

Una fila rappresenta i pezzi di argilla allo stato grezzo e l’altra i suoi modellatori.

Un pezzo alla volta di argilla viene modellato dagli “artisti”, poi le diverse composizioni vengono messe in relazione cercando dei punti un comune per creare il pezzo unico.

L’argilla si trasformerà attraverso l’ “opera” di tutti.

19. Muovere l’immobilità

Ognuno nello spazio esegue dei movimenti liberi.

Al battito delle mani dell’insegnante tutti devono restare immobili.

Il primo a cui viene l’idea di un nuovo movimento lo esegue, poi, al nuovo battito delle mani dell’insegnante, si ricomincia.

I movimenti del corpo, siano essi lenti o meccanici, veloci o sciolti:

indicano lo stato emotivo delle persone.

20. Tale e quale

Quattro ragazzi di spalle al gruppo devono comporre un’immagine fotografica su un argomento (medioevo, pollaio, sanremo…) che di volta in volta viene richiesta da chi li osserva.

La fotografia viene organizzata prima singolarmente poi cercando, senza mai parlare, di formare un’immagine con lo “scatto” proposto dai compagni.

Nella verbalizzazione si metterà in evidenza che il corpo non mente mai, è la parte più vera di noi.

21. Le slides

Quattro ragazzi, due faranno le slides e due le presenteranno.

Il primo presentatore inizia ad argomentare su una tematica da lui scelta e al suo click mostra le slide.

I due ragazzi slides devono immediatamente formare l’immagine richiesta.

Il secondo presentatore sulla slide formata collega un altro argomento, diverso dal precedente, per poi rilanciare al primo presentatore la sua nuova slide.

E così via fino alla fine della storia, o meglio delle storie.

22. La trasformazione

In circolo, ognuno compie un movimento libero.

L’insegnante chiede poi ad un ragazzo di eseguire il suo movimento al centro del cerchio in modo che tutti lo possano vedere.

Questo movimento viene poi passato ad un altro ragazzo che va al centro e deve trasformarlo.

E’ importante trasformare il movimento e non cambiarlo, quindi si deve ascoltare attentamente il movimento del compagno per inserirsi in esso cercando di modificarlo però nella continuità.

Andare al centro e cambiare totalmente un movimento proposto significa non aver osservato e sentito la proposta  del compagno.

L’immaginazione ci permette di trasformare e combinare i movimenti inventando nuove azioni.

23. L’osservazione

In circolo, si mette al centro un qualsiasi oggetto.

Ognuno a turno si avvicina ad esso, lo osserva e con questo oggetto esegue un movimento immaginando che sia qualcosa.

Gli altri a turno fanno anche loro l’esercizio, ma non possono ripetere la stessa azione del compagno.

E’ interessante immaginare la diversa funzionalità degli oggetti, osservandoli, toccandoli.

Solo in questo modo è possibile poi trasformarli seguendo la creatività di ognuno.

24. L’oggetto misterioso

In circolo, si mette al centro del cerchio un oggetto.

Ognuno a turno lo fa diventare con l’aiuto del suo corpo qualcos’altro, ciò che vuole, poi si ferma come se volesse farsi una fotografia.

I compagni devono indovinare cosa è diventato l’oggetto.

Si potrà poi partire da due oggetti, completamente scollegati tra loro, chiedendo di metterli insieme con un senso.

L’osservazione attenta dell’oggetto migliora le capacità espressive e creative.

25. La rappresentazione

In circolo, si mette un oggetto al centro del cerchio.

Ognuno,  a turno, si relaziona con esso in movimento, ci gioca come vuole:

è importante lasciare libera la fantasia per rappresentarsi l’oggetto in modi diversi.

La seconda parte (dal n. 26 al n. 50) sarà proposta con la prossima uscita.

