Spesso la coordinazione è ritenuta un equivalente dell’agilità, essa è la capacità di sincronizzare tutte le componenti e le doti atletiche dell’individuo. La coordinazione implica, così, il concetto di sinergia.
Un esempio che mi ha colpito nel mio percorso di studi ed in particolare sulla coordinazione è stato quello fatto dal quotatissimo…
“Consideriamo un atleta che voglia imparare a fare il giocoliere usando 3 palle.
Senza adeguate istruzioni prima, l’atleta probabilmente non riuscirebbe a far roteare simultaneamente tutte le 3 palle in aria.
Invece bisogna mostrargli come viene eseguito questo esercizio con una breve dimostrazione (anche in maniera rallentata ma in modo didatticamente chiaro).
In seguito s’insegnerà a gettare in aria una sola pallina, seguita poi dalla seconda una volta che l’esercizio con la prima sia stato imparato. Questa progressione graduale continuerà finchè l’atleta non sarà in grado di eseguire il gioco delle tre palline”.
Con questa metodologia quando si deve insegnare un movimento o un’azione e aderire cosi al concetto di sinergia, bisogna:
Mostrare e far capire l’intero movimento;
Scomporre il movimento nelle sue parti;
Padroneggiare ogni singola parte dell’intero movimento;
Riassemblare le parti per creare un movimento completo e migliorato.
Far allenare alla coordinazione di movimento consente l’armoniosa integrazione di tutti i movimenti in un’azione fluida, controllata ed efficace.
Praticando ogni movimento, o meglio ancora, ogni parte di ogni movimento, l’atleta intensificherà molto lo sforzo totale.
Tutto ciò serve a capire che l’agilità e la coordinazione possono essere apprese. Un atleta può migliorare efficacemente le proprie prestazioni e diminuire il rischio d’infortunio semplicemente migliorando agilità e coordinazione.
La prossima volta che guarderete una partita di pallacanestro vi invito ad osservare le schiacciate, i passaggi da dietro la schiena ed i tiri da 3 punti e fate uno sforzo per seguire le tracce dei movimenti di un giocatore, meglio ancora se si ha la possibilità di vederlo a rallentatore, prendendo nota come un giocatore si sposta da un punto A ad un punto B.
Se si osserva attentamente vedrete i fondamentali movimenti come saltare, operare i rimbalzi, correre, schivare e caracollare (volteggiare) in avanti, indietro e di lato.
Gli schemi motori fondamentali sono esercizi evolutivi che i bambini imparano da subito e che saranno utili come movimenti fondamentali per più avanzate e specifiche capacità sportive.
L’abilità a muoversi in modo efficace ed esplosivo è essenziale per una prestazione vincente nel basket.
Gli atleti naturali eseguono questi fondamentali schemi di movimento con un alto grado di profitto. Tali giocatori sono notevolmente esplosivi, ma i loro movimenti in campo sembrano fluidi e senza sforzo.
Questo perché gli allenamenti specifici sono continui e costanti.
Per la maggior parte degli esercizi in campo, come per la pallacanestro, richiedono movimenti come lo sprintare, gli spostamenti laterali di forza (scivolamenti), gli spostamenti indietro o difensivi, il correre indietreggiando, ed una gran varietà di salti.
Bisogna quindi allenare questi movimenti sostituendo quelli generali ad altri analitici, modificando continuamente la sequenza per mettere alla prova la capacità atletica di adattamento ad un costante mutevole stress fisico dell’atleta.
Secondo parte (esercizi di libera esplorazione del n. 26 al . n. 50)
Riprendendo e ripetendo il concetto della prima parte dell’articolo, gli esercizi di libera esplorazione motoria, di seguito elencati, non servono a dare delle risposte.
Ogni soluzione irrigidisce il movimento divergente, sono solo delle proposte che invitano a vedere il proprio corpo in movimento come il pennello di un artista.
Sono pensati per spingere i ragazzi ad ascoltare…
…l’energia dei propri impulsi spontanei profondi in modo da articolarli in movimenti espressivi, visibili e organizzati.
26. La rappresentazione
In circolo, si mette un oggetto al centro del cerchio ed ognuno, a turno, si relaziona con esso in movimento, ci gioca come vuole:
è importante lasciare libera la fantasia per rappresentarsi l’oggetto in modi diversi.