La redazione

di Pasquale Iezza

Animazione e movimento divergente

Animazione al movimento divergente

Una corretta educazione al movimento divergente non mira a far correre il più velocemente possibile o a saltare il più in alto possibile ma…

…tende a sviluppare tutte le possibilità motorie della persona sin dalla sua infanzia migliorando le sue capacità relazionali, espressive e creative e avvicinandola al sentire le proprie emozioni.

Iniziare un’educazione in questo senso implica la massima autonomia di sperimentarsi in movimento, in modo che aumentino i propri vissuti motori, si delinea così l’attuale corpo in movimento.

L’immensità del bambino

Ogni bambino è un universo, ricco di:

  • curiosità,
  • idee,
  • interessi,
  • movimenti,

che va ascoltato singolarmente per fargli scoprire l’armonia tra il suo sentire, pensare e agire.

La voglia del bambino di esprimersi creativamente stimolerà le sue energie interiori.

L’ambiente in cui vive favorisce o inibisce questo processo.

Il secondo ambiente dopo il corpo di cui bisogna avere cura è il quartiere in cui si risiede che dovrebbe avere uno spazio attrezzato e vigilato dove i bambini possano giocare e socializzare.

Non si tratta di dare una verniciatura alle vecchie facciate ed un’aggiustatina generale, ma di cambiare completamente il rapporto con l’esterno valorizzando la strada.

La finalità dei giochi tradizionali

Il recupero dei giochi tradizionali di quartiere ha una grande valenza educativa, il bambino diventa protagonista attivo della sua città.

Nei quartieri soffocati dal cemento, dove ci sono palazzi addossati l’uno all’altro, dove non c’è luce, si ha un maggiore tasso di delinquenza. Il sorriso che il gioco regala è un antidoto contro l’aggressività.

Nell’educazione alla creatività, oltre a consegnare il gioco ai bambini, bisogna costruire loro anche un ambiente dove possano praticarlo.

Le finalità degli esercizi sono:
  1. arrivare a sentire il proprio corpo, a saperlo ascoltare
  2. acquisire naturalezza e spontaneità nel movimento
  3. ritrovare la spensieratezza e il divertimento nel giocare con gli altri
  4. migliorare le capacità relazionali con se, con lo spazio e con il gruppo
  5. esplorare le potenzialità espressive e creative.

Il laboratorio per il movimento divergente inizia con alcuni esercizi di libera esplorazione che stimolano l’organizzazione del sistema nervoso centrale.

La libera esplorazione

La cosa importante da fare è evitare forzature ed esercizi obbligati, ma è necessario lasciare il corpo libero di esplorare tutte le possibilità motorie, di trovare attraverso libere prove ed errori il suo adattamento migliore.

La finalità è portare verso l’esterno il proprio mondo interiore, è questo il significato della parola “espressione”. 

La libera esplorazione è una risposta del proprio corpo agli stimoli dell’ambiente, si sperimenta il modo in cui gli oggetti entrano in rapporto tra loro e già in questa fase si ha subito creatività.

E’ evidente che ognuno vede e sperimenta le relazioni in modo diverso ed originale rispetto ad un altro:

è fondamentale partire dal movimento spontaneo come è pure importante educare al rispetto dello spazio motorio dell’altro.

libertà di esplorazione
libera esplrazione

Agli esercizi di esplorazione motoria vanno associati poi quelli percettivi, di interiorizzazione del proprio corpo.

Il raffinamento percettivo arricchisce il rapporto con gli altri linguaggi espressivi.

Il corpo è la nostra casa farmaceutica su misura, è il primo ambiente salutare in cui siamo inseriti, una casa definitiva, non in affitto, è l’ambiente più adatto che madre natura ha dato ad ognuno di noi.

Questa casa va rispettata, curata, conosciuta, ma soprattutto rispettata senza accanirsi in complicate ristrutturazioni.

Educazione alla creatività motoria

L’educazione alla creatività motoria deve realizzarsi da subito considerando che nei primi otto anni di vita il cervello è in grado di assorbire nel migliore dei modi, senza sovrastrutture e meccanismi di difesa, le stimolazioni provenienti dall’ambiente esterno.

Nel bambino fino ad otto anni germogliano nuove fibre nervose nella corteccia frontale, che pianificano le azioni.

Questo permette ai neuroni di creare nuove connessioni e di sperimentare la loro flessibilità.

Tutti sono naturalmente predisposti ad essere creativi, ma per poterlo diventare veramente è bene esercitarsi in modo da svegliare i neuroni assopiti ed attivare così nuovi collegamenti cerebrali.

Le animazioni che stimolano la creatività motoria sono infinite, importante è cambiare spesso attività e provare nuove situazioni suggerite dal gruppo classe.

Il cerchio

Proprio per ascoltare tutti è necessario stare spesso in cerchio.

Il cerchio ha un valore fantastico perché in esso si ha la possibilità di osservare ognuno e di trasmettere agli altri le tensioni creative che si vivono.

L’approccio al movimento si sviluppa attraverso il gioco, la musica e il divertimento.

Conclusione

Per iniziare gli esercizi-gioco bisogna imparare a vedere la realtà non dando niente per scontato.

Dobbiamo pensare che i nostri movimenti non sono solo quelli che ogni giorno meccanicamente ripetiamo, ma che ce ne possono essere altri.

Impariamo a scarabocchiare i nostri movimenti e vediamo cosa ne esce fuori; molte opere d’arte sono nate così.

La cosa importante è pensare con i propri pensieri ed agire con i propri movimenti.

Appuntamento al prossimo articolo! Il prof. Pasquale Iezza proporrà più di 50 esericizi di libera esplorazione.

trainingconcept.it

di Pasquale Iezza

didattica enattiva

Interventi educativi

la didattica enattiva

L’educazione dei bambini è un compito che spetta a tutti, alle famiglie, alla comunità, alla scuola, allo Stato, è un’educazione quindi integrata dove ognuno è responsabile allo stesso modo.

L’educazione dei bambini è il compito più nobile che ogni persona ha se vuole sentirsi uomo.  

Non esiste un metodo perfetto, IL METODO, quel metodo da applicare ad ogni situazione e in ogni classe, capace di…

…risolvere ogni problema, altrimenti basterebbe un libretto delle istruzioni tradotto nelle varie lingue del mondo.

Avere un metodo serve però per facilitare il lavoro degli insegnanti, degli educaotori sportivi e per indicargli delle strategie in grado di motivare i bambini e i ragazzi allo studio e alla ricerca. 

Didattica enattiva

Negli interventi educativi spesso manca la lucidità del metodo d’insegnamento.

Si riporta tutto a schemi predefiniti e a regole precostituite, mentre invece alla base ci deve essere la disponibilità dell’insegnante a sperimentare, a scegliere non una nuova metodologia ma un nuovo modo di verificare, di fare vera, la sua pratica didattica.  

La didattica enattiva dall’inglese to enact significa “mettere in atto”.

metodo insegnamento
Foto di RODNAE Productions

Si fonda sull’ “imparare facendo” (learning by doing) e sull’adozione della corporeità saldamente connessa alla mente.

Una sorta di “mente incorporata”, una mente assorbente in continuo collegamento con le sensazioni che provengono dal mondo esterno e che la rendono attiva ed interattiva.

Il processo enattivo è quel profondo gioco di scambio tra interno ed esterno attraverso il quale l’atto cognitivo non è scindibile dall’atto esperienziale e dalla risonanza emotiva.

Il sentimento è conoscenza, l’educazione emotivo-sentimentale serve ad incanalare le nostre pulsioni naturali, istintuali, nel comportamento consapevole che ci permetterà di scegliere tra il bene e il male, tra ciò che è grave e ciò che non lo è.

Di conseguenza nell’azione educativa:

si contestualizzano e accentuano la motivazione ad un apprendere pragmatico, per cui il “sapere” e il “saper fare” confluiscono positivamente nel “saper essere”, e le “conoscenze” e le “abilità” si realizzano nelle “competenze”.