27. Il sogno in movimento
Ognuno, a turno, racconta con i movimenti il proprio sogno nel cassetto, cosa vorrebbe fare da grande; gli altri devono cercare di indovinarlo.
E’ importante osservare tutte le fasi del movimento e le parti anatomiche che vengono utilizzate maggiormente.
Ci si divide a coppie, un ragazzo fa un movimento e poi si blocca in un posizione statica; l’altro risponde a questo movimento, quando si ferma, a sua volta, può ripartire il compagno e così via.
Il mobile e l’immobile
Ogni ragazzo, su invito dell’insegnante, deve prima rappresentare
un oggetto immobile:
tavolino
sedia
spaventapasseri
e poi un oggetto mobile:
treno
aereo
carrello della spesa
ecc…
Ognuno deve sforzarsi di cercare soluzioni accettabili.
29. I due schieramenti
Si dividono i ragazzi in due squadre che si dispongono una di fronte all’altra.
Ogni squadra ha, di volta in volta, un capitano che esegue dei movimenti.
I componenti della sua squadra avanzano verso l’altro schieramento compiendo prima tre passi in avanti e poi eseguendo il movimento proposto dal capitano.
L’altra squadra, una volta osservato il movimento, deve rispondere con un’azione motoria eseguita dopo tre passi in avanti che abbia una qualche relazione con quella dell’altro schieramento.
Tutti devono essere capitani almeno una volta.
I due schieramenti imitano poi la danza tipica del popolo Maori, la Haka, resa celebre dalla nazionale di rugby della Nuova Zelanda: gli All Blacks.
Si dispongono a terra tanti cerchi quanti sono i ragazzi, ognuno all’interno del proprio.
Al via dell’insegnante tutti lasciano i propri cerchi e corrono esternamente ad essi, allo stop devono cercare di occupare il cerchio più vicino, nel frattempo ne è stato tolto uno.
Chi resta fuori viene eliminato e viene tolto un altro cerchio fino a quando ce ne sarà uno solo a terra.
31. Un cerchio alla testa
Ogni ragazzo ha un cerchio che fa rotolare liberamente nello spazio motorio.
Al via dell’insegnante ognuno deve lasciare il proprio cerchio e cercare di catturare quelli del compagno quando sono ancora in movimento, prima che cadano a terra, vince chi ne prende di più.
32. La sensazione in movimento
In circolo, l’insegnante dà ad ogni ragazzo un bigliettino sul quale è indicato un movimento, una sensazione da vivere, poi invita singolarmente i ragazzi a sentire quel movimento.
Le situazioni possono essere, ad esempio:
cammina come se fossi…
su un bel prato fiorito
sul ciglio di un burrone
su un campo minato
su un terreno pieno di chiodi
sulle uova
su una superficie elastica
sulle sabbie mobili
su un asse di equilibrio…
E’ importante che i ragazzi si immedesimino nella sensazione, vivano il movimento.
Ogni sensazione parte dall’interno e poi si manifesta.
E’ fondamentale imparare ad ascoltare il proprio corpo e le emozioni.
Quasi sempre siamo “sconnessi” e i pensieri ci impediscono di sentire quello che proviamo nel profondo di noi stessi.
33. La scelta
L’animatore dà ad ogni ragazzo un foglietto sul quale c’è scritta una cosa da fare e tutti eseguono i movimenti suggeriti.
In una seconda fase ognuno, osservando gli altri, deve scegliere qualcuno che può avere una qualche relazione con il suo movimento.
Ad esempio, se su un foglietto c’è scritto “rospo” e su un altro “rana” si dovrebbe formare la coppia.
E’ interessante notare i rapporti che si vengono a creare dove non c’è una precisa e scontata relazione.
34. L’interessamento
Ci si divide a coppie.
Uno dei due partner delle coppie, con cinque movimenti, deve cercare di interessare l’altro che l’osserva.
Si possono utilizzare attrezzi codificati e non.
Se scatta l’interessamento i due ragazzi si relazionano con quei movimenti.
Si scambiano poi i ruoli.
Se una coppia non trova stimolante nessun movimento costruito nel suo interno può inserirsi nei movimenti di un’altra coppia e relazionarsi con essa.
In questo modo si crea una relazione ed interazione espressiva con l’altro ed il gruppo.
35. Il marchingegno
In circolo, un ragazzo va al centro ed esegue un movimento automatico che ripete in continuazione.
Uno alla volta gli altri ragazzi possono inserirsi in questo movimento cercando di essere funzionali al marchingegno e ai suoi specifici ingranaggi.
Si può accompagnare ogni movimento con un suono o una parola.
Ognuno trova un’armonia tra il proprio sentire, pensare ed agire con quello dell’altro per costruire insieme la fantastica macchina.
36. L’intruso
In circolo, con gli occhi chiusi, ognuno si muove liberamente nello spazio.
L’animatore tocca sulla spalla un ragazzo che da quel momento deve compiere l’azione indicata su di un foglio.
A questo punto tutti possono aprire gli occhi e sempre muovendosi devono, cercare di capire chi sta eseguendo l’azione diversa e cosa sta rappresentando.
A coppie, uno con gli occhi chiusi, l’altro che lo guida parlandogli.
Appena finisce di parlare, il compagno deve fermarsi e, per ripartire, deve sentire solo la voce della sua guida.
E’ importante la modulazione dell’uso della voce.
38. La guida
Ci si divide in coppie.
Un ragazzo ha gli occhi bendati e l’altro lo guida nello spazio scegliendo:
un suono identificativo
una parola
un verso di animale
il nome del compagno
ecc…
Successivamente il ragazzo bendato rimane fermo e il compagno che lo guida si allontana da lui, poi, ad una certa distanza, ripete il suono identificativo in modo che possa essere raggiunto.
39. I diversi materiali
I ragazzi con gli occhi bendati devono immaginare di entrare in particolari spazi contenenti materiali diversi, ad esempio:
miele
piume
mattoni
fiori
ecc…
Poi, sempre con gli occhi bendati, si entra nella stanza dei segreti, dove si riconoscono gli oggetti smarriti esclusivamente attraverso il tatto.
40. La strada da percorrere
I ragazzi bendati vengono invitati a camminare lentamente nello spazio, a trovare un punto preciso dove rivivere una loro sensazione.
Essi devono cercare di ricordarsi:
il posto
lo spazio significativo
le persone con cui stavano
il vestito che indossavano
i colori
i suoni
il profumo dell’aria
le parole dette e quelle pensate.
La creatività può percorrere anche la strada del passato.
In questo caso esso viene arricchito con il nostro nuovo essere e viene modificato e reso attuale aprendo le ragnatele del nostalgico ricordo.
41. Il racconto
L’animatore legge un racconto di situazioni particolari:
è una bella giornata.
C’è il sole, inizia a piovere, piove a catinelle, fa freddo.
Si forma una grande pozzanghera di acqua che si trasforma in una lastra di ghiaccio.
Scivoli su un sentiero pieno di fango, sassoso, cosparso di carboni ardenti, di lame taglienti.
Il passo diventa incerto, ecc…
Ogni ragazzo deve mimare un modo di andare avanti nel percorso immaginando di vivere le diverse sensazioni.
Si stimola l’attenzione alla storia e la coordinazione tra le varie sequenze narrate.
Sentire come si trasforma un movimento passando da uno stato all’altro.
Ad esempio immaginare di giocare a pallavolo con un compagno e poi, improvvisamente, con lo stesso pallone, cambiare disciplina sportiva.
47. Abbattere i muri
I ragazzi formano un muro con i loro corpi all’impiedi tenendosi uniti molto stretti, senza lasciare spazi.
Da una parte e dall’altra del muro ci sono due ragazzi che devono tentare di comunicare tra loro.
Il muro cerca di ostacolare in tutti i modi questa comunicazione.
Questo esercizio facilita lo sfogo delle emozioni represse, trasformandole con l’aiuto del compagno.
48. La meta
I ragazzi partono da un punto dello spazio e devono arrivare ad un altro stabilito in precedenza dall’insegnante.
Ogni ragazzo deve cercare di farlo camminando su due piedi avendo la possibilità di guardare in avanti in modo da fissare la meta.
Si invita a riflettere che la nostra attività più spontanea, il camminare guardando in avanti, in realtà, è una grande conquista evolutiva dell’umanità.