Oltre l’acquisizione

La costruzione delle competenze è proprio la possibilità di utilizzare le conoscenze e le abilità per poterle trasferire da un dominio all’altro in modo da impostare e risolvere un problema.

Pensiero, emozione e movimento pagano in parti uguali l’affitto al nostro corpo, la coabitazione non è forzata ma necessaria e piacevole.

Le emozioni e il movimento fanno maggiore confusione ma è proprio questa vivacità che alimenta il pensiero e facilita l’apprendimento.

Nella didattica enattiva l’essenziale di ogni apprendimento non è l’acquisizione:

  • di conoscenze
  • l’accumulo di abilità
  • lo sviluppo di capacità

ma è la possibilità di usare quello che è stato appreso per  risolvere situazioni nuove e concrete.

La didattica privilegiata, in tal senso, è di tipo laboratoriale “per problemi”, “per situazioni autentiche”, improntata all’operatività che porterà ad essere curiosi di ogni novità.

Facendo si impara prima e meglio:

se poi il fare diventa un co-fare, un collaborare allora l’apprendimento sarà più piacevole e più simile  ad un’esperienza di sport di squadra.

Il gruppo è chiamato a “risolvere un problema” impegnandosi in un  progetto nel quale ognuno coopera secondo le proprie potenzialità e attitudini.

In questo contesto lo studente non solo diventa l’attore del processo conoscitivo, ma si abitua anche a comunicare, a confrontarsi e ad organizzare con gli altri.

Le sorelle Agazzi

La didattica enattiva saldando la corporeità con i processi mentali avvia una didattica per competenze che vede gli insegnamenti scolastici finalmente interconnesse in modo da attivare un insegnamento trasversale e in rete e non più lineare e sequenziale. 

Mente e corpo formano un tutt’uno che consente un “insegnamento in situazione” in cui le funzioni manipolative, rappresentative e simboliche vengono apprese attraverso una sperimentazione continua che ogni alunno fa nella sua vita di relazione con i compagni e con l’insegnante e nel contatto attivo con le cose.

Ogni cosa ha la sua importanza, questa è stata l’intuizione delle sorelle Agazzi che con le loro cianfrusaglie, costituite da tutto il materiale occasionale che i bambini raccoglievano per strada e tenevano in tasca perché suscitava il loro interesse, organizzavano le attività didattiche.

I bambini scelgono a volte gli oggetti più impensati che stimolano la loro inventiva.

E’ inutile dar loro degli attrezzi già precostituiti.

Ricordo di un bambino che con i tappi di sughero, solo perché il sughero gli ricordava il sugo buonissimo della mamma, aveva inventato una bellissima storia alla corte del re Ragù dove il ballo preferito era la salsa.

La didattica enattiva trova la sua migliore realizzazione nella metodologia della ricerca-azione, intesa come una ricerca per l’azione, per cui il tema viene avvertito come problema in modo che crei una tensione ad apprendere.

Un’altra metodologia efficace legata ai principi della didattica enattiva è il coaching.

Un metodo finalizzato al miglioramento delle prestazioni e al raggiungimento di obiettivi di maggior valore tramite la scoperta e lo sviluppo delle potenzialità personali.

Affidandosi al “coach” lo studente che ha delle potenzialità latenti impara a scoprirle e ad utilizzarle.

Coaching
Foto di cottonbro

Il coach, quindi, è un facilitatore del cambiamento, una persona che stimola e indirizza le energie dello studente e lo aiuta a prendere consapevolezza delle sue intelligenze.

La tenerezza

La didattica enattiva per potersi realizzare fa leva sull’unica qualità indispensabile per un educatore, una dote naturale che non si può acquistare né acquisire in nessun corso di formazione: la tenerezza.

In una delle ultime lettere che Vincent van Gogh scrisse al fratello Theo si legge: 

«Voglio che la gente dica delle mie opere: “sente profondamente, sente con tenerezza.».