Gli animali stanno curvi e guardano il suolo, l’uomo ha un viso “volto” verso l’alto.
49. Collegare i movimenti
In circolo, due ragazzi vanno al centro ed eseguono due movimenti liberi.
Gli altri ragazzi, dal posto, devono cercare di legare i due movimenti.
Se qualcuno trova una valida soluzione va la centro e cerca di collegarli.
Si stimola l’improvvisazione.
50. Il gioco di movimento
Dare ad ogni ragazzo due attrezzi diversi ed invitarli a creare con questi attrezzi un gioco di movimento.
Il gioco è utile per dare forma, corpo, suono al proprio immaginario.
Ed infine l’ultimo esercizio.
Il più semplice ma probabilmente anche il più efficace:
trovare durante la giornata mezz’ora per camminare all’aria aperta possibilmente in compagnia.
Ascoltare la natura e parlare con un amico guardandolo negli occhi oltre a stimolare il pensiero e la memoria permettono l’unione del movimento e della creatività.
Per la prima parte dell’articolo (esercizi dal n. 1 al n. 25): cliccare qui
Prima parte (esercizi di libera esplorazione del n. 1 al . n. 25)
Gli esercizi di libera esplorazione motoria, di seguito elencati, non servono a dare delle risposte, perché ogni soluzione irrigidisce il movimento divergente.
Sono solo delle proposte che…
…invitano a vedere il proprio corpo in movimento come il pennello di un artista.
Sono pensati per spingere i ragazzi ad ascoltare l’energia dei propri impulsi spontanei profondi in modo da articolarli in movimenti espressivi, visibili e organizzati.
1. L’accoglienza
In circolo, ognuno si predispone ad accogliere i compagni, per recuperare l’ascolto profondo del proprio corpo e dei propri movimenti.
Divaricare le gambe in modo da sostenere in modo equilibrato il corpo, con le mani lungo i fianchi e le palme rivolte all’interno, verso le gambe.
Al via tutti sollevano le braccia staccandole lentamente dal corpo, mani aperte, con le palme girate in su, il movimento si può concludere portando le braccia al petto incrociate nella posizione di abbraccio.
Questo gesto dell’accoglienza inizia il nostro lavoro di ricerca sostenendo una relazione serena e positiva. Ognuno è come se dicesse:
“io ci sono”, “io ho qualcosa da esprimere, da comunicare”.
2. Un saluto in movimento
In circolo, ognuno si presenta dicendo il suo nome e poi eseguendo un movimento libero.
I compagni ripetono il suo nome ed il suo movimento.
Dire il proprio nome è la prima cosa che ci mette in relazione con gli altri, dopo possiamo essere identificati e chiamati.
Inoltre ripetere in gruppo un qualsiasi movimento eseguito da un compagno implica accettazione e condivisione della libertà di espressione.
Fondamentale è l’osservazione del movimento dell’altro e quindi il suo ascolto.
3. La presentazione
In circolo, sulla musica, un ragazzo alla volta va al centro, ed esegue dei movimenti che gli altri ripetono dal loro posto.
L’animatore deve favorire lo spostamento al centro di tutti i ragazzi.
Le musiche possono cambiare perché ritmi diversi determinano differenti movimenti.
Il movimento facilita la relazione, la coordinazione e l’interazione espressiva con l’altro ed il gruppo.
5.Lo spazio
Conoscere attentamente l’area motoria, camminare liberamente nello spazio osservando tutto e poi scegliersi il proprio posto.
Camminare ascoltando il ritmo della propria camminata e il respiro ad essa abbinato senza avere fretta.
E’ importante imparare ad occupare lo spazio rispettando quello dell’altro (se allargando le braccia si urta un compagno bisogna trovare un altro spazio).
Nello spazio si potrà riconoscere:
la forza e la leggerezza, la velocità e la lentezza, la respirazione e la propria musica interiore.
6. Il monologo motorio
Ogni ragazzo deve raccontarsi per due minuti attraverso il movimento.
Questa è una fantastica esperienza di corpo sentito per l’espressione di sensazioni, stati d’animo, azioni e situazioni.
7. Il volto dei colori.
I ragazzi devono associare i movimenti ai colori che, a mano a mano, vengono mostrati.
Alcuni tipi di luce possono:
irritarci, altri calmarci, il mondo esterno condiziona il nostro sentire, le nostre emozioni, le nostre azioni motorie.
Ciascuno cammina liberamente nello spazio ed imita prima immagini proposte dall’animatore (ad esempio il volo di un aquilone) e poi oggetti reali o fantastici creati liberamente.
La gestualità espressiva stimola l’ uso creativo del corpo proprio.
9. I due mondi
Si divide lo spazio motorio in due metà, in una si cammina come se si fosse nel mondo reale, nell’altra nel mondo fantastico.
Fra i due mondi c’è una linea di confine in cui ogni ragazzo può fermarsi a pensare prima di passare da un mondo all’altro.
Dopo aver sperimentato il proprio corpo nei due mondi i ragazzi, al via dell’animatore, decidono in quale mondo vivere.
Dopo questo esercizio si passa alla fase di verbalizzazione in cui si chiede ai ragazzi:
come ci si sentiva nei due spazi.
10. Il confine
Ci si dispone di fronte ad un filo teso (se non c’è la rete di pallavolo).
Ogni ragazzo, oltrepassando il filo, approda nel mondo della fantasia motoria e lì può muoversi come vuole.
Ritornato al suo posto deve cercare di convincere i suoi amici a passare dall’altra parte.
11. Lo spazio dell’inventore.
Si divide lo spazio in due metà, in una si posizionano gli inventori dei movimenti, nell’altra gli osservatori.
Al via dell’animatore gli inventori creeranno nuove azioni libere e gli osservatori sceglieranno quelle più coinvolgenti.
Si chiede, nella fase di verbalizzazione, la motivazione della scelta.
Nella seconda fase si invertiranno le posizioni degli inventori e degli osservatori.
Si darà forma, corpo, suono, al proprio immaginario.
12. Il dialogo con il corpo
Ci si divide a coppie e ci si tiene per mano.
Un ragazzo compie un movimento e poi lo passa all’altro che lo ripete facendone a sua volta un altro che poi ripassa al compagno:
la comunicazione passa attraverso il contatto corporeo.
Quando due persone si incontrano e dialogano con il proprio corpo imparano ad ascoltare i reciproci movimenti.
Singoli movimenti messi in comune tra due persone diventano un’azione.
E’ importante, attraverso l’osservazione, impadronirsi dei movimenti dell’altro per imparare ad ascoltarlo.
In una fase successiva si osserverà prima il movimento del compago e poi lo si ripeterà, però trasformandosi in uno specchio deformato:
lo specchio che imbruttisce, che abbellisce, che caricaturizza, ecc…
Nella fase di verbalizzazione è importante verificare:
in quanti modi diversi può essere visto un movimento, come è possibile trasformarlo e a quante cose ci rimanda.
14. I condizionamenti
Giocare ad eseguire i movimenti normalmente assegnati dalla cultura e dai condizionamenti sociali, ai maschi ed alle femmine:
è bene far riflettere i ragazzi che i movimenti non hanno sesso, non ci sono movimenti maschili e movimenti femminili.
15. La sfida della tartaruga
Sentire le sensazioni dei movimenti eseguiti molto velocemente e molto lentamente.
Disporre i ragazzi sulla linea di partenza e farli sfidare in gare di corsa.
Nella prima vince chi corre più veloce e arriva primo.
Nella seconda chi corre più lento e arriva ultimo (bisogna comunque andare sempre avanti senza mai tornare indietro, chi si ferma è squalificato).
Col tempo si acquisisce naturalezza e spontaneità nel proprio movimento.
16. Entrare nella storia
Un ragazzo appena entra in un cerchio disposto a terra fa dei movimenti liberi immaginando di voler comunicare una storia.
Gli altri si avvicinano a lui e cercano di entrare nella sua storia continuandola.
Dopo questa esperienza si passa alla fase di verbalizzazione chiedendo al ragazzo che ha iniziato il movimento se il gruppo ha assecondato la sua storia o ne ha creato un’altra completamente diversa.
Entrando nella storia si ritrova la giocosità e la spensieratezza.
17. L’artista e il suo modello
I ragazzi si dispongono in coppie, uno è l’artista, l’altro il manichino.