Sentire con tenerezza è probabilmente il testamento spirituale ed artistico del grande pittore olandese.

Non è un sentire con l’orecchio, Vincent se ne taglierà uno in una sua crisi depressiva per poi donarlo ad una cameriera di una casa di prostitute, ma è un sentire con un orecchio interno, incorporato, un terzo orecchio, capace di percepire le nostre sensazioni profonde per poi arrivare a sentire quelle degli altri.

Un’interazione funzionale con l’ambiente e con lo stato d’animo di chi ci sta vicino e chiede disperatamente senza parole il nostro aiuto.

E’ necessario imparare ad esercitare la tenerezza soprattutto quando si lavora con i bambini, con i ragazzi, con gli adolescenti in via di formazione per sentire quello che loro sentono.

Questa empatia permette di essere antenne di ciò che stanno vivendo, di essere collegati con le loro emozioni per cercare di camminargli a fianco senza essere visti come importuni invasori.

La testimonianza

Platone nel Simposio tesse un bellissimo elogio alla tenerezza dicendo che Eros stabilisce la sua dimora nell’anima degli uomini, ma non in tutte indiscriminatamente: se ne incontra una caratterizzata dalla durezza, si allontana, mentre se si imbatte in un’anima caratterizzata dalla tenerezza vi si trattiene.

Siccome dunque è sempre a contatto, con i piedi e con tutto il resto, con quello che vi è di più tenero tra le cose tenere, Eros è il più tenero degli esseri. Simile tende al simile.

Gli studenti vivono nel periodo della pubertà una fase erotica per cui vanno appassionati, ogni insegnante può imparare a camminare e a fermarsi su questo terreno tenero, e non c’è niente di più tenero, di più delicato, di più fragile e di più bello dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti in formazione.

Educare ci porterà a:
  • cambiare i nostri castelli mentali pieni di idee negative
    • di forze distruttive, di tensioni accumulate, di passati troppo presenti,
  • costruire una vita serena ed equilibrata valutando le cose con ottimismo e col giusto umorismo
  • avere relazioni fiduciose con gli altri compensando i piaceri con i doveri
  • svolgere attività stimolanti e fantasiose
  • ritrovare la semplicità nelle cose per una sana gioia di vivere.

Con i bambini bisogna scegliere la dimensione organizzativa che dia spazio alle situazioni di libera esplorazione inserendo il lavoro percettivo nei tempi giusti e con modalità ludiche.

Dopo ogni movimento il cervello non è più lo stesso, nel suo interno alcuni neuroni si svegliano e questo lo arricchisce di nuova vita.

Esplorare

L’esplorazione di nuove azioni motorie ci darà altre possibilità di esistenza, allargherà le nostre conoscenze sul mondo, ci aprirà ad una maggiore scelta tra i comportamenti ed alla fine tutto questo ci porterà alla nostra coscienza autentica, ci farà toccare la libertà.

Non c’è nessun movimento che si può comprendere fino in fondo se non lo si vive completamente.

Una persona che non esplora il suo corpo in tutti i suoi movimenti non si conoscerà mai a fondo.

Se all’improvviso si svegliano un certo numero di cellule nervose del cervello esse potranno finalmente vivere, destandosi dallo stato di letargo nel quale le abbiamo confinate.

La mattina, appena ci alziamo dal letto, possiamo partire dal semplice spazzolarci i denti con la mano che di solito non si usa.

Ricordiamoci che non ci sono gesti sbagliati, goffi, e neanche giusti e perfetti, perché tutti i movimenti hanno significati e sviluppi imprevedibili.

Circle-time, brainstorming, team-teaching. mastery-learning, problem-solving, cooperative-learning, role-play, know-how con questi termini i pedagogisti di tutto il mondo hanno cercato di sintetizzare un preciso programma educativo ed organizzativo.