L’artista fa compiere i più svariati movimenti al manichino muovendolo con le mani, poi si cambiano i ruoli.
Si prova gioia nel creare, nel modellare le parti del corpo, nel comporre.
Il gioco si allarga, poi, dividendo la classe in gruppi di quattro e organizzando una concorso per la definizione del miglior modello.
Nella fase di verbalizzazione il manichino comunicherà i movimenti che lo hanno fatto sentire meglio.
18. Il pezzo di argilla
Ci si divide a coppie disposte in due file parallele.
Una fila rappresenta i pezzi di argilla allo stato grezzo e l’altra i suoi modellatori.
Un pezzo alla volta di argilla viene modellato dagli “artisti”, poi le diverse composizioni vengono messe in relazione cercando dei punti un comune per creare il pezzo unico.
L’argilla si trasformerà attraverso l’ “opera” di tutti.
19. Muovere l’immobilità
Ognuno nello spazio esegue dei movimenti liberi.
Al battito delle mani dell’insegnante tutti devono restare immobili.
Il primo a cui viene l’idea di un nuovo movimento lo esegue, poi, al nuovo battito delle mani dell’insegnante, si ricomincia.
I movimenti del corpo, siano essi lenti o meccanici, veloci o sciolti:
indicano lo stato emotivo delle persone.
20. Tale e quale
Quattro ragazzi di spalle al gruppo devono comporre un’immagine fotografica su un argomento (medioevo, pollaio, sanremo…) che di volta in volta viene richiesta da chi li osserva.
La fotografia viene organizzata prima singolarmente poi cercando, senza mai parlare, di formare un’immagine con lo “scatto” proposto dai compagni.
Nella verbalizzazione si metterà in evidenza che il corpo non mente mai, è la parte più vera di noi.
21. Le slides
Quattro ragazzi, due faranno le slides e due le presenteranno.
Il primo presentatore inizia ad argomentare su una tematica da lui scelta e al suo click mostra le slide.
I due ragazzi slides devono immediatamente formare l’immagine richiesta.
Il secondo presentatore sulla slide formata collega un altro argomento, diverso dal precedente, per poi rilanciare al primo presentatore la sua nuova slide.
E così via fino alla fine della storia, o meglio delle storie.
22. La trasformazione
In circolo, ognuno compie un movimento libero.
L’insegnante chiede poi ad un ragazzo di eseguire il suo movimento al centro del cerchio in modo che tutti lo possano vedere.
Questo movimento viene poi passato ad un altro ragazzo che va al centro e deve trasformarlo.
E’ importante trasformare il movimento e non cambiarlo, quindi si deve ascoltare attentamente il movimento del compagno per inserirsi in esso cercando di modificarlo però nella continuità.
Andare al centro e cambiare totalmente un movimento proposto significa non aver osservato e sentito la proposta del compagno.
L’immaginazione ci permette di trasformare e combinare i movimenti inventando nuove azioni.
23. L’osservazione
In circolo, si mette al centro un qualsiasi oggetto.
Ognuno a turno si avvicina ad esso, lo osserva e con questo oggetto esegue un movimento immaginando che sia qualcosa.
Gli altri a turno fanno anche loro l’esercizio, ma non possono ripetere la stessa azione del compagno.
E’ interessante immaginare la diversa funzionalità degli oggetti, osservandoli, toccandoli.
Solo in questo modo è possibile poi trasformarli seguendo la creatività di ognuno.
24. L’oggetto misterioso
In circolo, si mette al centro del cerchio un oggetto.
Ognuno a turno lo fa diventare con l’aiuto del suo corpo qualcos’altro, ciò che vuole, poi si ferma come se volesse farsi una fotografia.
I compagni devono indovinare cosa è diventato l’oggetto.
Si potrà poi partire da due oggetti, completamente scollegati tra loro, chiedendo di metterli insieme con un senso.
L’osservazione attenta dell’oggetto migliora le capacità espressive e creative.
25. La rappresentazione
In circolo, si mette un oggetto al centro del cerchio.
Ognuno, a turno, si relaziona con esso in movimento, ci gioca come vuole:
è importante lasciare libera la fantasia per rappresentarsi l’oggetto in modi diversi.