Conclusione

La lingua inglese offre grandi possibilità di usare poche parole che rimandano a vasti significati e allora anche io utilizzo la versatilità di questa lingua cambiando “brain” con “motion”, (è un cambio-scambio visto che la mente e il movimento interagiscono in continuazione), produco il mio

motionstorming”, una tempesta, questa volta, di movimenti.

di Pasquale Iezza

Movimento divergente e convergente

Movimento convergente e movimento divergente

Come per il pensiero anche per il movimento si può parlare di “movimento convergente” e di “movimento divergente” perché l’atto motorio è un evento cognitivo.

Il movimento divergente

E’ il movimento che non deriva da una precisa ripartizione temporale esterna:…

  • uno spezzettamento in esercizi cadenzati in due, quattro e otto tempi;
  • una successione precisa di azioni divise da eseguire a ritmi regolari con un esperto da imitare a specchio;
  • è un movimento libero, spontaneo, nel quale la motricità non perde mai la sua originalità e la sua spinta emotiva.

Fa emergere il nostro potenziale creativo e favorisce l’integrazione armoniosa con se stessi e la relazione con gli altri. 

Creativo

Per movimento divergente intendo indicare un movimento che implica fluidità, flessibilità e originalità, mantenendosi quando più possibile naturale ed elastico.

Il movimento convergente

Il “movimento convergente”, invece, è caratterizzato dalla riproduzione di prassi e meccanismi motori precedentemente acquisiti e dell’adattamento, più o meno meccanico, di queste a nuove situazioni.

Come per il pensiero così pure per il movimento è bene che si esplorino dei circuiti nuovi, allontanandosi da quelli noti in modo che ci sia la completa realizzazione delle possibilità espressive dell’individuo.

Dico volutamente possibilità e non potenzialità:

perché la potenzialità mi ricorda un rapporto di forza, di produttività, di legame, di mancanza di libertà.

Differenze tra movimento divergente e convergente

Il movimento divergente è un processo flessibile, è una personale modalità di interazione dell’interno con l’esterno, le parole che si associano ad esso sono:

  • elasticità;
  • scioltezza;
  • leggerezza;
  • curiosità;
  • novità;
  • la chiave della sua messa in moto è la creatività.
Creatività
Foto di Gustavo Fring

E’ un viaggio verso l’ignoto, un ignoto che però è più vicino di quanto si possa pensare, ci appartiene, sta dentro ognuno di noi.

Il movimento convergente è un processo schematico e le parole che si associano ad esso sono:

  • rigidità
  • pesantezza
  • indifferenza
  • ripetizione
  • la chiave della sua messa in moto è l’automatismo.

Ogni forma di educazione motoria ha la sua importanza.

Con i movimenti convergenti si arriva a padroneggiare precise azioni tecniche che sono poi applicabili alle discipline sportive, basti pensare ai fondamentali.

Con i movimenti divergenti si stimola l’aspetto creativo proprio di ogni persona permettendo così una più consapevole ed attiva integrazione del corpo con la mente e le emozioni, obiettivo principale della didattica enattiva.

Lasciare il corpo libero di esplorare tutte le possibilità del movimento, di trovare attraverso spontanee prove ed errori l’adattamento migliore, l’aggiustamento globale adeguato, è necessario.

Questo permette ai bambini di esplorare strade che nessuno prima aveva tracciato e di progredire:

  • a livello cognitivo (flessibilità e creatività del pensiero)
  • a livello motorio (movimenti nuovi e coordinati). 
Libera esplorazione

La libera esplorazione è una risposta del proprio corpo agli stimoli dell’ambiente.

Si sperimenta il modo in cui gli oggetti entrano in rapporto tra loro e già in questa fase si ha subito creatività perché ognuno vede e sperimenta le relazioni in modo diverso ed originale rispetto ad un altro:

è fondamentale partire dal movimento spontaneo come è pure importante educare al rispetto dello spazio motorio dell’altro.

Con i bambini bisogna sollecitare soprattutto situazioni di libera esplorazione inserendo il lavoro percettivo nei tempi giusti e con modalità ludiche.

Come agevolare il movimento divergente
MOVIMENTO CONVERGENTEMOVIMENTO DIVERGENTE
E’ meccanico, con tempi cadenzati e formule fisseE’ spontaneo, non è riducibile a tempi e a formule
Implica una successione precisa di azioni a ritmi regolariImplica una successione libera di azioni a ritmi diversi
E’ organizzato,  razionale, schematicoE’ naturale, emotivo, autentico
Permette di padroneggiare le azioni tecnichePermette di esplorare la creatività
Il mondo interno è separato dal mondo esternoIl mondo interno è unito al mondo esterno

La formazione di un clima che favorisca la massima naturalezza e il contatto con la creatività, in cui poter essere se stessi senza obblighi, è il modo giusto per agevolare il movimento divergente.

Möbius_strip
Un nastro di Möbius di carta da wikipedia

Il movimento divergente può essere pensato come il Nastro di Möbius, che ha una sola faccia senza un lato superiore ed uno inferiore, senza una  demarcazione tra interno ed esterno.

Il movimento convergente, invece, ha il tipo di superficie che siamo abituati a vedere, quella con due facce staccate, una davanti e l’altra dietro, per cui è possibile percorrerne una senza mai raggiungere l’altra se non attraversando il bordo che le unisce.

Conclusione

Il movimento divergente ha un’unica faccia e non ha bordi né punti di separazione, il dentro e il fuori sono sempre collegati.

Il corpo è il luogo fisico attraverso cui si concretizzano il pensiero e le emozioni. La nostra mente è in dialogo continuo con ogni tessuto del suo corpo.

di Pasquale Iezza

copertina fisiologia movimento

Introduzione alla fisiologia…

del movimento convergente del movimento divergente

Immaginiamo di salire su un meraviglioso veicolo, l’ “ottomobile”, che ci conduce all’interno del nostro corpo.

L’ “ottofisso” ci farebbe percorrere sempre la stessa strada, sicura ma noiosa, l’ “ottomobile”, di cui ci parla Gianni  Rodari nella sua “Grammatica della fantasia”, (Grammatica della fantasia, Gianni Rodari, Giulio Einaudi Editore, 1973), è un otto volante capace di viaggiare su strade principali e viottoli secondari, allargando, così, la viabilità cerebrale…

Iniziamo il nostro viaggio delle emozioni in movimento

Abbiamo due possibili itinerari da seguire, quello sensitivo e quello motorio, entrambi ci dovrebbero condurre al nucleo centrale della creatività.

La superstrada è il midollo spinale che ha due corsie molto ampie attraversate da fibre sensitive e motrici.

Itinerario sensitivo

L’itinerario sensitivo tocca un insieme di località situate più o meno al centro del cervello che prendono il nome di diencefalo.

Questa tappa è consigliata ai tipi sensibili che:

  • ascoltano
  • vedono
  • gustano
  • odorano
  • sentono tutto a pelle.
Ipotalamo

Il percorso è molto emozionante, soprattutto quando si arriva ai gemelli ipotalamo dove si rivivono come in un caleidoscopio, tutte le azioni legate ad un sospiro.

ipotalamo
l’ipotalamo

In questa zona è consigliato procedere lentamente soprattutto per chi ha problemi cardiaci.

I sistemi sensoriali trasformano l’energia fisica in informazione nervosa.

Talamo

Percorrendo la via sensitiva arriveremo in un’area centrale di intenso traffico, il talamo, dove dobbiamo necessariamente rallentare, ci saranno grossi ingorghi, bisogna avere pazienza!

Al talamo arrivano tutte le informazioni provenienti dai nervi sensoriali per essere filtrate, lasciando passare, dopo un attento controllo dei documenti, solo quelle ritenute più importanti da inviare alla corteccia cerebrale.

Il talamo è un guardiano selettivo, non permette inutili intasamenti.

Le sensazioni non in regola, che non interessano, vengono bloccate.

In una notte d’estate in campagna, dopo i primi minuti, non passerà più il ripetuto concerto delle cicale a meno che non si trasformino in coleotteri (beatles) per intonare un pezzo rock.

Questa attenzione selettiva è importante perché il cervello non può seguire contemporaneamente più cose, per cui è necessario un controllo a monte.

cervello

Il passaggio in ogni istante di tutte le sensazioni non ci permetterebbe mai di riposare, gli stimoli sensoriali sarebbero troppi e incontrollabili.

Una volta che le sensazioni  giungono alla corteccia cerebrale, vengono catalogate dopo vari confronti e associazioni.

I sensi

Il talamo è collegato con cinque grosse finestre sempre aperte all’esterno, i sensi:

Queste finestre hanno il potere di far entrare più aria se le lasciamo aperte sul mondo.

Ogni finestra è collegata all’altra mediante sinapsi neuronali.

Se per un motivo o per un altro si chiude una finestra, le altre diventano progressivamente più ampie, l’aumento di dimensione fa arrivare maggiori informazioni alla stazione terminale della corteccia cerebrale che è in grado, così, di organizzare risposte adeguate.

tatto
I bambini ed il tatto

I bambini ciechi sviluppano un raffinato adattamento allargando il senso del tatto, l’aptica è la loro straordinaria capacità di sentire le cose toccandole.

Con questa forma di adattamento i  nostri sensi operano una sorta di sostituzione che determina un nuovo equilibrio. Non è la stessa cosa di quando tutte e cinque le finestre sono aperte, ma l’adeguamento permette comunque di leggere la realtà esterna e di rapportarsi adeguatamente ad essa.

I cinque sensi ogni anno si riuniscono per decidere a chi affidare il governo dello stato sensoriale; fino ad oggi il talamo è  stato sempre eletto a pieni voti, svolge talmente bene il suo lavoro, con ordine e precisione, che non ha avuto  antagonisti.

Secondo alcune fonti spionistiche, ancora poco attendibili, ci sono altri sensi, il sesto e il settimo, di cui non è stata accertata la localizzazione precisa, che vorrebbero ordire un colpo di stato, ma per ora regna la pace dei sensi.

Itinerario motorio

Questo itinerario è adatto ai tipi dinamici, che non stanno mai fermi.

E’ consigliato procedere in fretta per ogni sua tappa, in quanto non ci sono limiti di velocità. 

I sistemi motori trasformano l’informazione nervosa in energia fisica.

Il motoneurone

Per attraversare la fibra nervosa che ti porta all’area cerebrale motoria si deve pagare il pedaggio ad un casellante molto nervoso: il motoneurone, il più irascibile, è quello di tipo alfa, se non hai già pronti gli spiccioli ti trasmette un impulso talmente forte che ti può far sbandare.

L’azione del grande e nevrotico alfa è bilanciata dai motoneuroni gamma che danno informazioni sulla lunghezza delle fibre muscolari.

Un impeto forte che porterebbe ad uno stiramento del muscolo fino alla rottura, viene così ridimensionato.

Il motoneurone che regola l’equilibrio della contrazione e della decontrazione è quello di tipo beta, di grandezza intermedia: bilancia l’impulso degli alfa ed il controllo dei gamma.

motoneurone
Il motoneurone e la contrazione muscolare

L’itinerario motorio è misterioso e vario, adatto ai tipi avventurosi, dalla sua esplorazione possono avviarsi nuovi e imprevedibili movimenti per cui è bene allacciarsi la cintura di sicurezza.

I motoneuroni innervano i singoli muscoli e sono disposti in pool, i pool motoneuronali, veri e propri nuclei motori.

Ogni movimento si realizza sempre in squadra.

Nei circuiti motori più semplici, come nei riflessi spinali, c’è un neurone sensoriale connesso con un motoneurone, la liberazione di un neurotrasmettitore, l’acetilcolina, genera l’energia grazie alla quale il muscolo si contrae.

di Pasquale Iezza